amore morte morale, sociale e….”sogno”
Sì, lo confesso: leggo Sogno e Grand Hotel tutte le settimane. Mi divertono anche, mi divertono molto, per la mia solita abitudine di andare a leggere tra le righe. Sono appena uscita dalla lettura del n. 11 (ottobre 75) di Kolossal, intitolato «Mentre si avvicina la signora in nero» interpreti Michela Roc ed Heros Zamara. Se non siete esperte di questo genere di letteratura questi due nomi non vi diranno niente, altrimenti saprete che Michela Roc sta al fotoromanzo italiano come Claudia Cardinale al cinema, è quindi una star di notevole importanza ‘(e notevolmente importante è l’influenza che ella — o chi parla attraverso la sua bocca — ha sulla donna italiana).
Heros Zamara è un attore di minore importanza; fa sempre parti secondarie, il fratello, l’amico, mai LUI, forse perché ha un po’ troppo l’aria da bambino; in questo fotoromanzo invece assurge al rango di primattore, forse proprio per questo (perché sembra giovane e perché raramente fa la parte di primo amatore). (Altro avviso per chi notì conosce questo tipo di letteratura: la casa Lancio, che produce Sogno, Kolossal e parecchie altre riviste, utilizza un numero limitato di attori, sempre gli stessi — diversamente dalla casa editrice di Grand Hotel o di altri fumetti più tradizionali — per cui la stessa prima donna si risposa, rifidanza, riaccoppia etc. con lo stesso primattore un numero di volte infinito, senza nemmeno molte variazioni). Allora, insomma, questo famoso fotoromanzo che tanto mi ha colpita e che vado dunque a raccontarvi, comincia con Michela Roc (biondissima bellezza tradizionale) che fa la parte di una giovane vedova — ‘si insiste molto sul fatto che ha 30 anni, non uno di più, non uno di meno — che ha seppellito da un periodo di tempo sufficiente a smettere il lutto un marito molto più vecchio di lei, sposato per istigazione della madre, e, ovviamente, molto ricco. Michela — che nel romanzo si chiama Delia — vive con la madre — colei ohe la istigò al matrimonio con il fu ricco — e il rapporto tra le due è di totale mancanza di dialogo. Anzi direi che il rapporto non esiste. Mamma: «Accendi il televisore. C’è un programma sugli scavi archeologici. Deve essere interessante». Delia: «Vedilo tu, io non ho voglia». Delia, che fa vita ritiratissima, va, spinta dalle insistenze della madre (in fondo Delia è ancora giovane, potrebbe trovarsi un secondo marito, ovviamente sempre ricco) e di un’amica la quale, guarda caso, ha anche lei sposato un vecchio ricco, a un party. Incontra Teo, giovane povero, amico del figlio del pa-dron di casa (il vecchio ricco che ha sposato l’amica). Nel fotoromanzo Delia ha 30 anni, Teo 22 (nella realtà hanno forse la stessa età) e tutto il dramma si impernia su questo fatto: lei è più vecchia!!! Tragedia, tragedia. La storia va avanti per parecchie pagine, tra cedimenti di lei (lui si innamora subito, con la debita spensieratezza e incoscienza dei ventiduenni) che sì, lo ama, però pensa allo scandalo e ha paura delle reazioni di mammà, oltre che di quelle del mondo, sue ritirate («No, non ci andrò. Mi sembra tutto così assurdo, è appena un ragazzo…». «È assurdo… è pazzesco… io…». «No, non è vero. Non è possibile. Dobbiamo dimenticare», suoi dubbi sulle di lui intenzioni e motivazioni. («Cosa ti sei prefisso di ottenere da me, Teo? Preferirei che me lo dicessi francamente». «Se è denaro che vuoi, sono disposta ad aiutarti senza che tu debba…»; la frase è lasciata in sospeso. Senza che tu debba che? Fingere? Amarmi? Sposarmi? Scoparmi?), scene pseudoerotiche (in questi romanzi il dilemma morale «si scopa o non si scopa fuori del matrimonio?» è risolto con trucchi furbissimi, tipo mostrarci lui e lei, dopo uno stacco dalla scena precedente — si capisce cioè che è passato un po’ di tempo — completamente vestiti, ma con l’aria smarrita, su un letto. Domanda: petting, coito o niente? La questione morale rimane irrisolta), domande di matrimonio di lui e finale rifiuto di lei. Motivazione del rifiuto: «No, ragiona, hai pensato come sarò io tra quindici anni?». «Sarai bellissima come adesso». «No, guardiamo in faccia la realtà, sarò già vecchia». «Sciocca, fra 15 anni sarai ancora più bella». «Teo ti amo tanto e domani ti amerò più di ora. È inevitabile, perché quando si invecchia ci si aggrappa disperatamente a chi si ama». «Non è meraviglioso?» (Gulp). «Per me no, perché sarò infelice. Sì, infelice perché soffrirò pensando che tu fai finta di non vedere le mie rughe e di non accorgerti della differenza che c’è fra me e le donne dei tuoi amici». Si impone una certa riflessione. Fra 15 anni lei ne avrà 45 (Brigitte Bardot e Sofia Loren sono vicine a quell’età, tanto per dire le prime che mi vengono in mente), ma lui ne avrà pure 37, non credo che sarà rimasto eternamente ventiduenne. Sì, forse lei, non disponendo dell’estetista della Bardot, avrà qualche ruga. Ma anche lui, avrà messo su la pancetta. Ma soprattutto non si capisce perché sia accettabile l’accoppiamento (da lei precedentemente sperimentato) uomo vecchio-donna giovane e non viceversa. Anzi, l’accoppiamento u.v.-d.g. è presentato come estremamente paraculo (l’u.v. ha i soldi). Direi di più, cioè vorrei andare più a fondo nell’analisi di questo romanzo. L’amore non c’è nel rapporto della donna giovane con l’uomo anziano (non c’è in questa particolare storia, dove appaiono due coppie di questo tipo) però il matrimonio — e quindi le cose serie — va fatto con l’uomo ricco, quello approvato dalla società, e non con quello che si ama. Non vorrei essere qui fraintesa: non sto battendomi per la libertà di matrimonio (tenderei piuttosto a sopprimere questa istituzione) nemmeno mi sto battendo in favore dell’Amore Eterno, ma bensì per la libertà di rapporto umano e di rapporto sessuale, a lunga o a breve scadenza, fa lo stesso. Un’altra cosa che mi ha colpito è l’idea serpeggiante da un’inquadratura all’altra, che lei, avendo già 30 anni, sia con un piede nella fossa «Ti sei attaccata a lui morbosamente per rivivere una seconda giovinezza. È una specie di ribellione per gli anni ohe passano» dice l’amica che ha sposato il vecchio miliardario.
Aiuto! Io ho già 29 anni, vado per i trenta (il mio ragazzo ne ha 22, strana coincidenza) su per la colonna vertebrale mi sale un brivido: sono forse vecchia? Non me ne ero accorta. Sarà meglio che mi guardi allo specchio con più attenzione.
Ma il fotoromanzo non finisce qui. Siamo nel 1975, le italiane prendono (o almeno sanno che esiste) la pillola, si fa il referendum sull’aborto, c’è il divorzio. La storia non si conclude con questo secco rifiuto di lei, con questa sua totale acquiescenza alla morale corrente.
D’altro canto non c’è nemmeno il coraggio di dire apertamente: ragazze, andate con chi vi pare e mandate al diavolo mammà, i soldi e la morale corrente! Allora ecco spuntare un interessante finale compromesso. Delia e Teo si sposano, ma solo perché lei viene a sapere che lui è affetto da un male inguaribile e morirà entro un anno (lui ovviamente non lo sa)! Finalmente li vediamo a letto insieme (nudi sotto le lenzuola).
Lui muore a tempo debito, senza soffrire e senza sporcare, e lei si risposa, per la terza volta, con il medico di mezza età (ricco, ma guarda un po’!) che l’ha corteggiata discretamente per tutto il tempo. Come dire che tutto è bene ciò che finisce bene. Trovo divertentissimo leggere queste storie, perché mi diverte scoprire tutte le comunicazioni non espresse esplicitamente che ci sono dietro, che sono a vari livelli. In questo, per esempio, anche se appare superficialmente chiaro che il messaggio è: «obbedisci alla morale corrente — la morale corrente vuole che la donna si sposi con uno che ha qualche anno più di lei, accetta che si sposi con un vecchio, condanna che si sposi con uno più giovane anche di poco» in realtà io credo che il messaggio sia più sottile. La casa Lancio è la più moderna tra quelle che producono fotoromanzi in Italia ed è l’unica che ha osato toccare certi temi (aborto – divorzio – rapporti non tanto conformisti) (l’omosessualità resta però ancora il grande tabù) non osa proporne soluzioni anticonformiste, ma le fa perlomeno intravedere.
Però il pericolo si sposta, non si elimina. Il pericolo rappresentato dal lavaggio del cervello che ci viene fatto da queste pubblicazioni; il cui messaggio di fondo (aborto, divorzio, rapporti pre ed extramatrimoniali permessi o no) resta sempre: l’amore fra uomo e donna è la cosa più bella del mondo, è la soluzione di tutto, è l’unica cosa per cui vale la pena di combattere. I protagonisti e le protagoniste di questi fotoromanzi non fanno politica, non traversano depressioni nervose (a meno che siano causate dall’amore), non hanno interessi al di fuori dell’amore, e non li vediamo mai nell’atto di imprecare all’arrivo della bolletta del telefono.