c.r.a.c. una proposta politica sui consultori
a Firenze il 1° febbraio si è tenuto il coordinamento nazionale sui consultori. Erano presenti: il coordinamento dei consultori e il centro della salute per la donna di Torino, il coordinamento dei collettivi milanesi che comprende anche quelli di fabbrica, il coordinamento dei collettivi di Verona, «Donne in lotta per l’aborto e la contraccezione» di Venezia, i collettivi di Trento, il Collettivo femminista comunista di Bologna, l’MLDA di Reggio Emilia, il Collettivo comunista donne di Carrara, i collettivi di Firenze, il CRAC di Roma, assente il sud, tranne un collettivo di Bari. Ricchezza e varietà di esperienze, questo è venuto fuori dal racconto che ognuna di noi ha fatto della propria realtà di lavoro. Schematicamente, queste esperienze sono di tre tipi: alcune di lotta, come a Torino, dove il Comune è stato costretto a cedere la gestione del consultorio alle donne, altre, nelle regioni rosse, di rapporto di forza, non favorevole alle compagne femministe, per la ambiguità della cosiddetta gestione sociale dei consultori, altre ancora di autogestione, nella stessa Torino, a Roma e a Milano. Sulla base di questa ricognizione di esperienze comuni il CRAC ha proposto alla discussione la sua piattaforma politica sui consultori. Questa piattaforma è,stata elaborata dal Coordinamento Romano per i consultori autogestiti. Questo coordinamento, che fa parte del CRAC, è nato per iniziativa dei Collettivi femministi presenti nei quartieri di S. Lorenzo, Borgo Prati, Appio Tuscolano, Magliana, Prima-valle, Ostia, Africano, Casal Bertone, Garbatella e Monteverde, Monte Sacro, Centocelle, Borgata Romanina. Questi collettivi stanno sperimentando a S. Lorenzo, Ostia, Romanina, Centocelle e Monteverde strutture di movimento e di lotta che sono i consultori autogestiti, dove «le donne si incontrano, si riuniscono, discutono e si confrontano per una maturazione comune sui problemi della maternità, della contraccezione, dell’aborto, del controllo del proprio corpo e della sessualità e per l’organizzazione della lotta contro tutte le forme della loro oppressione». A febbraio entra in vigore la legge nazionale sui consultori pubblici e il primo obbiettivo di lotta che appunto proponiamo è questo: noi li vogliamo come quelli che stiamo sperimentando, della donna e per la donna. Non ambulatori con un’assistenza limitata alla semplice visita ginecologica e neppure servizio pubblico autoritario subito dalla donna,
quale è il consulotrio per i problemi che per noi a Roma è già una pratica della coppia, prospettato dalla legge e dai progetti di legge dei riformisti, dove l’oppressione ci viene riproposta nell’identità coppia-famiglia. Il punto più importante della piattaforma è in ogni modo quello che riguarda l’aborto: nelle prime 10 settimane va fatto nel consultorio con il metodo dell’aspirazione. Non solo: nel consultorio va riportata e rielaborata tutta l’esperienza dei nuclei operativi formati da donne che praticano l’aborto appunto con il metodo dell’aspirazione. Questi nuclei rappresentano un primo livello di autogestione della salute della donna poiché, utilizzando lo strumento dell’autovisita e della visita collettiva affrontano in maniera diversa e con autonomia i problemi del nostro corpo. Partendo dalla contraccezione e dallo aborto, nella pratica reale del self-help e dunque non ideologica e tantomeno ideologicamente imposto, si sviluppano tra di noi momenti di autocoscienza allargata, nel recupero emotivo e insieme politico di noi stesse a soggetti antagonisti delle strutture di potere che ci opprimono. Ed è per questo che i nostri consultori non sono «centri dell’aborto», ma «punto di riferimento politico e di aggregazione delle donne per la costruzione di un movimento unitario, autonomo». Questa la proposta fatta alle compagne riunite a Firenze e ohe facciamo a tutti i collettivi di donne e a tutte le donne, una proposta
A Firenze l’appuntamento è per il 14 marzo, per costruire insieme una linea comune di lotta, frutto di quella che ogni giorno imponiamo con la nostra militanza e la nostra partecipazione.