prontuario di morale cattolica

come nasce una madonna

de “teologie morale” di padre teodoro da torre del greco, scritto nel 1957

febbraio 1976

Art. 221 ovvero «l’educazione alla castità».

 

Paragrafo I). I mezzi suggeriti dalla religione per quest’allenamento alla purezza sono «la fuga delle occasioni pericolose; ozio, malinconia, solitudine, letture cattive che eccitano la fantasia e le passioni». Occorre poi «educare il sentimento del pudore» e «un continuo addestramento alla vittoria su se stesso». Di fronte a «un abito contratto di incontinenza che mette a dura prova la volontà di resistenza si può ricorrere anche a mezzi medicamentosi tendenti a diminuire la eccitabilità degli organi genitali».

 

Art. 1 (che fa parte del cap. II del libro, intitolato «I peccati opposti alla castità»): riguarda la lussuria in generale. Eccone la definizione (che il prontuario chiama «nozione»): «la lussuria è il desiderio e il godimento disordinato dei piaceri del senso…». E quali sono le cause della lussuria? Il prontuario ne stende un minuziosissimo e segretamente compiaciuto elenco: «alcune sono esterne comuni», ammonisce «come l’ozio, il cattivo esempio, la solitudine, i balli e gli spettacoli osceni, l’eccessivo mangiare e bere, le cattive compagnie, le scuole perverse». Altre, incalza Padre Teodoro, sono «esterne e personali, come andare a cavallo, usare vesti strette, bevande soporifere, dormire supinamente, stare solo con la fidanzata etc.». Ci sono poi le cause interne: «la trascuratezza nella pulizia dei genitali, ritenzione di urina, scabbia, scrofola, tisi polmonare, artrite, paralisi progressiva dei dementi, epilessia, satinasi, ninfomania etc.». Non basta: vi sono cause che «influiscono gravemente nella dilettazione venerea: per esempio toccare le parti disoneste di una persona d’altro sesso» mentre altre, tipo «guardare con insistenza una bella donna» hanno una influenza leggera sulla dilettazione medesima.

 

Art. 226: «Lo stupro». In senso lato, è «la violenta oppressione di una donna sia vergine, sia non vergine o maritata, contro la di lei volontà». In senso stretto è invece «la violenta oppressione di una vergine». La violenza può essere sia fisica che morale. In quanto alla donna minacciata di stupro, essa deve «resistere con tutte le sue forze, interiormente e esteriormente; tuttavia non è tenuta a usare mezzi straordinari se non vi è il pericolo del consenso».

 

Art. 238: «Modelli per i pittori». E’ da riprovarsi, sentenzia Padre Teodoro, «la consuetudine vigente in molte accademie di esibire ai pittori modelli di donne, coperte solo nelle parti genitali. Quelli che per necessità sono costretti a frequentare simili accademie, usando le dovute cautele, sono scusati. Le donne, invece, mai possono esibirsi completamente nude per tali scopi, sia perché diventano occasione di peccato, sia perché non vi è proporzione tra lo scopo a cui serve la loro nudità con la cooperazione al male che si dà».

 

Art. 207 sull’aborto: «L’aborto volontario direttamente procurato è gravemente illecito. L’infamia di una giovane, la vendetta di un padre o del marito, il dovere di sostenere la prole, non possono giustificare l’ illeicità dell’aborto». Viene giustificato il caso di una fanciulla stuprata, «alla quale è lecito espellere il seme o renderlo sterile, purché ciò avvenga immediatamente dopo la copula; in questo caso si verifica la difesa contro l’ingiusto aggressore».

 

Art. 203: sulla difesa della vita umana. I difensori a oltranza del feto, di cui padre Teodoro è vessillifero, così si esprimono per quanto riguarda la difesa dell’essere umano, una volta generato: «abbreviarsi la vita di più anni è lecito solo per una necessità morale o per l’esercizio della virtù». Così è lecito, anche solo «a scopo di onesto guadagno» che i fabbroferrai stiano continuamente a contatto col fuoco, che i minatori lavorino in miniera, che i lavoratori maneggino veleni che possono produrre intossicazioni…

 

Art. 208: «Parto indolore». Può avvenire in tre modi: a) con anestesia; b) con ipnosi; e) con metodo psicoprofilattico. Ecco la «valutazione scientifica e morale» dei tre metodi. «Il primo altera sostanzialmente il carattere naturale del parto, richiede assistenza continua da parte del medico» tuttavia è lecito (bontà loro). Il secondo metodo comporta riserve più forti, perché implica «una soppressione della coscienza dell’atto» in quanto la madre non partecipa attivamente alla nascita della sua creatura, ma, per non soffrire, dorme. «La sofferenza della madre, infatti, è la chiave che apre la porta all’amore materno in tutti gli animali, dalla termite alla balena. Dove il dolore è diminuito, l’amore e le cure sono diminuiti» (dal dizionario di morale professionale per i medici). Il terzo metodo non ha nulla di criticabile dal punto di vista morale, concedono i sacri padri perché (notare la finezza) «se si riescono a eliminare i dolori e la paura del parto, spesso si diminuisce con ciò l’incitamento a commettere atti immorali nell’uso dei diritti del matrimonio».