houston: novembre 77
dall’america con furore
si è svolta a Houston nel novembre 1977 la prima conferenza nazionale delle donne americane. Fissati gli obiettivi di emancipazione.
dal 18 al 21 novembre, a Houston, nel Texas, ha avuto luogo la prima conferenza nazionale delle donne americane. La stampa italiana non -ne ha quasi parlato se non per sottolineare alcuni degli aspetti più folkloristici della conferenza; le cosiddette «americanate» che spesso ci appaiono ingenue e incomprensibili, quale la staffetta femminile che ha portato una torcia da Seneca Falls {dove nel 1848 si era svolto il primo incontro di donne) al centro congressi di Houston, o la presenza di tre mogli di Presidenti o ex-Presidenti americani. In complesso, è mancata sulla stampa italiana una seria valutazione del significato politico di questo avvenimento.
È chiaro che ha influito, su questa mancanza, il difficile momento che attraversano i rapporti tra le sinistre Italia- «ne e il governo degli Stati Uniti, il giustificato timore di «veti» o ingerenze nelle vicende già abbastanza complesse della vita democratica italiana. Ma ci sembra che sarebbe sciocco far confusione tra una dichiarazione del Dipartimento di Stato e le tendenze profonde della società americana, farsi prendere da un’ondata di anti-americanismo generico e chiudere gli occhi anche su quello che le donne americane hanno realizzato in questi anni. Effe si è occupata del movimento femminista americano nei suoi primi numeri; in seguito, anche noi ci eravamo lasciate influenzare dalla sensazione che il femminismo in America fosse morto, che avesse perso la carica rivoluzionaria dei primi anni e fosse stato inglobato dal «sistema». Molte donne americane sono venute a trovarci in redazione in questo ultimo periodo: femministe radicali come Ruth Hobbs, un ingegnere civile che lavora in un centro anti-violenza a Sacramento; Joyce Smith, che lavora con le donne di Watts, la «borgata» negra di Los Angeles dove si sono svolte le più violente rivolte nere degli anni ’60; Mary Ann Rossi, coordinatrice per l’attività legislativa della Commissione per la condizione delle donne dello Stato del Wisconsin e che lavora in un centro difesa delle donne che subiscono maltrattamenti e violenze; Ruth Clusen, presidente della Lega delle Donne Elettrici, una delle più note organizzazioni apartitiche degli Stati Uniti, fondata nel 1920, dopo la concessione del voto alle donne, per la formazione di una coscienza politica delle elettrici. Con queste donne abbiamo parlato di Houston e tutte sono state d’accordo nel dire che è stato un avvenimento estremamente importante.
La conferenza è stata organizzata con fondi federali messi a disposizione a seguito della Conferenza di Città del Messico nel 1975. Erano presenti 1842 delegate: 1442 elette in riunioni a li-velo statale alle quali qualsiasi donna poteva partecipare ed essere eletta; altre 400 nominate da una commissione nazionale affinché le donne invisibili della società (le povere, le donne delle minoranze razziali e quelle politicamente non consapevoli) potessero tutte essere rappresentate. Altre 14.000 donne e circa 1500 giornalisti erano presenti alla conferenza. C’erano delegate di tutti i gruppi oppressi e sfruttati: negre, di origine cinese e giapponese, pellirosa, messicane, eschimesi. C’erano donne anziane, giovani, sposate, divorziate, vedove, ricche, povere, radicali, conservatrici, democratiche, repubblicane e apolitiche. Ruth Hobbs stima che circa il 20% delle delegate erano conservatrici, a favore della famiglia., per intenderci.
Ma tutte erano consapevoli della necessità che la donna affronti da sola i propri problemi. Mescolate a femministe di lunga data, molte delle presenti non erano mai state ad un incontro di donne. E tuttavia queste donne, si erano riunite nella consapevolezza di avere un enorme numero di problemi in comune e tutte hanno dato il loro contributo a fare della conferenza di Houston un evento storico per tutte le donne americane. Ruth Clusen dichiara: «Anche per le donne che non fanno parte di organizzazioni femminili o che non si considerano parte del .movimento femminista, a Houston è successo qualcosa di importante. Qualcosa è cambiato nelle loro vite come risultato di questo incontro, anche se forse per il momento non se ne rendono conto». Nei quattro giorni della conferenza, c’è stato un enorme scambio di idee e esperienze tra le presenti all’interno e fuori dal Palazzo dei Congressi erano state organizzate mostre di ogni tipo, workshops, gruppi di studio, dimostrazioni di self-help, conferenze, banchi di artigianato femminile. E anche se a votare le risoluzioni finali sono state solo le delegate, il loro voto è stato certamente influenzato dai contatti con le altre donne. Mary Ann Rossi ci racconta di come, nel gruppo di lavoro per coordinare le iniziative in favore delle donne picchiate e maltrattate, si sia costituita addirittura un’organizzazione, segreta tra donne di 26 Stati per proteggere le donne minacciate di vita, per farle passare di nascosto ad un altro Stato e trovare loro casa e lavoro.
Le 25 risoluzioni approvate a Houston (su 26 presentate) coprono i settori più disparati: dalla costituzione di case per le donne picchiate dai mariti, al diritto delle madri lesbiche ad avere la tutela dei figli; da un piano nazionale di assicurazione malattia con speciali previdenze per le donne, alla estensione dei benefici della previdenza sociale alle casalinghe; dalla ridefinizione del termine «violenza carnale» di modo che le leggi anti stupro considerino anche le mogli come possibili vittime di stupro da parte del marito, a una campagna federale per accordare libero accesso al credito bancario a tutte le donne; da una campagna per l’estensione della istruzione bilingue per le donne delle minoranze razziali, alla costituzione di programmi federali per far fronte alla condizione di isolamento, povertà e disoccupazione delle donne delle aree rurali. L’unica risoluzione non approvata riguardava la costituzione di un Ministero per la condizione femminile. Le tre risoluzioni principali, sulle quali c’era stato il timore che la Conferenza si spaccasse, riguardavano l’approvazione dell’emendamento costituzionale sulla eguaglianza dei diritti, la libertà di riproduzione, che includeva la questione dell’aborto e il finanziamento pubblico non solo dell’aborto, ma della maternità in generale, nonché la fine di ogni pratica di sterilizzazione involontaria e infine la risoluzione sulla libertà sessuale. Eppure si è votato, e si sono evitate spaccature e scissioni. La questione dell’omosessualità è stata veramente il punto focale dell’intera conferenza. Il movimento delle donne americano per molti anni è stato diviso proprio a causa della presenza dei gruppi omosessuali. Improvvisamente, come ci racconta Ruth Hobbs, è stato come se tutte quelle donne, che per mesi e mesi erano state occupate a discutere di asili nido o di problemi di occupazione femminile, improvvisamente si fossero ricordate che l’intero movimento femminista era nato dalla oppressione sessuale e dalla solitudine sessuale che le donne avevano finalmente avuto il coraggio di denunciare. La stessa Betty Friedan, che aveva preferito fare una scissione nel NOW piuttosto che dare spazio alle omosessuali, a Houston si è alzata dicendo: «sono nota per essermi sempre opposta alla omosessualità, e difatti lo sono stata. Devo dire che essendo nata nel villaggio di Peoria ed avendo amato degli uomini, ho sempre avuto problemi a questo riguardo. Ma oggi capisco che dobbiamo aiutare le donne lesbiche nella conquista dei loro diritti». Quando la risoluzione è stata approvata con pochi voti contrari migliaia di palloncini sono volati con la scritta «we are everywhere» (siamo dovunque) e la sala della conferenza è stata invasa da donne che ridendo e piangendo insieme si abbracciavano. Certo il diritto alla preferenza sessuale è passato come diritto civile, ma è stato comunque un atto rivoluzionario.
In quel momento, con quel voto, le donne americane hanno dimostrato di essere migliori degli uomini, E infatti impossibile immaginare una riunione di questo tipo, ma tra uomini, in cui i presenti — superando le loro paure e i loro pregiudizi sessuali — riescano alla fine ad abbracciare come fratelli gli aborriti omosessuali, come hanno fatto le donne riunite a Houston. Kate Millet, che era presente con la sua tessera di giornalista e non di delegata, ha commentato; «questa è la cosa più rivoluzionaria che le donne potessero fare. Io non sono mai stata molto favorevole all’idea che le minoranze discriminate debbano cercare di essere migliori della maggioranza. Ma per le donne questo non vale. Le donne hanno dovuto combattere così duramente per ottenere un giusto riconoscimento dei loro diritti, che è lecito aspettarsi da esse un atteggiamento più equo nei confronti delle minoranze, per qualsiasi motivo discriminante, e qualora raggiungeranno il potere una gestione più giusta e meno arrogante dello stesso».