obiezione di coscienza della classe medica
i medici dell’A.M.O.S. (Associazione Medici Ospedalieri Sud-Tirolesi), in una lettera pubblicata su un giornale di Trento, hanno preso posizione contro l’aborto, trincerandosi dietro l’alibi dell’obiezione di coscienza. La decisione è stata seguita anche dai medici non ospedalieri della stessa regione. Di conseguenza nelPAlto-Adige la legge non potrà praticamente trovare applicazione e continuerà il mercato degli aborti clandestini, così lucroso per i medici. Le donne hanno risposto subito, con rabbia e decisione, e a Bolzano il 5 febbraio si è svolta una grande manifestazione, indetta e organizzata dal Coordinamento Femminista provinciale, che congloba: Gruppo Femminista Kollon-taj, MLD, Collettivo delle studentesse medie, Commissione femminile del PSI. È la prima volta che la città di Bolzano, in cui la maggioranza della popolazione vota tradizionalmente a destra, assiste all’uscita in massa delle donne e dei gruppi femministi. La manifestazione, durata più di tre ore, ha sostato a lungo in Piazza Sernesi, di fronte all’Ospedale, dove era stata allestita una mostra sull’aborto e sui contraccettivi. Le duemila donne presenti hanno poi proseguito per le strade principali della città, cantando canzoni di lotta e scandendo slogans, manifestando alla fine davanti a, una casa di cura privata gestita da preti (Casa di Cura S. Maria).
A Padova, la sera dell’11 febbraio un folto gruppo di femministe ha contestato un dibattito sull’aborto indetto dal PCI alla Sala della Gran Guardia, che era presidiata dalla polizia. Le donne hanno organizzato un sit-in nella piazza antistante, gridando slogans contro la politica opportunistica del PCI sull’aborto e, in segno di disprezzo, hanno lanciato monete verso l’imponente servizio d’ordine del partito disposto in massa sulla scalinata della Gran Guardia.