cisa

sfidiamo la galera

giugno 1974

“Quella donna rischia facile la galera” è stato detto il giorno in cui usci la notizia della costituzione del Ci sa (Centro informazioni sterilizzazione e aborto). Era il settembre 1973. Allora Adele Faccio, presidente del Cisa, dichiarava pubblicamente e in modo provocatorio: “Sono disposta ad andare in galera, voglio farne un caso politico”. Non accadde nulla. Dopo due mesi ci fu l’attacco su “il Borghese” che definiva Milano la centrale dell’aborto clandestino, rosso. Neppure allora accadde nulla, salvo qualche visita sospetta a casa di Adele Faccio, che dice: “Posso affermare tranquillamente quello che ho sempre pensato: che abortiscono le – donne dei fascisti, dei preti, dei colonnelli, dei capi di governo e di stato, le mogli legali e quelle illegali”.

Le abbiamo rivolto alcune domande: D. Hai un figlio concepito a 38 anni. Consideri un errore fare un figlio a un’età non più giovanissima? R. No, l’ho proprio voluto ed è venuto fuori bene, bello, equilibrato, serio, impegnato, consapevole. Ho sempre pensato che i figli riusciti meglio sono quelli voluti e desiderati. D. Secondo l’opinione comune a 38 anni è tardi per un parto primipare Che ne pensi?

R. Sono convinta che i figli ‘ bisogna farli tardi, perché prima si ha bisogno di vivere, di sperimentare, di acquistare autonomia. Poi la soddisfazione di un figlio ti compensa di tutto quello che col passare degli anni deve essere tralasciato.

D. La tua battaglia per la legalizzazione dell’aborto nasce da una emozione personale?

R. Sì. Il contraccettivo può fallire, la campagna per il controllo delle nascite può non essere sufficiente. L’aborto, che è comunque violenza, è necessario come ultimo rimedio.

D. Ritieni che una madre che metta al mondo un figlio indesiderato sia altrettanto colpevole quanto una madre che abortisce?

R. E’ più colpevole, un figlio generato per pura casualità, senza la partecipazione entusiasta conscia e inconscia della madre che lo aiuta a maturare, è destinato a essere un infelice, uno spostato. Una riproduzione meno casuale, non sopportata con dolore, fatica, fastidio, odio o tolleranza, darà la vita a un essere più sensibile, più equilibrato, più capace e ricettivo.

D. Quali sono i programmi del Cisa?

R. Cercare ginecologhe donne che collaborino per creare centri Cisa in tutta Italia. Non abbiamo da ridire sulla bravura di medici maschi, ma le donne vanno più volentieri dalle donne, perché sono più capite, possono esprimere meglio, senza inibizioni, i loro problemi. Gli uomini poi si presentano sempre come l’autorità, che si configura nella loro posizione di esperti. Nei medici donne la competenza è un’esperienza condivisa tra persone dello stesso sesso, si tramuta in solidarietà.

D. Quali metodi sono adottati dal Cisa per abortire?

R. Si adopera la istero-suzione che ora impariamo a fare da sole come “induzione mestruale”, perché se fatta nel primo giorno di mancata mestruazione, la provoca e non può quindi essere definita aborto. D. Come è stata la tua recente esperienza presso I’MLAC (mouvement pour la liberatìon de l’avortment et de la contraception) in Francia? R. Ho visitato a Parigi una dozzina di sedi. Il problema non è così semplice come può sembrare, perché la repressione crea diffidenza e insicurezza. Il gollismo non ha semplicemente ripulito i cessi di Parigi, ma ha anche esercitato una funzione moralizzatrice e repressiva sui parigini, che sono divenuti diffidenti e controllati. Comunque, oggi, l’attività dell’ MLAC consiste soprattutto nell’organizzare settimanalmente voli charters per l’Inghilterra e Olanda. D. Come si sente Adele Faccio in questa attività parapolitica ed extralegale?

R. Da cinquant’anni non mi sentivo tanto in pace con me stessa. Vorrei di più ma,- come sempre, so di dover avere pazienza. Tutta la vita mi son sentita dire che il mondo è cattivo… E’ il cattolicesimo che dice che il mondo è cattivo perché, altrimenti, di cosa pentirci, di cosa chiedere perdono al dio?

D. Cosa pensi della lotta per la liberazione della donna? R. Ho molta fiducia nella fantasia delle donne. Le rivoluzioni maschili sono tutte monche, incomplete. D’impostazione capitalista e paternalista.

D. Pensi a un mondo femminile?

R. Sì, a un mondo basato sulla sensibilità, fantasia, autogestione, che e l’autonomia attraverso la quale impariamo a capire come siamo, di cosa abbiamo bisogno e come ottenerlo. Un modo fatto di quelle qualità che gli uomini hanno represso.