aborto
a che punto siamo?
questa è la prima, raccolta di informazioni dati di una inchiesta che vogliamo portare avanti nei prossimi mesi sulla situazione aborto negli ospedali italiani. Effe si rende disponibile a raccogliere informazioni nazionali sullo stato di applicatione della legge.
Vorremmo fare una breve premessa al tentativo che facciamo in questo numero di riunire un po’ disordinatamente alcuni dati nazionali sulla situazione-aborto. Abbiamo incontrato grosse difficoltà a trovarli, questi dati, e sicuramente la responsabilità di questo si può ascrivere in parte al periodo estivo nel quale si è cominciato a lavorare. Ma ci è sembrato di scorgere una precisa volontà, da parte delle istituzioni, di nascondere o perlomeno rendere molto difficilmente reperibili i dati statistici sugli aborti, i nomi degli obiettori, le varie situazioni locali ecc. Anche quando c’era la volontà politica di aiutarci in questo senso, spesso si urtava contro la «separatezza» amministrativa e diremmo «politica» delle strutture sanitarie, delle direzioni sanitarie ecc. Ma come va l’applicazione di questa legge?
Elenchiamo di seguito, punto per punto i dati politici più interessanti che abbiamo notato.
1) In tutti gli ospedali italiani c’è un controllo rigidissimo da parte dei medici e delle direzioni sanitarie sul numero settimanale o mensile di aborti consentiti per reparto.
Spesso, quasi sempre, questo numero è fissato dalle esigenze di «comfort» dei medici più che dalle esigenze delle donne, che sono cosi costrette a subire ritardi e dilazioni anche molto considerevoli.
Esiste in moltissimi reparti un boicottaggio alle donne, che non è del tutto «esplicito» e consiste in richieste di tali quantità di analisi, spesso inutili, da sconcertarle e farle rinunciare; oppure, si ricovera una donna, viene tenuta un po’ in reparto e poi si fa diagnosi di 91mo giorno e si rifiuta l’intervento, e molte altre esercitazioni di questo tipo.
Il terrorismo di gran parte degli organi di stampa ecclesiastici e delle strutture religiose ha portato ad una incredibile proliferazione di obiezioni di coscienza di cuochi, dentisti, radiologi ecc. Questo è importante perchè reca il segno della disinformazione e dell’atmosfera che oggi si respira in tanti reparti ospedalieri.
Cominciano a farsi vedere davanti agli ambulatori in cui si presentano le donne (per chiedere certificati o ricoveri) persone che alle donne sfiduciate, magari con il rischio di un ritardo o rifiuto dell’intervento abortivo, offrono indirizzi di abortisti, oppure di «ottimi» gabinetti di analisi ecc.
5) I ginecologi non obiettori subiscono spesso il peso di un grave isolamento nel reparto anche da parte degli altri operatori sanitari democratici medici e paramedici), non trovano sostegno da parte delle organizzazioni democratiche; questo è preoccupante perchè sta cominciando a creare una pericolosa atmosfera di stanchezza, sfiducia, e nel tempo comporta il rischio di defezioni, se non altro dal punto di vista della accuratezza dell’assistenza e del sostegno psicologico alle donne.
Il dato più preoccupante per noi è però, l’aumento dell’offensiva delle strutture, ecclesiastiche e non, contrarie all’applilcazione della legge, che si accompagna purtroppo ad enormi difficoltà di coinvolgimento delle donne sui problemi politici della gestione dell’aborto, degli anticoncezionali, alla scarsa sensibilità politica unita ad una preoccupante frammentarietà dell’iniziativa e dell’informazione. Importante e positivo invece l’aumento di mobilitazione di parte del movimento femminista che trova oggi nella battaglia per l’applicazione corretta della legge, una nuova forza e chiarezza di iniziativa. Quella che ci è apparsa come l’esigenza trainante per le donne è la necessità vitale e assoluta di raccogliere dati, informazioni, statistiche, notizie, questo ci permetterà di invalidare eventuali dati ufficiali insufficienti o parziali, e ci permette oggi di fare denunce, rompere congiure, allargare esperienze di lotta. Quando si avrà chiarezza sui limiti, non solo teorici, ma pratici, di applicabilità della legge saremo in grado di imporre modifiche.
Effe è disponibile a raccogliere dati nazionali sullo stato di applicazione della legge. Le compagne che sono interessate sono pregate di scrivere alla redazione. Per Roma, cerchiamo di dare, la situazione ospedale per ospedale.
Policlinico
Possiamo considerare l’esperienza del Policlinico a suo modo esemplare. Dopo il passaggio al Senato della legge, ci sono state immediatamente enormi quantità di donne che chiedevano l’intervento nelle tre cliniche di ostetricia e ginecologia. I primari e la maggior parte degli assistenti avevano tutti presentato obiezione di coscienza (Kreinz, Carenza, Pasetto) soltanto due assistenti, a cui se ne sono aggiunti altri due in un secondo tempo, non avevano obiettato. A Roma intanto si erano chiusi i nuclei clandestini, cosi che le donne erano in grosse difficoltà. Al primo piano del Policlinico si trovano i 3 reparti di ostetricia e ginecologia, mentre il secondo piano era usato come deposito. Le donne hanno occupato questo secondo piano e con un grande sforzo collettivo l’hanno ripulito e reso funzionante. All’inizio ci sono stati scontri molto duri con le donne dei collettivi autonomi già presenti al Policlinico che hanno tentato di strumentalizzare il reparto e la situazione (c’è in piedi anche uh problema di nuove assunzioni). All’inizio c’è stato un rifiuto da parte dei cuochi di portare da mangiare alle donne, e si è sopperito con il lavoro volontario, ora questo problema sembra superato, l’ospedale fornisce i farmaci, le siringhe le comprano volontariamente. Le donne si occupano anche della pulizia del reparto. Siamo state a vederlo, il reparto, nel qua; le si fanno oggi dai 5 agli 8 interventi giornalieri: c’è una stanza con 10 letti, una con 4 letti ed una con due letti, tutto è molto pulito, e si respira un’atmosfera abbastanza serena. Ogni giorno una ventina di compagne femministe presta volontariamente la propria opera. Abbiamo parlato con Giovanna, Aurora, Ulla e altre. Le donne a causa del numero elevatissimo di richieste devono fare una lista di attesa abbastanza lunga, ma si riesce ad intervenire in tempo in quasi tutti i casi. Le donne lasciano, se possono, un’offerta volontaria per l’andamento del reparto che va dalle 1.000 alle 30.000 lire. Ogni pomeriggio si tiene l’assemblea sugli anticoncezionali e su tutti i problemi che si presentano, alla quale tutte sono invitate a partecipare. Si pratica il metodo Karman, (dell’aspirazione); si praticano soprattutto anestesie generali. Dopo l’intervento vengono dati antibiotici a scopo preventivo. Le compagne del consultorio, stanno facendo anche il lavoro politico di preparare l’elenco degli obiettori che prima della approvazione della legge, facevano aborti a caro prezzo, (fino ad un milione ad intervento).
L’atteggiamento del PCI è stato molto critico rispetto a questa iniziativa, perchè non comprendevano il segno della iniziativa, c’è stata anche una lettera di Fusco all’Unità in cui sosteneva che se le strutture sanitarie si fossero mosse con più efficacia non si sarebbe arrivati a tanto. Oggi mi sembra che al Policlinico esista una lucidissima chiarezza di iniziativa politica delle donne, e molta attenzione ai problemi dell’autonomia di questa iniziativa da tutti i rischi di egemonizzazione, interna ed esterna.
San Camillo
L’unico primario non obiettore è Bracale, nella prima sezione erano tutti obiettori. Il Direttore sanitario del S. Camillo, è un democristiano che di fatto boicottava e boicotta l’applicazione della legge, l’ambulatorio non funzionava perchè la gestione era comune ad entrambi i reparti. C’è stata all’inizio la presenza delle donne per verificare la formazione delle liste d’attesa, poi si è occupato. Intanto l’ospedale è passato alla gestione dell’ente Monteverde, che ha disposto, come prima delibera, lo spostamento al primo reparto di due medici non obiettori, come prescrive il dettato della legge. Questo spostamento ha creato problemi con l’ANAAO, che aveva minacciato uno sciopero, che non si è però fatto. Oggi da Bracale la lista d’attesa è compilata dalle donne; questa lista viene poi Passata al medico il quale fa la visita di controllo, se le donne sono sopra i 90 giorni vengono scartate; di media ci sono circa 3/10 donne, che vengono mandate via. Le urgenze vengono fatte, ma si considerano tali le donne con problemi clinici non le donne al limite del periodo. Le analisi non sono fatte in reparto, si accettano quelle che portano le donne per accelerare i tempi. 4 medici praticano oggi circa 9 interventi settimanali. Da Lenzi dopo il trasferimento nel reparto dei medici non obiettori, non si praticano più di 4-6 interventi settimanali. L’ambulatorio riesce a funzionare solo se ci sono delle donne presenti, altrimenti il boicottaggio continua, si fa diagnosi di 91mo giorno, i medici non si fanno trovare in reparto ecc. Sia i collettivi di quartiere che l’UDI si sono occupate di questo ospedale.
Forlanini
Gli interventi che vengono eseguiti sono solo 4 alla settimana e vengono fatti tutti in un giorno. Le donne accettate, passano la visita ginecologica, l’ospedale fa loro le analisi, quindi tornano il giorno dell’intervento. Il medico non obiettore del reparto di ostetricia era uno solo, perciò è stata assunta un’altra dottoressa. Gli interventi sono eseguiti col Karman, con isterosuttore insufficiente, più 2-3 praticati con raschiamento dal dirigente del reparto non obiettore, ma certamente non disponibile a praticare più aborti. Alle donne viene richiesto forse un numero eccessivo di analisi (medicalizzazione), la lista d’attesa è abbastanza lunga.
Spallanzani
Esiste un ambulatorio per le certificazioni.
San Giacomo
Non esiste un boicottaggio ufficiale al S. Giacomo, c’è però di certo una fuga di notizie all’esterno. Le infermiere partecipano alla gestione del reparto. Si pratica l’aspirazione, il raschiamento e le prostaglandine nei casi più avanzati. Gli aborti terapeutici, che al S. Giacomo si facevano da parecchio tempo, sono dovuti sopratutto a gravidanze a rischio, rosolia, raggi X in gravidanza, problemi renali, e rappresentano circa il 10% degli aborti. Le ragioni psichiatriche, sono di solito del tipo tossicomanie e psicofarmaci in gravidanza. Le maggiori difficoltà si hanno nel coinvolgimento delle donne, nella possibilità di discutere i problemi degli anticoncezionali ecc. Ci sono dei medici che fanno un grosso sforzo personale e pagano dei prezzi di fatica e impegno molto elevati per fare gli aborti. Dal 30 luglio si sono fatti circa 180 aborti, all’incirca 50 al mese si continuano a fare oggi.
San Giovanni
Gli interventi che vengono effettuati sono 15 alla settimana (5 per 3 sedute). Questo perchè ancora non è in funzione l’isterosuttore. Alla fine del mese sarà in funzione, così che il numero degli interventi potrà essere più numeroso. I medici non obiettori sono 3, di cui uno distaccato da Villa Irma al S. Giovanni. Le analisi fatte fuori, vengono accettate. Non è ancora in funzione l’ambulatorio per le certificazioni, ma si spera che lo sarà in ottobre.
S. Filippo Neri
Non ha reparto maternità e ginecologia, funge da reparto distaccato con personale medico degli Ospedali Riuniti e paramedico privato, (religiose) Villaverde; a Villaverde l’obiezione è stata totale ed ha compreso cuochi, portieri ecc. al passaggio della legge c’è stata una minaccia di ritiro del personale religioso se si fossero praticati aborti, poi si è dichiarata «l’insufficienza igienico-sanitaria delle strutture”. Ora l’Ente Trionfale-Cassia deve garantire l’esecuzione degli interventi a Villaverde, è perciò in corso di stipulazione una convenzione con medici esterni. Si spera che in un secondo tempo possa avvenire il trasferimento del reparto maternità da Villaverde al S. Filippo. Uno dei medici obiettori a Villaverde è anche medico del consultorio di Prima-valle, dove si è distinto per il rifiuto di applicare spirali ed altre cose del genere. Le donne del quartiere e l’Udi si sono mosse sulla questione di Villaverde.
Regina Margherita Maternità Regina Elena
Non si facevano aborti fino a qualche tempo fa a causa di un primario obiettore, ora si riesce ad abortire, le donne in attesa hanno costretto i medici a fare aborti presentandosi in massa con i certificati, non si hanno però dati sul numero degli interventi effettuati.
obiettori nei consultori
A Roma si sta verificando il caso inammissibile di medici che prestano la loro opera nei consultori e che hanno fatto obiezione, ci sembra che si debba subito fare una battaglia per l’incompatibilità dell’obiezione di coscienza con il lavoro nel consultorio. C’è la proposta di trasferire questi «obiettori» del consultorio ad altri servizi o affiancare loro personale non obiettore (Santa Marinella). Il lavoro nel consultorio, fino a quando non comprenderà anche l’esecuzione dell’intervento abortivo dovrà certamente comprendere il problema dell’aborto in tutti i suoi aspetti, medici e psicologici. Apettiamo che su questo scandalo si pronuncino le giunte di sinistra, gli organi competenti e tutte le organizzazioni che si occupano di consultori ed aborto. Per ora diamo alcuni nomi di medici che hanno obiettato, pur prestando la loro opera nei consultori: Aldo d’Onofrio, ginecologo, Paolo Pugliesi, pediatra (nella 3 circoscrizione). Gaspare Careno , ginecologo, Elisa Zavattieri, pediatra, (della «famigerata» Associazione delle «Dottoresse in Medicina” ) (nella 9a. Circoscrizione) Ottone Bevere, ginecologo, Carla Iantossi, pediatra (nella 19a circoscrizione). Dato che è quasi impossibile averli, riportiamo alcuni nomi di obiettori, ospedale per ospedale: S. Giovanni: Lino Rosa, Manlio Blandamura, Beniamino Costantini, Carlo Quattrocchi, Carlo Bo-ninfante, Alfredo Alessandrini, Emilio Galanti. S. Camillo: Giuseppe Maria Rendina, Giovanni Di Loreto, Claudio Donadio, Maurizio Bianco, Alfonso Leone, Umberto Mileti, Sergio Sala, Giuseppe Carvelli. Nuova Regina Margherita: Michele Di Tocco, Mario Pagano. Regina Elena: Giorgio Rossi. Villa Irma: Geremia Maggi, Vito Masciullo. Villa Verde: Francesco Rutigliano. Policlinico: Angelo d’Anna, Gioacchino Galati, Domnico Enea, Luigi Carenza, Vincenzo Pozzi, Marino Figliolini, Angelo Lucchetti, Gennaro Montanino, Luigi Re-verberi, Guido Tinari, Pasquale Avitto, Bruno Tocci, Luigi Pergnola, Bruno Cro-sara, Lucio Zichella, Ettore Calzolari. Alessandro Salinaggi ecc. ecc. Abbiamo cercato di «contare» gli aborti che si riescono a fare oggi settimanalmente a Roma:
Policlinico 40 ca.
S. Camillo 14 ca.
Forlanini 4ca.
S. Giovanni 15 ca.
S. Giacomo 13 ca.
R.E. eR.M. –
_______
86 ca.
Richieste probabili di aborti a Roma, mensilmente: 6000-10.000
cosa succede nelle altre città
Si riportano i dati nazionali che siamo riuscite a raccogliere. Ci sono molti vuoti, (Milano, Torino ecc.) e certamente molte imprecisioni, preghiamo tutte le compagne che hanno dati più attuali, o più precisi, di spedirli alla redazione, così da poter informare nei prossimi mesi degli sviluppi della situazione-aborto a livello nazionale. Abbiamo riportato anche alcuni comunicati, denunce, materiale vario che può risultare utile alle compagne che si interessano del problema in questa fase.
Alcuni dati regionali rispetto alla questione dell’obiezione di coscienza: Lombardia, il 63% dei ginecologi ha obiettato, il 45% degli anestesisti Torino: obiettori, in generale 42% Emilia Romagna: il 50% dei ginecologi ha obiettato allo scadere dei termini, il 44% degli anestesisti Campania, 75% di obiettori in generale
Alcuni dati di città:
A Venezia 34 obiettori ginecologi su 59, 39 obiettori anestesisti su 66, 46 obiettori ostetrici su 65, 6 strumentiste obiettrici su 16. Attualmente liste d’attesa regolari. Fino al 30/giugno, 122 aborti sono stati effettuati in città, 351 in regione. Questo è un dato interessante, del «Veneto bianco». Per Palermo abbiamo alcuni dati, ospedale per ospedale:
Ospedale Cervello gli anestesisti sono tutti obiettori
Policlinico, si facevano a luglio circa 10 aborti alla settimana, in tutto ai primi di agosto 200 aborti effettuati, circa. Un medico ha un aspiratore privato e quando lui è di turno l’aborto si fa con l’aspirazione altrimenti no.
Ospedale Civico: 80 obiettori allo scadere dei termini
Ospedale Carini 2 non obiettori, 5 aborti sono stati fatti allo scadere dei termini dell’obiezione.
A Termini Imerese non c’è stata nessuna richiesta d’aborto A Cefalù nessuna richiesta
Ancona
Ad Ancona una ginecologa è stata condannata dal tribunale per aver praticato aborti clandestini. (6/9/78). Ethel Di Gregorio, la ginecologa, aveva ricevuto la visita di una donna che le chiedeva di poter abortire clandestinamente, la donna si è presentata con un carabiniere ed una compagna come testimoni. Ha dichiarato lo stato di gravidanza, si è stesa sul lettino, e quando la ginecologa ha preso la sonda, le ha sporto denuncia, in flagrante. C’è stata una mobilitazione di donne, la prima udienza è stata rimandata, la seconda udienza 5/9), ha presentato la novità importante che il giudice ha accettato la costituzione a parte civile del movimento delle donne, avvocatessa la Tina Lagostena Bassi. Ci sono delle compagne che sollevano dei dubbi su questo tipo di azione contro i ginecologhi che fanno aborti clandestinamente, e sui quali non si sa con precisione se hanno obiettato o no come in questo caso, specie in luoghi dove per ora, la situazione-aborto è difficile, o dove non si riesce ancora ad abortire.
Benevento
Riportiamo due comunicati sulla situazione a Benevento:
Alle donne del Sannio
Anche a Benevento presso l’ospedale civile di «Rummo” viene applicata la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza
Il comitato unitario delle donne
Grazie alla serietà della sua lotta e alla collaborazione dei medici democratici è riuscito a garantire il rispetto della legge:
Due donne sono riuscite ad abortire, in anestesia e con tutte le misure d’igiene e di assistenza necessarie all’intervento. Questo è solo il punto di partenza di una lotta che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi per garantire a tutte le donne che si troveranno nella drammatica necessità di abortire, il conforto dei metodi e delle strutture più avanzate sul piano scientifico, per far si che questo momento sia vissuto nel modo meno traumatico possibile e per far si che vengano superati i li-miti, le contraddizioni e le ambiguità della legge stessa.
Sappiamo che l’aborto è comunque e sempre un dramma per noi donne: ci impegnamo perciò a lottare per i consultori pubblici dove le donne possano ottenere, gratuitamente tutte le informazioni (e prescrizioni, n.d.r.) per evitare maternità indesiderate, per conoscere il loro corpo ed essere responsabili della propria salute.
Visto che di recente è stato approvato il piano di attuazione della legge regionale che prevede per Benevento 2 consultori, ed altri 7 nella provincia, ci mobilitiamo e chiamiamo le donne alla lotta, affinchè la Regione ed i Comuni si assumano le loro responsabilità per assicurarne l’apertura al più presto.
Comitato unitario delle donne, Benevento 4/7/78
Alle donne dei Sannio
A Pordenone due medici ed un’ostetrica obiettori di coscienza, sono stati denunciati dalle donne ed arrestati perchè praticavano aborti clandestini. È un episodio che non deve rimanere isolato!
Molti medici che prima della legge si sono arricchiti con gli aborti clandestini sono ora divenuti obiettori di coscienza per poter continuare a speculare sulla nostra pelle. Noi sappiamo che questo si è verificato e continua a verificarsi in questi giorni anche a Benevento. Molte donne riconoscono tra i dodici ginecologhi obiettori colui che uno o più volte ha praticato loro l’aborto e può continuare a farlo approfittando dell’ignoranza e della disinformazione in cui le donne da sempre sono costrette a vivere. Noi diciamo che questo squallido mercato deve e può finire se tutte cominciamo a denunciare pubblicamente ogni situazione di cui veniamo a conoscenza. Solo così possiamo smascherare i falsi obiettori di coscienza e garantire la completa applicazione della legge. Intanto già 45 aborti sono stati praticati presso l’ospedale civile di Benevento. Si deve continuare la lotta perchè tutte le donne che si trovano nella drammatica condizione di dover abortire utilizzino la struttura pubblica ed abbiano ogni garanzia di difesa della propria salute.
Comitato unitario delle donne 28/7/78
Campobasso
A Campobasso c’è un Ospedale Civile. In luglio alcune donne si sono trovate nella necessità di dover abortire, ma tutti i ginecologi e gli anestesisti erano obiettori. Si è costituito così un Coordinamento delle donne molisane.
Le donne che dovevano abortire sono state accompagnate in Ospedale, hanno ricevuto di nuovo una risposta negativa, hanno parlato con il Presidente del Consiglio di Amministrazione, ed hanno ricevuto un altro rifiuto, hanno chiesto la dichiarazione scritta di questo rifiuto (che aveva la motivazione di «mancanza di personale” ). L’ospedale è stato denunciato grazie a questa dichiarazione scritta, per inadempienza nei riguardi dell’applicazione della legge. Le compagne hanno poi sollecitato i sindacati CGIL, CISL, UIL, ad indire una assemblea nell’ospedale, alla quale hanno partecipato tutti i medici, il personale paramedico, le donne ecc.
Un ginecologo, che però è nel reparto di Pronto Soccorso, Ricciardi, si è offerto di fare gli aborti, così come un chirurgo, Testa. Le donne sono riuscite così ad ottenere la applicazione della legge, tramite la mobilità interna. In agosto questi due medici sono andati in vacanza, le donne del Coordinamento si sono ripresentate con una donna che doveva abortire, ottenendo la garanzia che in qualche modo l’intervento sarebbe stato eseguito. I dati che abbiamo si fermano qui. A Campobasso è stato reso pubblico l’elenco dei medici obiettori.
Firenze
Le notizie (poche) che riportiamo sono state raccolte da alcune compagne che si sono rivolte al Cisa, mancano dati ufficiali perchè non siamo riuscite a rintracciare l’addetto regionale in possesso delle informazioni necessarie. A Firenze si fanno in media 10 aborti al giorno.
Il “Careggi” è l’unico ospedale regionale che fa aborti, le altre cliniche non hanno richiesto la convenzione e l’amministrazione regionale non si è mossa per allargare le possibilità alle donne di abortire.
Sembra che ci sia una polemica interna ai medici dell’ospedale tra gli specializzati ed i non specializzati, con reciproco scarico di responsabilità sulla questione degli aborti.
Gli obiettori sono in generale il 70-80% tra le ostetriche l’obiezione è altissima, hanno obiettato 27 ostetriche su 30. Le minorenni hanno avuto con sufficiente facilità la possibilità di abortire dal Giudice tutelare. (Dato questo, da verificare)
C’è una lista di attesa di circa 10 giorni, per poter abortire.
Foligno
A Foligno hanno obiettato il Primario e 7 assistenti, tra i ginecologi, e solo il Primario tra gli anestesisti. Nell’ospedale di Montefalco un medico non ha obiettato.
A Foligno, del Primario, Narducci, non si avevano dati certi, ma tra i suoi assistenti obiettori vi erano due noti cucchiai d’oro della città, Bracco e Piatti. C’è stata una protesta fortissima da parte dei tre collettivi femministi di Foligno, insieme a Medicina Democratica, all’Udì ecc. Sono state organizzate una serie di assemblee popolari, accusando i due medici falsi-obiettori, sono stati organizzati volantinaggi, manifesti, denunce alla popolazione. Tutta questa mobilitazione ha costretto il Consiglio d’amministrazione dell’ospedale a far ritirare l’obiezione di coscienza ai due medici. Infatti dopo un mese dalla presentazione e prima dello scadere dei termini l’obiezione è stata ritirata.
Oggi il medico di Montefalco e i medici di Foligno fanno circa 10 aborti settimanalmente.
Spoleto
Solo un medico fa aborti, infatti quest’estate in sua assenza alcune donne si sono viste rifiutare l’intervento.
Genova
Obiettori in provincia di Genova: 2044
A Genova, la redazione del giornale II lavoro (Salita di Negro 7) insieme a gruppi di donne e ad organizzazioni democratiche, ha formato un Comitato promotore in difesa (?) della legge. Esiste a Genova un Coordinamento per l’applicazione della legge.
Il giornale ha promosso questa iniziativa dopo aver organizzato un dibattito invitando tutti i ginecologi e medici interessati della città.
Un gruppo abbastanza vario di compagne, con la collaborazione della redazione del giornale si è occupato della denuncia al medico Domenico Sessarego, che aveva sempre fatto aborti clandestinamente; dopo il passaggio della legge una ragazza Luisa M. si era rivolta a lui per il certificato e il medico le aveva apertamente sconsigliato le strutture ospedaliere pubbliche con la motivazione che «si fa solo l’anestesia parziale» e «si deve aspettare troppo», dopo di che le aveva proposto di farla abortire in situazione ottimale, a L. 800.000. La ragazza aveva abortito con lui, ma dopo era entrata in contatto con il comitato promotore, ed il medico è stato denunciato ed arrestato; per ora, pur essendo uscito di prigione è sospeso dalla professione, in attesa di accertare se oltretutto si era dichiarato obiettore. ,
L’AIED manda le donne ad abortire negli ospedali. Molte fanno ancora aborti clandestini, negli ospedali arrivano ancora le più informate o emancipate. I nuclei di Londra sono chiusi, anche se qualche donna viene ancora mandata individualmente. Alcune situazioni ospedale per ospedale: Galliera: Tutti obiettori, c’è il Cardinale Giuseppe Siri in Consiglio di amministrazione, si boicotta la legge anche con richieste di un numero eccessivo e ridicolo di analisi.
S. Martino: Dal passaggio della legge sono stati fatti 400 aborti circa. Bolzaneto: C’è un Primario molto corretto, Guastalla, ha aiutato moltissimo le donne, pratica sterilizzazioni, in questo ospedale si può abortire con discreta facilità.
Celesia: Non risulta che siano stati fatti degli interventi, le donne si stanno muovendo.
In tutti gli ospedali di Genova si stanno cominciando a fare aborti regolarmente, in modo molto lento. (85 aborti settimanali in media a Genova, dà il lavoro 10/9/78).
Alla Libreria femminista, ex-consultorio, in Salita Pollaioli 22 rosso, ci si può rivolgere per ottenere l’indicazione dei medici disposti a fare certificati, senza creare difficoltà alle donne.
Savona
Obiettori: 348
Il consultorio di via Briganti 20, continua a funzionare mandando le donne che debbono abortire all’ospedale San Paolo, l’unico di Savona. Sono stati praticati circa 100 aborti. Solo due i medici obiettori: Leone e Di Girolamo. Si è costituito un Comitato Promotore per l’applicazione della legge.
Lucca
A Lucca sono tutti obiettori, le compagne dei collettivi stanno prendendo informazioni, perchè sembra che tra i medici ci sia qualche «vecchia conoscenza» degli aborti clandestini. Se sarà verificata si sporgeranno denuncie; oggi a Lucca è, di fatto, impossibile abortire.
Napoli
Ospedale Incurabili e Nuovo Loreto, obiettori 100%
Ospedale Annunziata si fanno 5 aborti al giorno
Ospedale Caldarelli si fanno 2 aborti al giorno, senza anestesia
1° e 2° Policlinico, si fanno in ognuno dei due reparti 3 aborti alla settimana, 6 in
tutto.
Ospedale S. Paolo, hanno obiettato tutte le assistenti, non si effettuano aborti Ospedale Ascalesi, un unico ginecologo si occupa delle prenotazioni e degli aborti, è inoltre l’unico che fa gli aborti con il Karman.
A Napoli c’è il 60% degli obiettori (ginecologi e anestesisti) . In Campania si fanno aborti soltanto in 16 ospedali su 56.
Dai dati che abbiamo si può desumere che a Napoli si fanno circa 50 aborti settimanalmente, è quasi inutile sottolineare la sconcertante inadeguatezza del servizio che viene offerto alle donne.
Pordenone
Riportiamo qui il caso di un medico, vecchio abortista, conosciuto dalle donne come tale, che ha presentato obiezione di coscienza. Le donne hanno montato una compagna di stampa sulla questione, coinvolgendo tutta la stampa nazionale, il comunicato stampa di denuncia ha costretto il medico a ritirare l’obiezione di coscienza. Oltre ai risultati pratici si è ottenuto quindi di sensibilizzare l’opinione pubblica, i giornali, la classe medica tutta intera sulle esigenze delle donne e sui rischi di un comportamento così scorretto. Ecco il comunicato che ha dato inizio alla vicenda, consegnato alla stampa il 15/7/78:
Obiettori-Abortisti
Il dottor Cesare Pizzamiglio, primario del reparto ostetrico ginecologico dell’ospedale civile di Spilimbergo, è un obiettore di coscienza. Il Coordinamento provinciale delle donne per l’applicazione della legge sull’aborto denuncia che il dottor Pizzamiglio effettuava, prima dell’entrata in vigore della legge, a pagamento, aborti clandestini all’interno dell’ospedale civile di Spilimbergo. Quanti come lui?
Questo è un esempio di falsa obiezione di coscienza.
Denunciamo che al diritto di obiettare, garantito dalla legge stessa, si sono appellati, oltre ai veri obiettori, anche quei medici che hanno costruito le loro fortune sugli aborti clandestini. Chiediamo:
All’ordine dei medici di applicare le sanzioni decise all’entrata in vigore della !egge.
Al medico provinciale di verificare le motivazioni di tutte le obiezioni di coscienza finora pervenute.
3) Alle donne di controllare rigorosamente che i medici obiettori non pratichino aborti clandestini e di denunciare al Coordinamento tutti quei medici, ora obiettori, che fino a ieri hanno praticato aborti clandestini.
Ricordiamo che, ancora una volta, nei S’orni scorsi, una donna è morta a Taranto di aborto clandestino. Dopo questo comunicato sono usciti articoli di denuncia su: Il Piccolo, 16/7, «Il Manifesto» 16/7, «La Repubblica» 18/7 «L’Unità» 18/7, «Lotta Continua» 18/7, «Quotidiano dei Lavoratori» 18/7, due giorni dopo usciva la notizia del ritiro dell’obiezione su «Il Gazzettino» 20/7, «Il Piccolo» 20/7, «L’Unità» 20/7, «Il Manifesto» 20/7, «La Repubblica» 20/7, «Quotidiano dei Lavoratori” 20/7. Abbiamo al «Centro di documentazione” presso Effe, la denuncia scritta dalle autrici del comunicato, che racconta dettagliatamente lo svolgimento dei fatti. Rimane a disposizione delle compagne che volessero consultarla.
Udine
Esiste a Udine un Comitato Donne per l’applicazione della legge n. 194/, sull’aborto, c/o Cooperativa Libraria Universitaria, Via Gemona 22, Udine, tei: 205354, martedì e giovedì ore 17-19, sabato ore 15-17.
Questa Cooperativa ha mandato alla Redazione una fotocopia dell’atto di diffida presentato in data 8/7, presso il Tribunale di Udine, sull’incresciosa situazione, per cui, quanto previsto dalla legge viene ad essere completamente vanificato, dati i numerosi casi di ritardo di ricovero e intervento ai danni delle donne che hanno chiesto di essere sottoposte ad intervento di interruzione di gravidanza.
Umbria
Abbiamo alcuni dati, non recentissimi, ma speriamo precisi, sulla situazione in Umbria:
Donne in
attesa di abortire al 6/luglio
aborti
effettuati
in attesa
Perugia
13
16
Foligno
nessuno
2
Assisi
nessuno
nessuno
Spoleto
nessuno
nessuno
a Spoleto, di recente c’è un medico che fa aborti, se manca lui, come è successo in agosto, non si effettuano aborti, in agosto delle donne, in situazioni precarie, sono state mandate via.
Terni
50
dato incerto
Città
di Castello
10
4
Umbertide
5
2
Narni
4
1
Gualdo Sabino
nessuno
nessuno
Gubbio
nessuno
nessuno
Città
della Pieve
nessuno
1
Orvieto
nessuno
nessuno
Marsciano
14
2
Amelia
4
nessuno
Todi
nessuno
nessuno
Umbria, elenco obiettori al 30/7
Ostetricia
Posti
Obiettori
e ginecologia
in ruolo
Primari
13
10
Aiuti
27
19
Assistenti
51
33
Ostetriche
124
74
Infermiere
54
28
Anestesiologia
Posti in ruolo
Obiettori
Primari
12
7
Aiuti
18
10
Assistenti
50
17
Sembra che sia nel Veneto che a Roma, che in altre città, si stia ponendo la questione, che a noi sembra abbastanza interessante, dello svincolo del certificato dalla obiezione di coscienza, dato che il certificato che le donne richiedono per poter abortire, è esclusivamente una presa d’atto, di un fatto (stato di gravidanza). Per i casi urgenti si certifica l’urgenza. Chi ha notizie su questa questione è pregata di comunicarle alla redazione.
e intanto la chiesa…
Gorizia
Per la raccolta di materiale, iniziata su Effe di Luglio/Agosto sulle prese di posizione di medici e religiosi, le compagne ci hanno mandato in Redazione la lettera dell’Arcivescovo di Gorizia ai medici, che riportiamo qui sotto.
«Ai Signori medici, a tutti gli operatori Sanitari della Diocesi di Gorizia”: … la legge però prevede che i medici e gli operatori sanitari possano, sulla base delle loro convinzioni religiose o morali dichiarare la propria contrarietà e la propria indisponibilità a prendervi parte. L’articolo 9 infatti afferma che: «il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure e agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza con preventiva dichiarazione»…
La norma e la procedura sono note a tutti come pure che nessuna sanzione o censura negativa può derivare all’obiettore di coscienza in conseguenza al manifestato rifiuto di collaborare ad interventi abortivi…
Mentre nella nostra Diocesi moltissimi medici ed operatori sanitari hanno fatto la scelta dell’obiezione, sento mio dovere ricordarle che ogni cristiano e uomo di buona volontà, operante in campo medico-sanitario è moralmente tenuto a sollevare questa obiezione di coscienza e a dichiararsi indisponibile per le pratiche abortive.
… Restando l’aborto un delitto gravissimo contro la vita dell’uomo nel suo sbocciare misterioso e incantevole, la chiesa colpisce di severe condanna colui che lo procura.
Un Fiducioso invito, che accoratamente rivolto a tutti coloro che operano nell’ambito della nostra chiesa, è che si scelga la vita. Nessuno, con le proprie scelte responsabili, contribuisca a diffondere la morte…
Nella certezza di trovare in Lei una coerente risposta ed una presenza attiva nel mondo per difendere sempre e tutta la vita dell’uomo, invoco dal Signore su di Lei e sulla sua attività ogni bene.