regione lazio: il programma elaborato per i corsi
il programma elaborato inizialmente dalla commissione di esperti, rifletteva una certa visione di quello che un consultorio pubblico doveva essere; un servizio che: a) «deve rispondere ad esigenze sociali e sanitarie della popolazione — e delle donne in particolare’ — individuando le proprie priorità operative in rapporto alle specifiche esigenze del territorio in cui agisce il consultorio»; b) deve essere «caratterizzato in senso preventivo cioè deve cercare di incidere sulle cause delle situazioni di disagio fisico e psichico».
Questo modo di concepire il consultorio rendeva necessario formare un operatore che vedesse la sua attività come fortemente proiettata all’esterno del consultorio, che avesse un rapporto democratico con l’utenza, che ne accettasse e promoesse la partecipazione nella gestione del consultorio e infine che fosse pronto ad un lavoro d’equipe. Pertanto è stato deciso di privilegiare il metodo di lavoro in piccolo gruppo, per incoraggiare lo scambio e la crescita di partecipanti provenienti da diverse professioni e diverse realtà territoriali ‘(città, provincia, ecc.), e tutto il corso è stato articolato in nuclei di tre giorni dedicati a vari temi. Queste tematiche venivano affrontate in «momenti informativi assembleari» e poi ridiscusse e rielaborate in piccoli gruppi, guidati da due coordinatori. Infine sono stati previsti momenti di ricerca sul territorio per prendere contatto con la realtà in cui si andava ad operare e favorire la partecipazione dell’utenza alla programmazione e gestione del consultorio.
Il programma comprendeva sei nuclei di tre giorni ciascuno. Il primo nucleo era dedicato ad: a) una introduzione sociopolitica al corso e ad una ipresentazione dell’intero programma (esame legge nazionale e regionale, il consultorio nella prospettiva della riforma sanitaria, le problematiche sociali e sanitarie e i movimenti di lotta che avevano dato luogo alla legge sui consultori, ecc.); b) ad una discussione approfondita dei vari modelli di consultorio esistenti in Italia prima della legge 304 (femministi, AIED, AED, ONMI, cattolici, pubblici); e) ad una introduzione a diverse metodologie di ricerca atte a promuovere una conoscenza della realtà socioeconomica, culturale e sanitaria del territorio al fine di appurare i bisogni più urgenti, e di prendere contatto con le forze politiche e sociali (rappresentanti di organizzazioni femminili e femministe, sindacati, comitati di quartiere ecc.) e con gli operatori sociosanitari disponibili a collaborare nella programmazione delle priorità operative del consultorio.
Il secondo nucleo era dedicato alla contraccezione e all’aborto. Per la contraccezione gli argomenti previsti erano: storia della contraccezione, atteggiamenti verso i contraccettivi, vari metodi contraccettivi e loro indicazioni e controindicazioni, anatomia e fisiologia dell’apparato sessuale maschile e femminile, sterilizzazione. Per l’aborto si prevedeva un esame dell’attuale legislazione, degli atteggiamenti di donne, coppie e operatori, dei problemi di ordine sociale, psicologico, etico e religioso, dei diversi metodi e rischi collaterali, ecc.
Il terzo nucleo doveva occuparsi di sessualità, affrontando tra l’altro queste tematiche: la nuova sessualità, oppressione e liberazione sessuale della donna, riappropriazione della sessualità, la chiesa e la sessualità, la nuova sessuologia, la salute sessuale secondo le indicazioni del OMS, le prevenzione delle insufficienze sessuali, principi generali della psicofisiologia dello sviluppo della sessualità, il consultorio e i suoi possibili interventi in questo campo, terapia delle insufficienze sessuali, prevenzione delle malattie veneree, metodologia di educazione sessuale, ecc.
Il quarto nucleo includeva tematiche relative al periodo pre-concezionale, al concepimento e alla gravidanza. Per quanto riguarda il concepimento erano previste discussioni sugli atteggiamenti verso la procreazione, sulla sterilità e il suo trattamento, sugli ostacoli psicologici alla contraccezione ecc. Inoltre venivano presentati elementi di genetica medica, concernenti in modo particolare la prevenzione delle malattie ereditarie. Altri temi programmati erano: a) la gravidanza a rischio (tipi, metodologia diagnostica, aspetti terapeutici); b) l’assistenza prenatale (controllo clinico e laboratoristico prenatale, igiene e alimentazione durante la gravidanza, vaccinazione e uso dei farmaci) ; e) la psicoprofilassi al parto (principali metodologie, ruolo del consultorio nel-l’organizzare corsi specifici per gestanti).
Il quinto nucleo era dedicato al periodo perinatale (mortalità e medicina perinatale, fattori di mortalità e morbosità infantile, malattie fetali, asfissie dalla nascita, prematurità, dismaturità, ecc.). Veniva inoltre discussa l’assistenza perinatale (al neonato, nei primi giorni dopo le dimissioni, neonati normali, patologici, aspetti di prevenzione primaria). Speciale attenzione veniva data all’elaborazione di schede individuali e di gruppo che gli operatori del consultorio avrebbero potuto usare. Inoltre venivano affrontate le tematiche: a) dello sviluppo nei primi anni di vita (concetti di medicina preventiva, educazione sanitaria della popolazione sui problemi di questa fascia d’età concernenti l’alimentazione e i farmaci) ; b) dello sviluppo psicomotorio e psicoaffettivo (riconoscimento precoce dei disturbi motori e possibilità di trattamento, sviluppo psicoaffettivo in contesti familiari ed extra familiari, formazione del legame di «attaccamento» e sua influenza nello sviluppo sociale cognitivo e linguistico successivo. Conseguenze della prolungata ospedalizzazione, e istituzionalizzare, ecc. Il sesto nucleo doveva occuparsi di problemi inerenti alla metodologia formativa (politica delle regioni in materia di formazione di operatori sociosanitari, formazione permanente, strategie di formazione alternativa ecc.) e discutere i risultati della ricerca sul territorio condotta da ogni partecipante al fine di elaborare un programma operativo per ogni consultorio.