biografie

ildegarda la visionaria

quanto erano artificiose le visioni di ildegarda di bingen? è certo che seppe usarle per acquistare il prestigio e il potere che le consentirono di fondare conventi divenuti importanti centri di attività intellettuale e scientifica

marzo 1982

La “visione” era un genere letterario ed una specie di “itinerario filosofico” in uso nell’ambito della cultura teologica medievale adottato, soprattutto, dalle religiose che avevano idee, intuizioni, opinioni da esprimere e sentivano la necessità, forse inconsapevole, di mimetizzarsi come soggetto pensante e di fornire un supporto ineccepibile alle manifestazioni del loro pensiero. Visionarie furono, tra le altre. Elisabetta di Schònau. Matilde di Magdeburgo. Birgitta di Svezia, sino alla più nota Giovanna d’Arco. Fra tutte queste occupa un posto di rilievo Ildegarda di Bingen, detta la “profetessa della Germania”.
Con ciò saremmo indotti ad immaginare una monaca visionaria, nel senso comune del termine, un po’ isterica, molto ignorante, forse malata, che. grazie a strani influssi che era in grado di esercitare, ed ai pregiudizi e alle superstizioni del medioevo, riuscì ad avere una influenza sproporzionata ai suoi meriti.
In realtà Ildegarda fu una donna estremamente pratica, fondò organizzò e diresse conventi importanti dando ampia dimostrazione della sua capacità di muoversi autorevolmente sia nell’ambito spirituale che in quello pratico, giuridico ed economico. Nata da nobile famiglia francone, all’età di otto anni entrò nel monastero di S. Disibodenberg di cui era badessa una notevole figura di donna. Jutta di Sponheim, che le insegnò la lettura dei Salmi, allora una delle prime vie dell’apprendimento nei conventi, ed a rejouir sulla lira a dieci corde. Grazie alla qualità delle sue doti naturali, ed alla intensità della vita spirituale acquistò ben presto posizioni di prestigio e divenne badessa nel 1136, alla morte della sua maestra e guida. La vita di Ildegarda non si esaurì nel monastero, affrontò numerosi viaggi, impresa non da poco nel tempo, fu nella valle del Reno, in Franconia, in Lorena e in Svevia, ovunque ricercata ed accolta quale consigliera e lume non solo in questioni religiose e spirituali, ma anche politiche e civili. Su tutti questi argomenti tenne una intensa corrispondenza con pontefici, re e regine ai quali non fece mancare consigli e previsioni che. in verità, sembrano più spesso dettati da una acuta osservazione della realtà contemporanea e da buon senso, che non da messaggi ultraterreni. La santa visse un periodo denso di preoccupazioni politiche e religiose, la Chiesa si opponeva all’impero, in un conflitto che lascerà tracce profonde nella storia medievale, mentre, da un’altra parte, doveva fronteggiare il pullulare sempre più irrequieto di nuove correnti religiose che spesso sfociavano nell’eresia.
Nell’XI e XII secolo la dottrina della Chiesa non si era ancora completamente sviluppata e le zone di incertezza erano molte. Gli uomini e le donne, del medioevo sapevano con certezza che la salvezza veniva attraverso il messaggio di Cristo, ma i modi e le forme con cui questo messaggio era trasmesso erano ancora indefiniti, ed in un certo senso più liberi. In tali condizioni si diffusero, soprattutto a partire dal XII secolo, numerose eresie che avevano in comune, come concetto fondamentale, la pratica letterale dei precetti evangelici. Tutte furono contrassegnate da uno spiccato carattere pauperistico destinato ad essere un’arma formidabile nelle mani di agitatori politici e sociali che. come in ogni epoca, non mancavano. Nei confronti dì questi movimenti Ildegarda mantenne un atteggiamento fermo che condivise con S. Bernardo, con il quale mantenne intensi rapporti epistolari, così come con il papa Anastasio IV al quale annunziò la distruzione di Roma che difatti avvenne di lì a poco, nel 1154. A Corrado III aveva pronosticato lo scisma ed eventi dolorosi, che puntualmente si verificarono. Con Federico I entrò in un contrasto che assunse toni accesi, non erano temperamenti facili e la nostra monaca mostrò uno spirito polemico e combattivo. Anche l’imperatore ebbe la sua parte di “profezie” ma predire un regno difficile a Federico Barbarossa non voleva dire essere “visionarie”, la profezia non era difficile. Quando decise di fondare il convento di Rupertsberg, vicino Bingen, disse che il luogo le era stato indicato dalla Vergine e dagli angeli. Con simili protezioni sarebbe stato arduo, per il papa e per l’imperatore, rifiutare appoggi e denaro.
Il monastero divenne un centro importante di vita spirituale ed intellettuale, qui. come in altri conventi benedettini, le religiose si dedicavano alla trascrizione e miniatura di manoscritti, ai lavori manuali ed artistici come il ricamo dei paramenti sacri, la maggior parte dei quali sono purtroppo andati perduti, ed insieme ad essi delle preziose testimonianze della creatività femminile.
Un’altra importantissima funzione dei conventi fu quella di istruire ed educare le figlie delle famiglie nobili. A partire dalla fine del XII sec. le benedettine non furono più in grado di assolvere questa fondamentale funzione, i loro conventi divennero soprattutto dei ricoveri e dei pensionati in cui si inviavano bambini e ragazze, piuttosto che luoghi di istruzione liberamente scelti. Altri ordini subentrarono, come educatori, soprattutto importante fu quello Circestense. Il numero delle donne che aspirava alla vita monastica crebbe a dismisura nel secolo seguente, tanto da provocare delle misure come quella che proibiva l’ammissione di nuove religiose nei conventi o la fondazione di altri monasteri. La spiritualità femminile, e il desiderio delle donne giovani di sottrarsi al mondo secolare che diveniva per loro sempre più ingrato, portarono alla istituzione delle Beghine, che ebbe un grande successo per tutto il ‘200 e fu guardato con sospetto, dalle gerarchie ecclesiastiche, per quel tanto di eretico che vi spirava.
Per quel che riguarda il problema complesso, e tutto sommato misterioso, delle visioni di Ildegarda, e comprenderne il significato, bisogna rifarsi all’epoca in cui la santa visse ed alla sua personalità. Certamente è difficile dire quanto di artificioso vi sia nelle complesse descrizioni di immagini che le si presentano alla mente; quanto, cioè, sia da imputare ad effettive manifestazioni oniroidi proprie di un soggetto isterico, forse metereopatico. e quanto invece non vada riferito alla necessità di trarre una garanzia di verità dalla affermazione della diretta origine divina. Ildegarda insiste sempre sulla sua posizione di tramite, precisa che le visioni la colgono “non in somnis nec in extasi, ma vigilans corpore et mente”, è a mente desta, con tutti i sensi attivi che avviene la ricezione che. inoltre, si manifesta interiormente e non attraverso la vista o l’udito.
Ildegarda si lamentò sempre per la sua salute malferma, ed i monaci Teodorico e Gotofredo. i suoi biografi contemporanei, la descrivono soprattutto nei suoi aspetti di santa visionaria e tutta spirituale. La storia della sua vita e delle numerose instancabili attività, nelle più svariate direzioni, contraddicono questa immagine di profetessa semi-inferma, ed il tono delle numerose lettere, inviate ai potenti della terra, è quello di una donna energica e combattiva che dimostra spesso di avere i piedi ben piantati in terra. Ed infatti visse sino ad ottantuno anni, età ragguardevole soprattutto nel medioevo, affrontando quotidianamente una ingente mole di lavoro. I suoi lavori nel campo delle scienze naturali la fanno ritenere come la fondatrice della storia naturale e scientifica, mentre i trattati di medicina e farmacologia ne fanno la prima donna medico-scrittrice, almeno in Germania. A questo proposito è nata la leggenda, che non trova conferma però nella storia, dei suoi rapporti con Trotula de Ruggiero che visse a Salerno nell’XI secolo, nel periodo aureo della Scuola Medica Salernitana, La prima pubblicazione delle sue opere è dovuta alla iniziativa dell’arcivescovo di Magonza ed agli incoraggiamenti di Bernardo di Chiaravalle e del papa Eugenio III.
La trilogia, soprattutto, ebbe grande fortuna e divulgazione nel corso del XII e XIII secolo; più recentemente, nel secolo scorso, una attenzione particolare fu dedicata alle opere di medicina popolare e di storia naturale. La sua fama, oltre che alla copiosa cor-
rispondenza, ad opere minori teologico-allegoriche. a scritti di storia naturale e di linguaggio e a trattati di farmacologia e terapeutica, la sua fama, dicevamo, è legata alla trilogia delle opere visionarie scritte in un arco di 30 anni, tra il 1141 e il 1173. che ebbero grande diffusione e fama. Nel “Liber Scivias” e nel “Liber Vitae Meritorum” ricorrono temi comuni, il vizio e la virtù, il bene e il male. Dio e Satana e la salvezza eterna. Il terzo volume “Liber Divinorum Operum” mostra uno sforzo maggiore di approfondire le sue condizioni cosmologico-scientifiche.
Ildegarda di Bingen, grazie alla ricchezza e vastità dei suoi interessi e dei campi esplorati, è una di quelle personalità che presentano interesse sempre rinnovato in tempi diversi e per lettori di generazioni successive. Durante il medioevo, fra i suoi scritti, ebbero successo e fama soprattutto le opere di carattere preminentemente religioso-profetico, l’interesse dei suoi contemporanei, d’altro canto, si appuntò sugli aspetti mistici e profetici della sua singolare personalità. In tempi più recenti, come abbiamo visto, l’interesse si è concentrato di più sugli scritti di medicina e di storia naturale; per noi contemporanei mi sembra possano essere significativi gli Studi della monaca sulla collocazione ed interdipendenza tra parola ed immagine, tra la sequenza del discorso verbale e la serie degli episodi figurali collegati alla descrizione delle Visioni. In tutti i suoi scritti, comunque, speculazione teologica e filosofica si intrecciano costantemente alle formulazioni derivate dallo studio della medicina, astronomia, botanica, in un sistema complesso, spesso complicato, dove i diversi piani: spirituale, scientifico e storico non sono separabili e partecipano di quel filone, enciclopedico e pansofistico. particolarmente fiorente nel corso del medioevo. Anzi è proprio nel campo della medicina e delle scienze naturali che troviamo le intuizioni più interessanti e originali di Ildegarda. Notevole è l’opinione che la terra giri intorno al mondo, che le stelle fisse si muovono e che il sangue circoli nell’organismo. A questo punto si pone un altro problema, quello della cultura, o dell’ignoranza, della monaca che si serve di due collaboratori ai quali detta i suoi lavori: Volmaro e poi. alla sua morte. Guiberto di Gambloux. I due monaci hanno il compito di scrivere in latino corretto tutto ciò che viene loro dettato, ma l’intervento attivo e lucido dell’autrice appare in tutta l’opera; essa accetta solo correzioni grammaticali e raccomanda sovente a Guiberto di nulla aggiungere o togliere di quanto gli viene dettato, né di abbellire la forma.
L’intelligenza di Ildegarda, la sua capacità di osservare, comprendere e descrivere la realtà sono indubbiamente notevoli, la sua cultura accademica, forse, lascia un po’ a desiderare; solo in tal modo si possono spiegare certe considerazioni completamente originali e le osservazioni sul mondo della natura e sul corpo umano a cui la scienza ufficiale arriverà solo nel XVII secolo. Data la limitata dimestichezza con la filosofia antica Ildegarda non si fa intimidire “dalla eccessiva autorità di Aristotele e dalla insipienza dei suoi commentatori”, si limita a descrivere ciò che osserva sia pure con i limitati mezzi di cui dispone.