editoriale

febbraio 1974

Mentre ì più potenti gruppi editoriali italiani, preso come vangelo il dato statistico dell’inchiesta Doxa-Shell si alla donna (inchiesta largamente contestata dalle femministe), preso dunque come oro colato quella cifra del 61/100 di donne che, nel tempo libero — ma qual è il tempo libero delle donne? — lavorerebbero ai ferri, all’uncinetto, al petit-point e così via, mentre questi gruppi, dall’azienda del Corriere della Sera a Rizzoli, al fascista contagioso Rusconi, inondano i banchi dei giornali di millidee, gioielli di rakam e brava, noi in redazione continuiamo a ricevere lettere, dattiloscritte, telefonate e visite di donne: e la cosa più straordinaria è che nessuna di loro chiede aiuto, come succede, per esempio nella corrispondenza delle piccole poste o all’esecrando 3131: le donne che vengono ad Effe, invece, offrono aiuto e vogliono impegnarsi socialmente e politicamente: c’è Gabriella, che ha creato un gruppo proletario femminista nel suo quartiere, alla periferia dì Roma, ed un asilo di caseggiato:_ ci sono avvocatesse disponibili a fornire alle donne consigli e suggerimenti tecnici utili, c’è la « moglie del generale » (in redazione la chiamiamo così), bella donna coi capelli bianchi, di estrazione contadina, non dimenticata, che si è presentata a noi, la prima volta, con questa frase lapidaria « Sono dieci anni che mio marito, quando mi vede aprire bocca, chiude il cornetto acustico », ed intanto ci ha organizzato una riunione con le braccianti del suo paese. E poi la gran massa delle lettere: ne pubblichiamo in questo numero una scelta più ampia, tenendo conto di quelle che ci criticano; e le critiche più. grosse, è ovvio, continuiamo a riceverle per la pubblicità. Il discorso di Effe e della pubblicità è un discorso difficile, e lo svilupperemo al più. presto, in modo assai più approfondito che qui non si possa fare. Intanto diciamo: Effe non può essere stampata senza il contributo economico della pubblicità che riduce i costi dell’editore.

Nelle trattative condotte con l’agenzia di ricerca della pubblicità, la posizione di Effe è stata chiara: rifiuteremo tutta la pubblicità che offende o ruolizza la donna (era una lìnea di compromesso, ci pareva, minimo). Avevamo anche avanzato la proposta dì concepire noi slogans e bozzetti per reclamizzare i prodotti, rifiutando gli schemi — quasi sempre offensivi per la donna — inventati dai ‘ cervelli ‘ (maschi) della pubblicità del sistema. Ma la proposta è stata rifiutata come scandalosa. C’è stato detto che ormai gli schemi erano quelli prefìssati e non era possibile mutarli per Effe. Eppure, quando è stata decretata l’austerity in Italia, tutta la macchina pubblicitaria nazionale ed internazionale si è messa al lavoro per mutare bozzetti e slogans. Invitiamo quindi tutte a fare una azione di appoggio alle idee che la nostra Cooperativa cerca^ dì portare avanti: di una pubblicità, cioè, che perlomeno non offenda né ruolizzi la donna iniziando una battaglia che chiarisca ai managers (maschi) quel principio che non soltanto alle femministe ma a tutte le donne appare ormai elementare: il corpo nudo di una donna non ha alcun rapporto con i transistor, e gli elettrodomestici possono essere usati vantaggiosamente anche dadi uomini.