la mamma nella realtà e nei libri di testo

gennaio 1977

è risaputo ormai come la polemica sull’utilità del libro di testo si sia generalizzata. Ciò che però i numerosissimi interventi ed alcune esperienze locali hanno nettamente evidenziato è il fatto che attraverso il libro di testo il bambino viene del tutto manipolato ed assimila, interiorizzandoli, modelli e codici che la cultura borghese quotidianamente gli impone. Il libro di testo dunque non è soltanto un veicolo di nozionismo; esso è strumento di asservimento al sistema, sia perché offre una visione della realtà deformata, stereotipata, edulcorata; sia perché castra le capacità creative del bambino. Il libro di testo propone con la sua assurda divisione per materie una cultura di tipo settoriale nella quale non trovano posto la interdisciplinarietà e la sperimentazione. Oltre a questi motivi ci preme individuarne altri due, a nostro parere fondamentali:
1) il problema del committente;
2) il libro di testo funge, molto spesso, da tramite nel rapporto maestro-bambino.
Per quanto riguarda la prima questione, è bene precisare che committenti del libro di testo non possono essere i bambini (proprio per tutto ciò che è stato detto sopra). Committenti sono dunque, da un lato le case editrici intorno alle quali ruotano interessi di miliardi di lire; dall’altro una istituzione scolastica che non riesce ad adeguarsi ai tempi, arcaica nella sua struttura ma pur sempre funzionale al sistema. Per quanto riguarda il secondo punto è vero anche che il libro di testo determina atteggiamenti consapevoli ed inconsci dell’insegnante nei confronti dei bambini; è esperienza di tutti i giorni la selezione che passa attraverso le poesiole non imparate a memoria, i riassunti e gli esercizi di aritmetica non svolti come «compiti». Questi ed altri motivi sono alla base del lavoro che attualmente si svolge all’interno del laboratorio. In un clima di grande serenità, attraverso l’impiego delle tecniche più disparate, grazie alla partecipazione totale ed incondizionata da parte di tutto il collettivo, i bambini hanno scoperto una nuova maniera di studiare ed approfondire determinate tematiche. Ed è così che spazi ludici, manualità, critica ed analisi sono diventati, mai scissi fra loro, momenti di una vera e propria «animazione totale».
Inizialmente si pensava di prendere in esame i sussidiari, ma in seguito l’attenzione si è spostata sul libro di lettura in quanto i contenuti ideologici risultavano più evidenti e quindi più facilmente analizzabili. Analizzare però il libro di testo pagina per pagina sarebbe stato difficile oltreché dispersivo: rimaneva quindi da scegliere un tema specifico che presentasse ricchezza ed immediatezza di stimoli e allo stesso tempo fosse vicino alla realtà di ogni partecipante al lavoro. «La mamma nella realtà e nei libri di testo» ci è sembrato allora un argomento attraverso il quale poter convogliare l’interesse nell’attività di animazione dei bambini, dei genitori e degli animatori. Intanto una ricerca analoga, incentrata sulla condizione della donna, era condotta dal gruppo di animazione 2; motivo ulteriore questo per portare avanti tra i due gruppi di animazione un lavoro unitario che si potesse poi collegare al futuro laboratorio dei genitori. Dai bambini dai sei agli otto anni il tema è stato affrontato in termini più affettivi che critici; parlare della donna-madre significava per loro parlare della «propria» mamma; esprimere, in termini di amore, un rapporto non ancora evidenziato come conflittuale. Al contrario per i ragazzi dai nove ai quattordici anni, tale rapporto si presentava già in termini di conflittualità generazionale: infatti essendo alla ricerca di una propria indipendenza ed autonomia, essi contrappongono la loro personalità in formazione a quella dei genitori, vissuta come possessiva ed autoritaria. Le ragazze in particolare, sentendo il peso di modelli culturali imposti loro dal sistema, mettono in discussione il ruolo della donna vista soltanto come moglie-madre e nel quale esse non riescono più ad identificarsi; non sempre però siamo qui di fronte ad una vera e propria presa di coscienza della condizione femminile, quanto ad una insofferenza che nasce dal rifiuto istintivo delle istituzioni ormai in crisi e perciò ancor più repressive. Per quanto riguarda i genitori, coerentemente alla linea politica di gestione collettiva scelta dal gruppo, essi hanno partecipato all’attività di animazione non come «osservatori», ma conducendo direttamente con gli animatori il lavoro programmato. Le donne soprattutto hanno potuto portare la propria esperienza di madre, contrapponendo così una realtà vissuta a quella mistificante proposta dal libro di testo. I genitori inoltre hanno partecipato alle riunioni di metodologia che seguivano alla giornata di animazione. L’obiettivo del gruppo è infatti quello di stabilire un collegamento costante con la famiglia che rimane comunque il primo fondamentale momento del processo eli socializzazione del bambino. Stabilito l’argomento, si trattava di animare una scelta comune. Si è partiti da una piccola ricerca bibliografica condotta dai bambini sui libri di testo a disposizione (una quindicina). Il metodo seguito era quello della schedatura: individuati i brani che trattavano l’argomento sulla mamma, per ognuno di essi si è proposta un’analisi particolareggiata. Infatti dopo una prima lettura si sono isolati quei termini ricorrenti caratterizzanti la figura della mamma: azioni, frasi significative, aggettivi, lavori, condizione sociale… Ciò ha permesso di verificare che il linguaggio dei libri di testo, come anche la pubblicità dei mass media, è finalizzata a far assimilare quei contenuti ideologici intorno al ruolo della donna, considerata come essere passivo e non produttivo; i bambini hanno così avuto uno strumento per individuare che la condizione sociale della donna si identifica sempre con la casalinga, sia essa appartenente alla classe borghese che a quella proletaria; e che di solito la figura materna viene mitizzata attraverso situazioni irreali e «strappalacrime». Alla ricerca bibliografica è seguito sempre un momento di gioco creativo per mezzo di varie tecniche espressive: pittura, collages, giornalismo, manifesti, fumetti, burattini, gioco teatrale… Consideriamo l’aspetto tecnico-manuale come fondamentale in un rapporto antiautoritario nei confronti del bambino, rispettando così esigenze primarie che egli esprime nel processo di crescita; nonché tempi fasi livelli della sua maturazione. Una seconda fase del lavoro si è sviluppata confrontando il testo scritto con l’esperienza portata direttamente dalle madri: «la mamma racconta» non è stato soltanto un momento di esposizione autobiografica, ma soprattutto un incontro nel quale il bambino, al di fuori dei ruoli abituali e codificati, ha potuto scoprire una dimensione nuova del-l’«essere adulto». In genere gli adulti tendono a presentarsi al bambino come figure «esemplari» o comunque da imitare; come coloro cioè apparentemente privi di contraddizioni, conflitti, insicurezze e che proprio per questo stabiliscono rapporti non comunicativi ed autoritari. Esempio tipico sono le difficoltà che di solito gli adulti trovano nel parlare con il bambino della propria intimità. Parlare in maniera autentica, riuscire a comunicare con l’altro rompendo certi schemi abituali, criticare ed autocriticarsi accettando tutto di se stessi, quindi anche i propri limiti, è stato possibile all’interno del nostro laboratorio. Questo perché lo animatore mai si è voluto presentare come l’«esperto» che tutto sa sul bambino ed al quale delegare la risoluzione di determinati problemi familiari. Da qui una partecipazione veramente di gruppo nella quale momenti lucidi, liberatori e riflessivi sono sempre coincisi.