il nostro corpo
la coscienza del cibo
quest’articolo è stato tratto dal libro «Getting Clear» (Chiarirsi) scritto da Anne Kent Rush, una femminista americana. Il libro tratta varie tecniche psicomatiche (dalla ginnastica yoga, alle tecniche della Gestalt, agli psicodrammi) analizzate da un punto di vista femminista.
il seguente articolo è incompleto:
qui io voglio occuparmi del cibo come fatto emotivo, e dello speciale rapporto delle donne col cibo. Moltissime donne mangiano poco e male, perché sono spinte socialmente a essere magre.
La dottoressa Lillian Pearson, di Berkeley, ha sviluppato nuovi metodi di approccio al problema del rapporto fra una persona e il cibo. Io ho provato il metodo Pearson, e il mio atteggiamento e i miei modelli di alimentazione sono cambiati completamente! Una gran quantità di tensione è scomparsa dalla mia vita quotidiana. Il primo passo consiste nello sviluppare la sensibilità e la coscienza del cibo. Il secondo passo è di dare a noi stesse il permesso di mangiare qualunque cosa desideriamo, senza sensi di colpa e senza cibi proibiti. Quando io posso concedermi completa libertà nel mangiare, molti dei miei ardenti desideri scompaiono. Non ho bisogno di «riempirmi» e di mangiare troppo, perché non dovrò mettere in quarantena quei cibi «proibiti» il giorno seguente. La energia che prima usavo per lottare col cibo è disponibile per altri investimenti nella mia vita. La terapia di Ms. Pearson si concentra sui vari legami emotivi che i suoi pazienti hanno con esso. La nozione medica tradizionale è stata di ritenere che la gente che ha problemi di alimentazione dovrebbe semplicemente imparare a controllarsi di più. In realtà questa enfasi sull’autocontrollo è psicologicamente ingenua e funziona raramente a lungo. Controllarsi significa di solito essere in uno stato di perpetua guerra con se stessi, cosa che assorbe una tremenda quantità di energia. E spesso non si ottiene altro che di alternare periodi di dimagrimento feroce a periodi di ingrassamento misto a sensi di colpa. Dobbiamo trovare il nostro modo di mangiare, individuale e liberato, senza più costringerci a fare diete. Questo significa rieducarci, reimparare a mangiare. E in alcuni casi significa dover scavare nelle dinamiche psicologiche. Lillian Pearson e io facemmo insieme parecchi esercizi di coscienza sul cibo, e parlammo del suo lavoro:
Lillian: … Mi sto dedicando sempre più a studiare i rapporti tra le donne e il cibo, e le relazioni che hanno con i loro corpi, e come vedono se stesse.
Io: Mi piacerebbe parlare delle diete dimagranti; queste sembrano essere la risposta di moltissima gente a tutti i problemi di alimentazione.
Lillian: Sì, molta gente fa diete; ma seguire una dieta funziona raramente a lungo. L’UC Medicai Center riporta che il 98% delle persone che seguono una dieta riprende il peso perduto.
Io: Mi sembra che noi donne siamo spesso disperate a causa del nostro peso e delle diete.
Lillian: La maggior parte dei miei pazienti sono donne. Io ho diverse teorie sulle cause per cui le donne hanno problemi di peso. Una è che le donne vengono abituate ad anteporre i bisogni degli altri ai propri, e se una donna dà sempre agli altri, alla fine deve trovare un modo di dare a se stessa in qualche maniera, oppure si esaurisce emotivamente. Spesso il solo canale rimasto per dare a se stesse è il cibo. Un’altra ragione per cui le donne hanno problemi di peso è che le donne considerano se stesse come oggetti: devono avere una figura «perfetta», e questo dà avvio a un ciclo di dieta, privazione, senso di colpa e poi di nuovo mangiare troppo. Ho visto passare un gran numero di donne obese nei nostri istituti, che ci raccontarono come le uniche occasioni nelle loro vite in cui avevano perso peso facilmente e naturalmente erano state le gravidanze, quando era loro permesso darsi alla pazza gioia nel mangiare e seguire i propri desideri. Io ramente, sperimentato un orgasmo, perché stavano concentrando tutta la loro energia su come apparivano ai loro uomini, mettendosi continuamente in posa, invece di concentrarsi sulle proprie sensazioni. Esse perfino a letto trattenevano lo stomaco in dentro e si preoccupavano se ai loro uomini sarebbero piaciuti i loro corpi.
Traduzione di Laura Laureti
«Si sa che nell’immensa mitologia che gli uomini hanno elaborato intorno all’ideale femminino, si dimentica sistematicamente il cibo; si vede, in generale, la donna, in stato d’amore o d’innocenza; non la si vede mai mentre mangia; si tratta di corpo glorioso, purificato da ogni bisogno. Nella mitologia, al cibo è affare maschile; la donna non vi prende parte se non nelle vesti di cuoca o di cameriera; è lei che prepara o serve, ma non mangia».
Roland Bartès: Lecture de la Phisiologie du goût de Brillat-Savarin. ed. Hermann.
a volte raccomando alle donne di mangiare come se fossero incinte!
Un’altra cosa che succede alle donne è che esse si trovano a vivere vite noiose. Vanno a far la spesa, si occupano dei bambini, e fanno le casalinghe. O magari svolgono un lavoro non stimolante, come segretaria o impiegata. Quello che alcune donne sperimentano come desiderio di sgranocchiare e mangiucchiare tutto il giorno, è in realtà noia. Bisogna scavar dentro più profondamente per trovare questo sentimento. Io penso che di solito sotto la noia c’è la disperazione. Come ci si sente a vivere una vita noiosa? Come ci si sente a dover trascorrere ogni giorno senza eccitamento o vivacità, senza che niente di ciò che si fa abbia un senso, senza fare niente di creativo o di importante? Le donne sono costrette a vivere vite monotone e a dar colpa a se stesse per il fatto di non essere più felici. E non è che le donne si annoino perché non hanno niente da fare! Anzi, una donna ha moltissime cose da fare. È la noia di vivere la vita in funzione degli altri che può portare alla disperazione perché non si vive per se stessi.
Io: Cosa consigli alle persone in questa situazione?
Lillian: Cerco di aiutarle a prendere coscienza del fatto che la dieta è solo uno schermo per mascherare problemi più profondi.
Io: Non pensi che le diete dimagranti possano essere viste anche come forme di autopunizione?
Lillian: Certo. In generale, quando una persona si mette a dieta, si sente come in prigione, e poi, quando smette, si sente come in libertà vigilata. La dieta diventa come una prigione da cui ognuno deve cercare di liberarsi. Una volta fuori di essa, fa baldoria, oppure mangia cose che non desidera nemmeno, perché pensa: «Non lo farò mai più, solo per questa volta — Lunedi tornerò alla mia dieta, per sempre». E così non si fa altro che ingrassare e dimagrire, ingrassare e dimagrire, senza fine. Una delle conseguenze è che la gente mi dice di essere ingrassata mangiando cibi che odia! Cioè ci sono persone che mangiano una gran quantità di cibo, non solo per il piacere, ma perché si sentono uscite di prigione. Dire a voi stesse che non potete mangiare qualcosa, spesso vi fa perdere di vista quello che volete. Più vi sottoponete a privazioni, più siete insoddisfatte e vi abbuffate, o in qualche modo mangiate più del normale, tutte cose che vi mettono fuori contatto con quello che volete davvero. Voi state reagendo, piuttosto che mangiando.
Io: Sento spesso che continuo ad abbuffarmi per immagazzinare per il tempo di carestia.
Lillian: Sì… ma non puoi immagazzinare la sensazione, ed ecco perché dovrai ben presto smettere di nuovo la dieta e continuare a ripetere il ciclo.
Io: Come trattate questi problemi all’istituto?
Lillian: Cerchiamo di aiutare le persone a differenziare le loro sensazioni di fame, e ad imparare quali differenti cose li possono soddisfare. La fame può essere parecchie cose diverse, connesse con parecchie differenti sensazioni nel corpo. Abbiamo incontrato qualcuno, nel nostro lavoro, che sentiva la fame fra le scapole, per esempio. La maggior parte della gente sente la fame dei denti, o nelle mascelle, o nella lingua o nello stomaco. Di solito quando mi sento affamata io provo una sensazione di desiderio nella gola. A volte il desiderio espresso da queste sensazioni corporee è effettivamente il desiderio di un determinato cibo, a volte è altro. In questo gli esercizi di consapevolezza del cibo possono essere veramente utili perché essi vi fanno capire quello che può soddisfarvi poiché le donne trasformano spesso i bisogni affettivi in bisogno di cibo, è molto importante riuscire a capire se una determinata sensazione significa: «Ho fame di cibo» oppure «Ho fame di affetto».
Io: In che modo posso arrivare a fare questa distinzione? Come posso sviluppare la mia coscienza del cibo?
Lillian: Un modo di cominciare è di mangiare solo quando e quello che vuoi realmente. Non mangiare soltanto perché «è ora» dei pasti. Fermati un momento prima di mangiare, e cerca di sintonizzarti su come il tuo corpo si sente e di scoprire se sei realmente affamata. Se stai per mangiare la cena al solo scopo di arrivare al dolce, dimentica la cena e mangia il dolce! Lasciati andare a fantasticare sulle cose che ti piacerebbe fare col cibo oltre che mangiarlo. Molte persone hanno col cibo associazioni sessuali, associazioni di cui hanno bisogno di diventare più consapevoli. Cerca di ricavare dall’atto di mangiare la maggior soddisfazione sensuale possibile. Mangia con le dita. Muovi la bocca come più ti piace mentre mastichi. Gioca col tuo cibo. Lascia che alcune cose, come il formaggio, ti si squaglino in bocca. Se tu credi sia bene darti piacere col
cibo, se credi nell’importanza delle sensazioni che ti dà il cibo per essere soddisfatta, in questo caso il mangiare insieme, in famiglia, cercando di risolvere problemi e venendo a sapere quello che è successo agli altri durante il giorno, è molto spiacevole. Non è possibile concentrarsi sul cibo. Io penso che per molte donne, specialmente quelle che hanno figli, può essere veramente piacevole mangiare da sole. Io amo mangiare in solitudine. I miei figli (di dodici e quattordici anni), sono grandi abbastanza adesso per pre- . pararsi da soli i loro pasti. Stasera dirò loro che questa è una serata fatelo-da-voi e salirò di sopra. Mi piace mangiare in camera da letto. Così io mangerò la mia cena da sola, e ascolterò della musica, che non distolga la mia mente dal cibo. Ogni persona può trovare il modo di mangiare che va meglio per lei.
Io: Parliamo di qualche problema particolare delle donne.
Lillian: Io penso che le donne siano particolarmente oppresse da questo problema di avere una «figura perfetta». È per me interessante che il termine «figura» si applichi solo alle donne. Gli uomini non hanno figure. Essi hanno corpi. Le donne sono educate a guardare a se stesse come a degli oggetti. Le amiche di mia figlia dodicenne seguono già delle diete, e molte di esse non sono affatto grasse, ma i loro genitori già gli stanno dicendo “hai i fianchi troppo larghi e lo stomaco sporgente”! Già ci si aspetta che esse si adattino a un modello.
Io: Questa pressione ad apparire simile a un modello minaccia il senso della propria identità.
Lillian: E dell’accettazione di sé! E le donne si trattano fra loro allo stesso modo. Ci sono dozzine e dozzine di clubs e associazioni per dimagrire, dove le donne hanno rapporti tra di loro solo a proposito della dieta. Io sento che questo è squallido perché il mettersi in rapporto con le altre donne sul terreno delle diete e del peso è spesso connesso con invidia, competizione, gelosia, mediocrità soddisfatta e senso di superiorità. Dipende dal fatto di perdere peso o di acquistarne, di essere più grassa o più magra. Questo troppo spesso ostacola le donne dallo stringere amicizia fra loro.
Dobbiamo imparare a rilassarci e ad accettare il nostro corpo. Che non ha nessun bisogno di essere perfetto (cosa vorrà dire essere perfetto?). Parecchie donne con cui ho lavorato in terapia individuale non avevano mai, o ra-