sbatti il rosa in prima pagina
con i fiori in testa, di svolazzante biancovestite, brillanti, ecco le nuove fanciulle esercitare la loro creatività… magari in cucina, tanto per cambiare!
sapete che ora esiste il vestire «fernminil-femminista, con il bianco addosso, i fiori in testa e… tutta la nostra creatività»? Lo afferma in copertina l’ultima nata delle riviste femminili, LEI, che chiaramente ha l’esperta in femminismo, l’esperta di bellezza, l’esperta in cucina, anzi a proposito, perché le ricette sono tante ed è impossibile pubblicarle tutte «prepareremo un inserto speciale con le migliori». Bello, bello, con i fiori in testa, di svolazzante biancovestite, aggiornatissime e brillanti ecco le nuove fanciulle esercitare tutta la loro creatività… in cucina tanto per cambiare! Oh! ma non solo, ‘ chi osa dire che le donne siano escluse, ghettizzate, sfruttate, oppresse, che non abbiano facile accesso ai sacri .templi di carta patinata bianco-panna, suvvia! che sciocchezze! «scriveteci, e mi raccomando» incitano le redattrici «provate con un argomento giovane e divertente che vi sembri adatto allo spirito del giornale» e continuano, bene le poesie ma «non ci interessano invece i racconti, preferiamo le storie vere». L’ultimo grido di assalto degli editori è: Gratifichiamo, ve ne siete accorte? Le poltrone idei direttori dei femminili scottano, la grossa editoria è in crisi e i piccoli giornali alternativi riescono a sopravvivere, perché? forse hanno trovato un modo nuovo di comunicare, di informare, di partecipazione collettiva. al giornale? bene e allora copiamoli, d’altra parte è chiaro .come la società produttiva capitalistica imponga sempre meno modelli comportamentali e di consumo, ma in un certo senso vada a traino delle richieste del mercato. Si può quindi capire in questo contesto il recupero e la mercificazione di tutte le istanze rivoluzionarie dal ’68 in poi, non ultimo il femminismo. E così come ad esempio, Effe fa l’antifemminista del mese, un brillante direttore di un femminile ci prova pari pari, ma la sua misoginia scatta d’un tratto nell’editoriale affermando che le femministe puzzano. Ahi, ahi, che gaffe, caro direttore, si deve forse arguire che le femministe che collaborano <al suo settimanale non emanino effluvi dolcissimi 24 ore su 24 come ci educa terroristicamente il suo settimanale? Ma a dire il vero a questo esimio direttore si deve riconoscere il merito di essere stato il primo, dopo di lui (genio, genio) tutti gli altri, chi più, chi meno,. E ad un illuminato editore, Mondadori, illuminato forse dalla classica lampadina-idea dei suoi fumetti?) scopre che scopiazzare va bene ma non basta. E allora perché non fare un mensile nuovo, proprio come lo vogliono loro, questi benedetti giovani che non hanno rispetto per nessuno, che osano fare da soli i loro giornali, che osano perfino gestirseli! Adesso «ghepens mi» un po’ di giusta contestazione, anzi anche un po’ di contestazione alla contestazione per avere le idee più chiare, un po’ di musica, un po’ di femminismo, e la Paola Pitagora è proprio la femminista che ci vuole, dato il suo passato la credibilità è proprio quella giusta! un po’ di scambi, mercatino dell’usato, un po’ di tutto qualunquismo un po’. Delle donne per la redazione, niente firme per carità che fanno troppo professionale, niente carta patinata, ma un’aria finto povera giusta, niente copertina ed ecco il prodotto bello e pronto, Doppio W. Adesso la presentazione ai pubblicitari, e perché il gioco è chiaro e scoperto eh! la creazione di un nuovo veicolo pubblicitario per i giovani, un grosso pubblico di giovani da raggiungere, ma come? sì.,, i giovani ascoltano le radio, ma c’è il grosso inconveniente di non far vedere il prodotto.
La televisione: i giovani non la guardano ed è troppo cara. Le altre testate giovani? si certo che ci sono ma o sono troppo impegnate o parlano solo di musica.
E allora? signori ci abbiamo pensato noi a confezionarvi una cosina niente male, un solido «veicolo» per raggiungere i giovani, e via! 300.000 copie per iniziare. In copertina una serie di slogans idioti e obsoleti: viva noi, vietato vietare, verso vent’anni.
«Perché è un grido, voglia di fare qualcosa per voi, di ascoltarvi senza pregiudizi, di parlarvi, di esservi utili, di divertirvi. Di raccogliere idee, proposte, denunce. Queste pagine sono fatte anche da voi, -siete voi a condurre i dibattiti, a intervistare i personaggi, a confrontare esperienze e problemi, Verremo a trovarvi nelle vostre città, ma soprattutto ci a-spettiamo che vi facciate vivi». A questo punto, asciugate due timide lacrimucce di commozione e di ringraziamento, il «giovane» compra, scrive, si da da fare per riempire questo spazio-manna, che finalmente ha a disposizione. Ohi Ohi! Su questo nuovo modo di intendere le pubblicazioni per giovani è nata appunto anche questa ultima perla dei femminili di cui parlavamo all’inizio. Si rivolge ad un ‘pubblico di donne dai 15 ai 20 anni, in copertina ha, al posto della modella top, un viso fresco e .sorridente di una ragazza qualsiasi. Oggi data la difficoltà di imporre modelli è importante puntare su un discorso di identificazione gratificante. L’impostazione su questa linea prevalente forse consente anche il duplice scopo di contenere i costi e aumentare le vendite. Anche in questo mensile è prevalente la richiesta di partecipazione al giornale attraverso scritti vari, fotografie per .servizi di moda e bellezza, e tre pagine di comunicazioni rapide per chi scrive, E ora sfogliamolo attentamente.
Dopo la lapidaria affermazione in copertina, all’interno le nostre redattrici si concedono il beneficio del dubbio «Si può essere femministe e femminili? forse sì… è bastato guardarci fra di noi e poi dare un’occhiata fuori dalla finestra della redazione per vedere le ragazze alle manifestazioni e ai collettivi, a scuola e al lavoro vestite di bianco, colorini e fiori con una nuovissima aria di festa femminil-femminista. Vuol dire che essere donna è più che mai bello: allora ecco perché questo numero tutto dedicato a noi ragazze, e al come valorizzare al massimo la nostra femminilità». Innnanzi tutto un riconoscimento all’arguzia’e all’acuta intelligenza delle nostre redattrici per aver capito tutto questo guardandosi tra di loro e dando un’occhiata fuori dalla finestra, ora anche noi potremo capire meglio il resto… «molti suggerimenti per essere carine e piacevoli, non per fare le super seduttrici» forse basterebbe levare il super? «ma per piacere soprattutto» peccato questo «soprattutto» piuttosto ingenuo! «a noi stesse ad essere al nostro massimo sempre», e a questo punto, io penso preoccupatissime, aggiungono «mica per essere delle bambolotte». Poi continuano rassicuranti e suadenti «vestire femminil-femminista vuol dire vestire come piace alle ragazze d’oggi», e ancora «E poi chi ha detto che la femminista perfetta deve andare in giro con la faccia incazzata e senza trucco meglio se tristissima, e poi guai se si veste con fantasia e allegria? Queste erano idee distorte del femminismo stile ” prima ondata ” quello delle sorelle maggiori (che però adesso hanno cambiato idea)».
La nuova leva femminista, quella delle ragazzine, è ancora più aggressiva della vecchia ma molto più sciolta: non vuole nascondere la femminilità come una vergogna .ma sbandierarla come un vanto in faccia a tutti, anche sul muso dei ragazzi che non hanno capito niente. Peccato che ci siano anche donne che non hanno capito proprio niente, soprattutto queste pericolosissime donne-penna che dovrebbero avere il dovere di informarsi e sapere molto prima di scrivere. Proseguiamo.
Nell’editoriale presentano «quattro ritratti di donna che hanno inventato, anche se diversissime tra di loro, nuovi modi di essere donna», e sapete chi sono? Emma Bonino vicino a Ingrid Boulting, che sotto il titolo «nuova eroina romantica» racconta la sudatissima e serrata scalata al ruolo di protagonista di un film di successo e conclude: «Qualcuno le ha chiesto perché tutti, parlando di lei, la trovano deliziosa, lei ha esitato un attimo poi ha risposto: “Beh!, a meno che una persona non sia veramente odiosa, se la gente la conosce solo superficialmente, dovrà per forza dire che è deliziosa, no? “». Sto cercando mentalmente una persona, una sola persona che anche conoscendomi superficialmente possa trovarmi «deliziosa»: non la trovo. Chissà perché, eppure so di non essere odiosa, o forse non lo ero prima della mia presa di coscienza. Eh! compagne.
Poi Monica Guerritore col titolo «Nuda sì ma tanto per bene» vicino a Erica Jong, l’autrice di «Paura di volare». La Guerritore afferma che il femminismo non le interessa, e che non vota per nessuno perché «non saprei proprio a che partito dare la preferenza». E io penso, sempre più cupamente, quale possa essere il nuovo modo di essere donna. Ma la perla di questo numero è l’inchiesta «Che cos’è per te il femminismo»? Risposte di cinquanta ragazze e ragazzi. Le redattrici commentano «Il quadro che ne viene fuori è piuttosto sorprendente: se ne parla tanto ma se ne sa pochino». Singolarissima questa affermazione dopo aver fatto tutto un numero sul femminismo, orecchiato, frainteso, spiato fuori dalla finestra, strumentalizzato alla moda. Donne appunto che di femminismo ne sanno proprio pochino e che forse sperano di impararlo rubando risposte con domande idiote fatte a bruciapelo, o infiltrandosi nelle riunioni dei collettivi femministi e nelle feste per orecchiare qualcosa e scrivere poi quattro cazzate. Ci dispiace per queste donne di penna che giocano al recupero del femminismo nei suoi aspetti più colorati, creativi, allegri, tanto quanto i giornalisti maschi che scrivono sempre a proposito delle nostre rotture e divisioni interne, che altro non .sono che momenti dialettici di confronto e se crisi c’è è solo quella positiva di come crescere insieme, senza sorelle maggiori o minori. E loro stanno lì, avvoltoi misogini in difesa del loro pene ad aspettare la nostra fine. Buona attesa, equipaggiatevi bene perché aspetterete molto.
… a proposito
Siamo un gruppo di compagne femministe di un liceo di Roma. Vogliamo denunciare un fatto gravissimo. Durante l’autogestione della nostra scuola è venuta una compagna femminista chiedendoci un’intervista sul femminismo e su come noi vivevamo questi problemi. Abbiamo accettato perché sapevamo chi era e l’avevamo già vista in altre occasioni e poi perché lei ci aveva detto che la nostra intervista sarebbe stata pubblicata su un mensile per giovani di prossima pubblicazione. Dopo due mesi abbiamo scoperto che la nostra intervista era stata pubblicata sul mensile «LEI» e faceva da contorno al servizio di moda VESTIRE «FEM-MINIL-FEMMINISTA» dove i nostri slogans erano riportati sotto la qualifica di «LAZZI E FRIZZI FEMMINISTI».
Questo fatto ci ha indignato profondamente. Vogliamo quindi denunciare l’atteggiamento alquanto ambiguo di questa compagna che pur qualificandosi femminista dà la possibilità a giornali che speculano sulla donna di strumentalizzare e di sfruttare le lotte delle donne e del movimento femminista. Inoltre le nostre risposte sono state volutamente travisate dalla [redazione, da far sembrare che per esempio «il femminismo è un rifugio da una delusione amorosa».
Un gruppo di compagne del Liceo Virgilio
n.d.r. L’articolo a cui ci fanno riferimento le compagne del Virgilio, si trova a pag. 55 del n. 3 maggio ’77 del mensile LEI – ed è firmato da Marta Antellini, Vivia Bernini, Gloria Mattioni.