fiori e lotta

marzo 1977

abbiamo avuto una gran voglia di primavera e per l’8 marzo volevamo incontrarvi così: coi fiori, con i colori e col femminismo.
Ma le difficoltà nostre e le vertenze dei tipografi ce lo hanno impedito. Usciamo in ritardo, per questo non parliamo dell’8 marzo, ma i fiori ve li regaliamo comunque…
La redazione in questo periodo è stata subissata di telefonate da gruppi femministi di tutta Italia che preparavano l’8 marzo. Ci chiedevano numeri arretrati di EFFE, manifesti, fotografie, disegni.
Abbiamo cercato di accontentare tutte, se poi i pacchi sono arrivati in ritardo ancora una volta vi preghiamo di scusarci.
Questo numero si apre con un articolo di riflessione sul rapporto donne e cultura. Rapporto a nostro avviso di importanza fondamentale per tutto il movimento e per il nostro essere donne e che ancora non è riuscito a trovare uno sbocco positivo, continuando tutte noi ad oscillare tra «accademia» e «spontaneismo». Aprendo con questo articolo speriamo di provocare il dibattito e il confronto su una «cultura dalla parte della donna».
L’articolo comparso su EFFE di gennaio, cui fa riferimento Elena Vitas, conteneva un errore; si attribuiva ad Anita Pasquali delPUDI l’intervento che era invece di Elena stessa. Ci scusiamo di questo errore: l’articolo ci era stato inviato da una nostra lettrice di Napoli e il suo errore può essere giustificato in parte dal fatto che nello stesso giorno, nello stesso luogo, al Maschio Angioino di Napoli, si svolgevano due manifestazioni, una dell’UDI sull’occupazione femminile e il convegno «Proletariato marginale e sottoproletariato».
Quello che non può essere giustificato invece è l’attacco che ci fa Anita Pasquali dell’UDI dalle pagine di Noi Donne, prendendo a pretesto questo nostro errore. Se si fosse trattato solo di una polemica tra «giornaliste» non ci saremmo prese la briga di rispondere. Con EFFE invece viene attaccato e tacciato di superficialità tutto il movimento femminista, che secondo la Pasquali starebbe attraversando un periodo di disagio e di crisi.
In una fase come questa, tanto complessa per il movimento che si sta espandendo meravigliosamente e si sta reinventando le forme di organizzazione, ci insospettisce — e perciò la respingiamo — un’analisi così superficiale e non la riteniamo base di un confronto costruttivo.
Quanto è successo nelle Università italiane in questo periodo è la prova della vitalità del movimento femminista.
In questo numero riportiamo la mozione delle Intercommissioni femministe dell’Università di Roma, presentata il 26 febbraio in Assemblea generale e la mozione letta, sempre in assemblea generale, domenica 27 pomeriggio. Nel prossimo numero cercheremo di ricostruire attraverso singole testimonianze e dibattiti il lavoro delle femministe, all’interno delle facoltà occupate, che ha condotto a questa presa di posizione.
Inoltre nel numero di Aprile, il gruppo cinematografico femminista di Roma, coordinerà una serie di interventi di donne e gruppi femministi che lavorano nel campo cinematografico.