esteri
parigi, oh cara…
un convegno sulle donne e la cultura in italia. al centro george pompidou: poesia, scrittura, cinema, architettura, politica attraverso gli interventi di alcune fra le più note esponenti in questi campì
L’Istituto Culturale Italiano di Parigi ha organizzato, nel mese di marzo, una serie di manifestazioni relative ai vari aspetti della cultura italiana, dedicando tre giorni, dal 13 al 14, al tema “Donne e cultura in Italia”. “Il significato che può assumere oggi, dopo dieci anni di femminismo militante, una rassegna di cultura femminile italiana è soprattutto quello di mostrare e analizzare come, nel quadro più ampio dell’attuale situazione della cultura in Italia, dal boom della poesia alla crisi del cinema, si inserisce la donna in qualità di produttrice di arte e cultura — affermano Ivana Nigris, Giustina Laurenzi e Carmen Pignataro organizzatrici della rassegna — “Non basta più, anzi può addirittura essere controproducente per le stesse donne, produrre arte e cultura in un contesto esclusivamente femminile: il rischio, tante volte dibattuto, è quello della ghettizzazione. (…) Una rassegna di cultura può quindi funzionare, oggi più che mai, soltanto se passa attraverso una analisi dei rapporti di produzione e su quanto questi possano condizionare la libera espressione dell’artista e dell’intellettuale, uomo o donna che sia. Ma proprio se si analizzano i rapporti di produzione, non si può non tener conto delle maggiori difficoltà che la donna deve affrontare”. La manifestazione, svoltasi presso Le Centre Georges Pompidou, si è dunque articolata in due momenti essenziali: la proiezione di films e filmati tra i più significativi degli ultimi anni firmati dai nomi maggiormente rappresentativi nel settore: Rony Daopoulo, Annabella Miscuglio, Loredana Rotondo, Loredana Tordi, Dacia Marai-ni, Giustina Laurenzi, Paola Raguzzi, Gabriella Rosaleva, Lu Leone, Tilde Capomazza, Annalisa Scafi, Delfina Di Bugnano; e quattro tavole rotonde incentrate sulle problematiche relative alla donna inserita nell’attuale crisi economica e posta di fronte alle proprie esigenze di produzione artistico-culturale.
donne e crisi
La prima tavola rotonda, “La donna italiana all’interno della crisi”, è stata aperta dall’intervento di Daniela Colombo che ha messo in evidenza i profondi mutamenti della struttura economica italiana negli ultimi anni, sottolineando come tutta la società, e le donne in particolare, siano state soggetti di radicali trasformazioni, grazie al contributo di un’avanguardia femminista alle cui lotte si devono, tra l’altro, quelle sostanziali modifiche che rendono la nostra legislazione una tra le più avanzate del mondo. “Mentre normalmente ci si trova di fronte al problema di una effettiva carenza di leggi — ha precisato Tina Lagostena Bassi riallacciandosi all’intervento della Colombo — per cui è la realtà che stimola l’evoluzione legislativa, nel caso delle donne la legislazione è molto più avanzata rispetto alla realtà. La lotta delle donne deve dunque mirare a rendere effettivi quei diritti che le leggi sanciscono. Quante sono le donne che ricoprono cariche di effettivo potere ai vertici dei partiti? Quante nel PRI, nel PSI o nel PLI? – ha poi proseguito la Lagostena Bassi, indicando in una maggiore presenza delle donne a livello istituzionale uno degli obiettivi essenziali da raggiungere. Le leggi non bastano: è necessario a questo punto un apparato socio-politico che le renda efficaci.
poesia e vita
Assai discusso l’intervento di Maria Antonietta Macciocchi di cui pubblicheremo nel prossimo numero una sintesi, seguito da quello della Schiavo che ha posto l’accento sui problemi dell’emigrazione: straniera tra gli stranieri, la donna emigrata si trova posta a confronto con una realtà dalla quale è costretta a difendersi per non perdere completamente la propria identità e la propria cultura. Alla tavola rotonda su “Il ruolo delle donne nello spettacolo: la ricerca creativa e intellettuale” hanno partecipato Tilde Capomazza, Rony Daopaulo, Annabella Miscuglio, Anna Maria Tato, Dacia Marami, Giovanna Gagliardo e Loredana Rotondo. “Il cinema è un mezzo, una forma di linguaggio attraverso ti cui esprimere se stessi”. Ha affermato Dacia Marami. “Ma purtroppo, le donne sono delle immigrate nel mondo del cinema, come in tutto il mondo della cultura. La produzione cinematografica è troppo spesso rivolta verso quei films commerciali da cui le donne sono escluse anche come semplici spettatrici, poiché si rivolgono a un pubblico e ad un ‘gusto’ prioritariamente maschile”. “Commerciale e pornografico non sono sempre sinonimi — ha proseguito Giovanna Gagliardo — Le donne devono fare films commerciali e attraverso questi cambiare il gusto del pubblico affinchè muti il concetto stesso di ‘commerciale’. Purtroppo il problema reale con cui ci si scontra è quello dei costi, quello della produzione dal punto di vista economico “. “Donne e scrittura” è stato il tema della terza tavola rotonda. “Ciascuna scrittrice ha un proprio rapporto con la scrittura” — ha esordito Bianca Maria Frabotta — “Finalmente le donne non hanno più paura di dire ‘io’ o di essere accusate di narcisismo. Io credo che le donne siano più portate degli uomini a mettere in relazione la realtà e la poesia: ma fino a che punto la poesia penetra nella vita di una scrittrice? Per avere qualche esempio di grossi nomi di poetesse bisogna guardare al ‘500, poi il vuoto, sin quasi al ‘900”. È quanto afferma Dacia Marami cui incalza la Frabotta: “Ecco, il punto è questo, non abbiamo modelli!”. “Non vedo perché dovremmo avere modelli, — è Amalia Rosselli che risponde — per me Rimbaud è una donna, come Montale!”. “È impossibile non avere modelli, invece; — prosegue la Frabotta — è impossibile che la poesia non abbia sesso poiché si basa sull’immaginario e sul simbolo che sono sessuati. Il linguaggio non ha sesso, ma l’immaginario che lo condiziona sì”. “D’altra parte — sottolinea la Marami — la libertà è un potere; se non si ha questa libertà è allora necessario un modello, questo vale per tutti, e anche per le donne”. La manifestazione si è conclusa con la tavola rotonda “Donne e architettura – Donne e arti plastiche” cui hanno partecipato Lea Vergine, Donatella Mazzoleni e Titina Maselli. “Le donne possono dare un nuovo contributo all’architettura, — è quanto è stato ripetutamente sottolineato nei diversi interventi — poiché la donna ha una diversa concezione del corpo, una particolare coscienza dello spazio che le deriva dal fatto stesso di abitarlo, di viverlo, di usarlo. Ciononostante i progetti di questi spazi sono essenzialmente maschili, mentre le donne sono costrette ad occuparsi per lo più della ricerca o, nel migliore dei casi, a lavorare a fianco dell’uomo che solo svolge il ben più gratificante ruolo creativo”.