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perché?

gennaio 1979

eravamo in tipografia a chiudere questo numero, che certo non è piacevole, né allegro; eravamo arrabbiate, depresse e stanche, quando ci è arrivata la notizia dell’aggressione fascista a Radio Donna: mitra spianati e passamontagna per nascondersi, cinque donne ferite, una gravissima. Notizie frammentarie, poi, in un susseguirsi di telefonate e di andirivieni, la realtà dei fatti, sempre più agghiacciante. Il Collettivo Casalinghe, mentre stava iniziando la sua ora di trasmissione, alle 10,15 viene aggredito da quattro uomini scesi da una 128. Radio Città Futura, che ospita Radio Donna è vuota, i compagni a prendersi il caffé per lasciare lo spazio alle donne. I fascisti interrompono la trasmissione – il telefono non funzionava dalla mattina presto – e cominciano a sparare coi mitra muniti di silenziatore. Carmela Incato viene colpita da 7 proiettili, Annunziata Niolli riceve addosso una bottihlia molotov che la ustiona.

Scoppia l’incendio e le compagne tentano di fuggire, ma i fascisti le fermano, continuando a sparare. Sparano per uccidere. Rosetta Padula, Gabriella Vignone, Anna Altura rimangono ferite alle gambe. I primi soccorsi da un negoziante vicino. Tutto distrutto. Quando Annunziata esce dal Policlinico dice «Se credevano di mettermi paura, si sono sbagliati» torna alla Radio, quella di Piazza Vittorio, a raccontare i fatti.

La sede assaltata è quella di via dei Marsi, a San Lorenzo, un quartiere di Roma tra i più combattivi: la gente ricorda che i fascisti non ci mettevano più piede dal 1922. A San Lorenzo oggi, sono tornati in pieno giorno con la consueta carica di distruzione, che per un miracolo non è stata anche di morte. È la prima volta che la violenza fa-scista si scatena contro di noi così esplicitamente, così direttamente. Ancora non sappiamo se miravano a colpire proprio le donne del Collettivo Casalinghe o se hanno semplicemente scelto il momento più indifeso della radio. Ma ci hanno colpito. Hanno tentato di uccidere cinque donne in un momento di militanza preciso, quello del contatto con altre donne.

Se è la prima volta che ci sparano, non è certo la prima volta che ci aggrediscono.

Iniziamo questo 1979 con gli attacchi congiunti — quelli sì diretti inequivocabilmente contro di noi — di un papa, di un cardinale, dei radicali (tanto impudenti da querelare l’UDI) e dei fascisti. perché tutto questo? Quanto è dovuto al nostro non saperci riorganizzare e ricompattare oggi come movimento femminista nella situazione di totale disgregazione e nel clima di patente restaurazione che stiamo vivendo? Quanto tutto ciò — dovuto ad un allargarsi progressivo della spirale tristemente famosa della violenza? Il nostro giornale esce in ritardo perché siamo state travolte dall’ondata di riflusso sull’aborto, dall’urgenza di scoprire cosa c’è sotto.

Non abbiamo voluto impegolarci anche noi nella ridda di querele, denunce, scomuniche a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi. Volevamo capire e aiutare a capire e chiedere aiuto per capire. perché un dato solo ci è chiaro: che dobbiamo trovare il bandolo della matassa e che tutto quello che sta succedendo rischia di rinciukere ognuna di noi. in una gabbia di solitudine e di impotenza. Ed è contro l’isolamento e l’impotenza che abbiamo sempre lottato e continueremo a lottare.