editoriale
Alla fine questo giornale riesce ad essere in edicola. Dopo il numero di prova, non eravamo state capaci di pubblicarlo: la ragione prima delle nostre difficoltà — che sono ben lontane dall’essere superate — è. nella nostra scelta di autonomia. E poiché è un fatto scontato che non è possibile una autonomia di contenuti e quindi anche polìtica, se non si dispone di una autonomia finanziaria, il risultato è che a noi mancavano, puramente e semplicemente, i soldi. Un giornale come questo costa, di carta, stampa e distribuzione, otto milioni di lire, ogni mese, per cinquantamila copie: a parte sarebbero le spese di affitto di una stanza per lavorarci, impianto e bollette del telefono, quotidiani e settimanali da comprare, insomma quelle che si chiamano « spese di redazione »: a parte, ancora, sarebbero le retribuzioni di chi lavora al giornale. In quanto alla prima voce del nostro bilancio, abbiamo trovato un editore, Dedalo, che crede in questo progetto, e copre le spese di carta, stampa ecc. Le spese di redazione speriamo che siano le donne che comprano e che sì abbonano ad Effe, a permetterci di pagarle: abbiamo già avuto, pur non essendo ancora in edicola, un centinaio di abbonamenti. Le nostre retribuzioni, infine, di noi che facciamo il giornale, sono state soppresse: lavoriamo gratis. Cosa che ci costringe ad un altro lavoro per vivere.
Eppure ci siamo ostinate a fare Effe: perché, secondo noi, le donne hanno il diritto dì dire quali sono i loro problemi, i loro sentimenti, anche le loro rabbie, e dirlo da sé, senza farselo raccontare da altri: e tantomeno da direttori di certe riviste, ed. per la donna, un maschio ammiccante che si permette di chiamarle gattine, o un eroe della bassa padana che invia le sue indossatrici a posare in abito da sera sulle rovine di Hanoi.
Vogliamo parlare, testimoniare, pensare, lottare in proprio. Il nostro giornale cercherà quindi di fare due cose: a) dare la parola alle donne sulla questione femminile, cioè farle parlare in prima persona dei propri problemi: in questo numero, per esempio, tra l’altro, l’aborto, la violenza fisica (cui le donne appaiono più esposte degli uomini, nel rapporto privato); b) dare tutte le informazioni possibili sulle donne eliminando l’ottica distorta con cui finora sono state compilate le notizie.
Infine, una precisazione: chi scrive, prepara, fa questo giornale è sempre una donna: ma le redattrici e le collaboratrici di Effe hanno una formazione professionale e anche politica diversa, hanno diverse esperienze di vita: rimane quindi tra noi un dibattito che consideriamo positivo nella analisi della condizione femminile.
Non abbiamo dogmi da imporre. Siamo contrarie a tutte le forme dì censura che le donne hanno sempre dovuto subire e crediamo che una analisi valida possa nascere soltanto dal confronto delle diverse interpretazioni e dalle diverse esperienze.
Da ciò deriva il voluto contrasto tra le impostazioni di alcuni articoli: dal femminismo radicale della Germaine Greer alla valutazione della Franca Pieroni Bortolotti. Tendiamo così a stimolare il dibattito di tutte le donne sulla nostra comune realtà.