Natascia: se taci ti amano

GUERRA E PACE

giugno 1974

Il personaggio di Natascia è una delle figure femminili più amate di tutta la letteratura mondiale. “Natascia” ha scritto André Maurois “suscita in noi un interesse più vivo, ottiene da noi una comprensione affettuosa maggiore di ogni altra donna” (A. Maurois, De La Bruyère à Proust, Paris, 1964, p. 239). Il fatto è che Natascia, in realtà, non è una donna, ma l’insieme di tutte le debolezze e i difetti che gli uomini amano nelle donne. Accanto a loro risaltano meglio le qualità forti e solide dell’uomo. Tolstoi era già sposato da qualche anno quando scrisse Guerra e Pace. Dopo una giovinezza sfrenata, ossessionato da una natura estremamente sensuale, cercò nel matrimonio un porto tranquillo che gli assicurasse la stabilità affettiva, la soddisfazione dei suoi irrefrenabili e frequentissimi bisogni sessuali, l’ordine economico e finanziario. La scelta cadde su Sonia Behrs, figlia di un medico moscovita. Sonia era una ragazza intelligente e sensibile, dotata di talento. Come tante fanciulle della sua epoca teneva un diario che finì nelle mani di Tolstoi il quale ne prese spunti e ispirazione per le più belle scene della vita di famiglia di Natascia giovane. Sonia non avrebbe avuto, certamente, più tempo per dedicarsi alla letteratura. Tredici figli, la cura di una casa vastissima, una intensa vita sessuale, malgrado i parti e le gravidanze, l’assorbiranno completamente. Lasciò scritto, peraltro, che i rapporti fisici col marito non le procurarono mai un vero piacere. Si dedicò completamente al marito, ricopiando a mano, varie volte, il voluminoso manoscritto del romanzo. Tolstoi trovò dunque nel matrimonio la solida base materiale per la sua creatività spirituale. Per Sonia fu la fine di ogni vita autonoma e l’inizio di una lunga e sofferta abnegazione.

Nella storia della letteratura essa sarà ricordata come una seconda Santippe per il carattere divenuto difficile ed esigente. Verso la fine della sua vita infatti non seppe accontentarlo nei suoi mistici desideri di riforme. Tolstoi voleva privarsi dei suoi beni per farne dono ai poveri. Sonia invece lo contrastò perché, retrivamente, si preoccupava di rimanere sola con tredici figli, sprovvista di mezzi di sussistenza.

Quanti cadaveri, intellettuali e morali, di donne dietro ogni grande capolavoro maschile? Natascia è una ragazza esile, dal collo e le braccia magre, ride spesso per cose futili, non ha alcun interesse al di fuori dei pettegolezzi con la cugina Sonia o, in maniera superficiale, per la musica. E’ dunque una ragazza senza problemi, la cui unica aspirazione è quella di trovare marito. Piace perché non capisce nulla del mondo che le ruota attorno, ignora i problemi dei contadini russi, ancora in schiavitù, né si preoccupa delle velleità riformiste degli aristocratici personaggi maschili del romanzo. Si innamora del principe Andrea Bolkonski, il cui padre pone come condizione per le nozze l’attesa di un anno. Andrea, come suo padre, nutre un certo disprezzo per le donne. “Egoismo, vanità, sciocchezza, nullità, ecco come sono le donne veramente”. (Tutte le citazioni sono state prese e da me tradotte in italiano da Tolstoi, La guerre et la paix, Hazan, Paris, 1950, p. 39].

Nel piccolo mondo delle donne si sente a disagio ed è per sfuggire alla routine del primo matrimonio con Lisa che decise di partire per la guerra, attività notoriamente virile. Tutto il romanzo del resto è pervaso da un fondo di sottile misoginia. Anche il giovane Rostov, tornando a casa in licenza, noterà che “nella compagnia delle donne c’era qualcosa di umiliante per la sua dignità di uomo” (p. 390).

Lisa abbandonata in compagnia del vecchio padre della sorella Maria, morirà di parto, con delle grida di povera bestia sofferente. Per tutta risposta la falesia le dedicherà un bel monumento funerario rappresentante un angelo con le ali spiegate pronto a prendere il volo per il cielo.

Durante l’assenza di Andrea, Natascia, che ricordiamo ha in questo periodo solo 17 anni, dimostra di non essere all’altezza della fiducia riposta in lei. Si innamora infatti perdutamente dell’uomo più stupido del romanzo, di Anatole. Anatole è sciocco, superficiale, cinico, ma bello: tutte qualità che piacciono alle donne.

Egli sa che per conquistarle “basta mostrare di essere conscio della propria superiorità maschile». La sua sola presenza in un salotto suscita i più bassi istinti femminili. Per sedurre Natascia non occorrono bei discorsi, ma basta camminare in un certo modo, facendo tintinnare militarmente gli speroni e la sciabola.

Natascia, dimentica del saggio e intelligente Andrea che difendeva la patria contro Napoleone, cede al fascino del vanesio ufficiale e si lascia convincere a fuggire con lui, rovinando per sempre la sua reputazione. “Sono tutte uguali” pensa Pierre Bezoukhov, vecchio amico di famiglia, apprendendo la notizia. Un suo provvidenziale intervento serve a mandare a monte la fuga, ma la notizia fa il giro dei salotti della città. Il principe Andrea rompe il fidanzamento. “Se fossi stato una donna” spiega alla sorella Maria (cioè se fosse stato lui a commettere quello sbaglio) “avrei perdonato”. E’ la virtù della donna, ma un uomo non deve e non può dimenticare e perdonare”.

Natascia è sola e abbandonata, afflitta da un profondo senso di colpa. Di fronte a lei troneggia il nobile atteggiamento di Andrea rigoroso nella sua moralità e nel suo perbenismo maschile. Natascia piace anche in questa situazione perché è conscia della sua colpa, non si ribella, non cerca giustificazioni, accetta tutte le convenzioni sociali. Quando infatti ritrova il principe Andrea, gravemente ferito, è lei a chiedergli perdono e a tramutarsi nella più dolce ed esemplare delle infermiere. Andrea si distacca dalla vita e muore. Perdonata, riabilitata ai suoi occhi ed a quelli della società, Natascia ritroverà quella serenità che le permetterà di pensare al suo nuovo amore: Pierre. Anche Pierre ha subito da sempre il fascino (per noi oscuro) di Natascia e finalmente Tolstoi ci svela i veri motivi di questo successo. “Natascia” scrive Tolstoj “sapeva dare quella rara gioia che danno le donne che ascoltano gli uomini. Non le donne intelligenti che ascoltando si sforzano sia di ricordare ciò che è stato detto loro per arricchire la loro intelligenza e all’occasione di ridirlo, sia di sistemarlo a modo loro e di far conoscere al più presto le loro riflessioni intelligenti, prodotto della loro piccola fucina intellettuale; ma la gioia che danno le vere donne che hanno il dono di scegliere e di assimilare ciòche vi è di meglio nelle manifestazioni dell’uomo”. Natascia piace dunque perché non è una donna intelligente, ma uno specchio nel quale l’uomo si riflette per vedere ingigantita la propria immagine. Questa osservazione di Tolstoi è molto importante per capire quale rapporto intellettuale gli uomini hanno sempre preteso dalle donne. Queste non devono ascoltare per assimilare e magari per rispondere, ma saper ascoltare, per mostrare di capire le grandi idee che essi in ogni momento pronunciano ed essere umilmente grate di tanto favore. La successiva trasformazione di Natascia è una ulteriore prova della sua “intrinseca femminilità”. L’ esile, delicata fanciulla è diventata “una donna forte, bella e feconda”. I suoi sogni senza consistenza hanno acquistato la dimensione del reale. Natascia è finalmente felice, preoccupata della casa, del marito, dei figli. La sua perfezione è tale, che neanche le timide evasioni rappresentate da qualche uscita mondana, la interessano. Essa non ha più alcuna cura del suo fisico o della sua toeletta. Gira in vestaglia dalla mattina alla sera, preoccupata soltanto del colore delle feci dei bambini. Ritratto veramente avvincente ed edificante che per anni abbiamo subito come un modello senza avere la forza di reagire! A questo ritratto Tolstoi ha voluto aggiungere un ultimo, delicato tocco. Lo scrittore precisa infatti che Natascia non solo non si preoccupava minimamente dei problemi dei diritti delle donne, di cui si cominciava a parlare, o dei rapporti tra gli sposi, ma, sublime raffinatezza, essa “semplicemente non li capiva”! Ecco la donna perfetta. E non è finita qui. Dopo aver ridotto una donna in questo stato, bisogna anche renderla opprimente. Non contenta di avere avuto tutto quello cui poteva aspirare, Natascia era divenuta possessiva ed invadente nei confronti del marito, tanto che nella buona società, si mormorava che il “povero Pierre”, fosse diventato succube della moglie. Pierre infatti si mormorava non aveva il diritto di fare la corte ad un’altra donna, di andare a mangiare in qualche circolo e neanche di spendere i suoi soldi come meglio credeva.