prospettive
vogliamo solo figli amati. La divulgazione sistematica dei contraccettivi, e il diritto d’aborto, si impongono in tutti gli strati sociali. Ma al livello pubblico come a quello delle persone (medici, autorità, etc.) le resistenze sono ancora numerose, e tutto l’ambiente culturale, specie quello che influisce sull’educazione femminile, resta impregnato di ideologia maternalista. Per non parlare di tutte le diseguaglianze sociali e del loro influsso sui desideri stessi della donna.
Per questi figli desiderati, per il loro piacere come per il nostro, rivendichiamo in primo luogo una completa divisione dei compiti e delle responsabilità in tutti i momenti e a tutti i livelli dell’allevamento e dell’educazione. Questa divisione non dovrà farsi solo all’interno della coppia, ma nelle collettività’ e nella società tutta. Esso implica una completa riconsiderazione e ristrutturazione del settore produttivo, di cui la riduzione del tempo di lavoro non è che un aspetto. Le donne saranno, senza dubbio, più e più giustamente professionalizzate, ma tutti uomini e donne saranno resi più disponibili per i compiti e le gioie della riproduzione, ed egualmente addetti a questi compiti sia nella vita pubblica che in quella privata.
Ma la divisione dei compiti non è sufficiente, Rivendicheremo anche lo sviluppo di una educazione semi-collettiva realizzata nelle migliori condizioni e finanziata dallo Stato anche quando viene lasciata all’iniziativa di piccoli gruppi. Questa educazione non sarà il sostituto di una educazione familiare impossibile, una ghetto di meno favoriti, ma al contrario la condizione del migliore sviluppo e del piacere del bambino. Ed è in questa prospettiva che sarà concepita e realizzata. La famiglia non è l’ambito esclusivo della vita privata, ma il complemento di una vita privata garantita da una famiglia di tipo nuovo, una comunità, un padre o una madre soli, secondo le circostanze. Non è possibile prevedere le forme diverse che prenderà la vita privata in futuro, ma è possibile esigere almeno l’organizzazione della vita sociale. Gli obiettivi che preconizziamo non possono essere raggiunti che in una società che abbia sovvertito totalmente i fini ed i mezzi, Mentre oggi l’obiettivo primario della società è l’accrescimento del profitto o almeno della produzione, e tutto è subordinato a questo obiettivo, pensiamo che il fine primario della, società dovrebbe divenire l’insieme delle attività relative all’organizzazione’ e alla riproduzione della vita. Questa sarebbe la rivincita del «femminile» in un mondo che l’ha talmente compresso da rischiare di morire per la sua mancanza.