“la stampa femminile come ideologia”
«All’interno dell’ampio, solido e verace regno maschile c’è uno spazio del tutto particolare: il posto riservato alla donna». Le riviste femminili delimitano i confini di questo posto, le pareti del gineceo, insegnando alle donne il modo migliore per viverci dentro. «Chiudete il gineceo, e poi, soltanto allora, lasciatevi libera la donna».
Per muoversi bene dentro queste mura, per non rischiare di sconfinare, per trovare gioia in questa schiavitù, le riviste femminili offrono mille ricette, diverse a seconda dello stato sociale a cui appartiene di volta in volta la lettrice.
Giovanna Pezzuoli analizza sette riviste (Amica, Annabella, Confidenze, Gioia, Intimità, Cosmopolitan-Arianna) e i loro messaggi, nel campo della moda, della pubblicità, della narrativa, e soprattutto della morale.
La ventata di pseudo femminismo che rinfresca oggi queste pubblicazioni, più nei giornali rivolti alla media e alta borghesia, meno negli altri, non è in realtà che una truffa da gesuiti, una esortazione a venire a patti con la propria condizione, senza mai mettere in dubbio il dogma che la fonda. Il dogma per cui la donna viene definita in funzione dell’uomo.
Non c’è differenza tra la moglie-amante di Cosmopolitan, che impara ogni giorno nuovi trucchi erotici, e quella più bigotta e vecchio stile di Intimità («L’unica prova d’amore che un uomo possa dare a una donna è sposarla, tutto il resto non è amore, ma profondo egoismo e menzogna»). La nuova immagine non muta il rapporto-chiave di dipendenza uomo-donna: soprattutto l’uomo rimane uguale, eterno proprietario dell’oggetto e delle sue evoluzioni. Che resta all’oggetto, allora? Due vie: la ribellione è una, ma non è contemplata da questa letteratura. L’altra, la soluzione da esse proposte, è l’adattamento, ohe si raggiunge tramite l’indottrinamento delle donne, che vengono convinte a credere che l’amore-matrimonio sia l’unica soluzione di tutto; che il sacrificio e la rinuncia non solo vengano premiati, ma siano addirittura caratteristiche indispensabili per la donna; che la somiglianza tra la loro vita e quella della diva di volta in volta intervistata sia quasi perfetta (e allora di che lamentarsi?); che comprando questo o quello si acquista in realtà la felicità e l’eterna giovinezza; che indossando questo o quel vestito si può cambiare identità e arrivare finalmente a quella felicità sempre rincorsa e mai raggiunta.