le tre marie: il processo

dicembre 1973

MARIA TERESA HORTA:
È l’estremista del gruppo. «Sulla verginità femminile, ho detto no a mio padre, e ho continuato a dire no a mio marito».
È l’unica non divorziata. È critica letteraria dell’«Espresso» di Lisbona.
5 libri di poesie, fra i quali «Ambo le mani sopra il corpo».

MARIA VELHO DA COSTA:
Lavora all’I.N.I.L, un istituto di ricerche di mercato legato al ministero dell’economia. Se condannata, rischia di perdere il posto. È la più convinta della necessità di mantenere i contatti con l’opposizione democratica (CD.E.) di cui firma i manifesti e le petizioni.
Romanzi: «Maina Mendes». Cronache: «Desescrita» (il contrario di «scritto»).
Inchieste: «Insegnamento primario e ideologia».

MARIA ISABEL BARRENO:
È la «centrista»: dobbiamo criticare gli errori della sinistra — dice — sul problema della donna, sforzandoci però di mantenere un collegamento; dal momento attuale di rottura e lotta con l’uomo si dovrà passare a costruire assieme una nuova civiltà.
Romanzi: «La notte gli alberi sono neri»; «Gli altri legittimi superiori».

«Nuove lettere portoghesi» è pubblicato nell’aprile 1972 (dall’editore Romeu de Melo). Presentato e fatto accettare all’editore dalla scrittrice Natalia Correia, condannata nel ’69 per una «Antologia della poesia erotica e satirica».

Il libro è stato sequestrato nel giugno 1972 dalla «Commissione di censura» che l’ha denunciato per «attentato al pudore, alla morale pubblica e per pornografia». La prima segnalazione di denuncia è partita dal tipografo «scandalizzato». Si dice ci sia stata una forte pressione dal movimento femminile dell’ANP (Alleanza nazionale popolare) cioè dal regime. Le donne del regime sono note per pubblicare, fra l’altro, una rivista «Guerriglia» di «sostegno» morale e psicologico ai soldati che combattono nelle colonie: famosa una descrizione del mitra, apparsa su questa rivista, descritto come strumento analogo del membro maschile nel rapporto «amoroso». Le «tre Marie» non sono state in prigione ma hanno dovuto versare, ognuna, una cauzione di 15.000 scudi (quattrocentomila lire) in attesa del processo.

Le «Nuove lettere portoghesi» sono, 389 pagine di poesie, lettere, critiche alla famiglia, al marito, alla sessualità, ai superiori. Si ispirano alle «lettere di una suora portoghese», un’opera apocrifa del ‘600, che racconta la storia di una suora, sedotta e abbandonata da un ufficiale francese. Nel libro, affiorano nomi e reminiscenza dei precedenti romanzi o poesie delle «tre Marie». Lo hanno scritto a partire dal febbraio 1971, riunendosi due volte alla settimana.

Il processo si è svolto nel palazzo di «Boa Hora». L’interrogatorio delle «tre Marie» è stato fatto giovedì 25 ottobre. Giornalisti e «osservatrici» femministe escluse perché il processo è a porte chiuse. I giornali portoghesi non ne hanno parlato salvo che per una brevissima notizia. Il presidente del tribunale (uomo di una certa indipendenza) bonario e paterno, il pubblico ministero molto aggressivo. Isabel calma, metodica, razionale; Maria Horta che risponde all’aggressività con altrettanta aggressività; Fatima, la più fredda, che scrive la sua testimonianza. Il processo riprenderà il 31 gennaio 1974: fra i testimoni, molti scrittori e scrittrici a favore delle imputate. Dall’Italia come dalla Francia e dall’America telegrammi di richiesta di liberazione al Presidente del Consiglio del Portogallo.

Se condannate, le «tre Marie» rischiano da 6 mesi a due anni di prigione con la condizionale. Se assolte, il libro dovrà essere «dissequestrato» e rimesso in circolazione. La frase del libro che ha più scandalizzato: «Puttane o lesbiche, poco importa come ci chiamano. Importante è batterci e vincere… Basta, è venuto il tempo di gridare: basta!». Nell’istruttoria, la polizia aveva tentato invano di dividerle, per «fare confessare» chi era l’autrice delle parti «più erotiche»: sospettata (dati i suoi precedenti nelle poesie) Maria Teresa Horta.

Il Portogallo è il paese europeo con il più basso reddito medio (400.000 lire l’anno a persona), la più alta percentuale di analfabeti (tre cittadini su dieci nel solo Portogallo, senza contare le colonie) e il tasso più elevato di mortalità infantile. Vanta un altro primato, addirittura mondiale: il servizio militare è di quattro anni, due dei quali da trascorrere nelle colonie africane (Angola, Mozambico, Guinea Bissau). Su 23 milioni di cittadini (comprese le colonie, che il Portogallo considera territorio nazionale) hanno diritto al voto meno di due milioni: sono esclusi gli «indigenti» e gli analfabeti. Alla Cde, il raggruppamento di opposizione al governo, è consentito presentare propri candidati alle elezioni, i quali chiaramente non hanno alcuna possibilità di essere eletti date le ‘imitazioni del diritto di voto. Una delle colonie portoghesi, la Guinea Bissau, liberata per oltre due terzi del suo territorio dal fronte di liberazione nazionale (Paigc), ha proclamato due mesi fa l’indipendenza nazionale.

CONDIZIONE DELLA DONNA
Ineguaglianze giuridiche: per il codice civile del 1967: la moglie ha il dovere di concorrere alle spese, ma deve fare lei sola i lavori di casa; non ha il diritto di educare i figli, ma solo di concorrere alla loro educazione sotto l’impostazione del marito; non può vivere in una casa diversa da quella del marito; non può svolgere attività bancaria e commerciale senza la firma del marito, quando ha un contratto di lavoro, il marito può annullarlo se vuole che rimanga a casa. Motivo per il divorzio, da parte del marito, è che usi anti-concezionali senza il suo assenso (il divorzio, in Portogallo, vale per chi si è sposato civilmente, ma non per chi è sposato in Chiesa).

Nei sindacati (corporativi): voto solo consultivo. Per l’abbigliamento, sindacati «divisi» per uomo e donna.

Ineguaglianze economiche: salari metà di quelli dell’uomo, in media (nell’industria elettrica – «Siemens» – 4-7 scudi – 110-190 lire – all’ora).

Ineguaglianze di costume: la ragazza madre di solito viene licenziata.

Altre ineguaglianze giuridiche: carriere chiuse alla donna: magistratura e diplomazia.

Figli: 1/3 partorisce (soprattutto nelle campagne) senza «levatrice». La mortalità infantile è del 5,8%, nel 1971 sono stati 4.152. 11.411 i morti prima dei cinque anni. Per una spinta rivendicativa attuata anche dalla C.D.E. nel 1969 è stato stabilito l’insegnamento pre-primario (da 3 a 6 anni) in teoria obbligatorio. In realtà, solo il 7,7% dei bambini ne hanno usufruito, per lo più in scuole private (a pagamento). Scuola materna (prima dei 3 anni): il 2,6% dei bambini la frequentano.