notizie del mese

febbraio 1975

Fanfaniana
Fanfani ha aperto il convegno DC sulla condizione femminile — il 12 gennaio a Roma — con una barzelletta che pare non abbia avuto molto successo (scarse risate, applausi di cortesia). Non tema, comunque, Fanfani (che peraltro il suo ruolo di buffone, in genere, lo ricopre alla perfezione): di humour, anche se del DC traboccava. Intanto la formulazione del tema «Oltre il femminismo .per una nuova condizione della donna»: sbadate che siamo, noi femministe, ci eravamo scordate che a scavalcarci non poteva essere che una forza d’avanguardia quale la DC. Facciamo dunque atto di ammenda e prendiamo nota diligentemente della ‘ lezione ‘ che Bartolo Ciccardini ci impartisce dalle pagine di ‘ Discussione ‘ (periodico DC) introducendo gli atti del convegno. Dopo aver avvertito i lettori che la questione femminile è da prendere sul serio (lettore avvertito, mezzo salvato) e che il movimento per la dignità della donna è «una delle cause più nobili del nostro secolo» (bontà sua) il Ciccardini avverte: «Soprattutto dobbiamo renderci conto che la DC è il partito delle donne. Diciamo con orgoglio che due voti su tre dati alla DC sono voti di donne» (meno orgoglioso sarebbe se dovesse spiegare come questi voti vengono in genere ‘ carpiti ‘ alle donne e perché tante donne, purtroppo, votano ancora DC).

Imperterrito, non sfiorato da dubbi e tentennamenti, il Ciccardini prosegue: «Diciamo con fierezza che noi rappresentiamo la esigenza d’amore, di pace e di dignità della donna italiana» (noi femministe possiamo anche tornare a casa a far la calza, a questo punto). Tuttavia — e qui c’è il mea culpa di turno, come per ogni buon cattolico che si rispetti ma del tutto formale, è ovvio — «diciamo anche con amarezza che troppo poco abbiamo dato alla partecipazione effettiva delle donne alla direzione reale della nostra politica». Comunque a tutto c’è rimedio, ci pensa mamma DC. «Che siano le donne — e qui vediamo il Bartolo Ciccardini allargare le braccia nel gesto tipico del parroco di paese alla fine dell’omelia domenicale — a gestire la parte che loro spetta nel partito che si onora di essere il loro partito!» (si diano dunque anche loro da fare a insabbiar inchieste, soffocare scandali, intascare tangenti e tessere ‘clientele’). «Non ne potrà venire che del bene per loro per la DC per l’Italia». Amen. Dopo un’introduzione così, chi si legga coscienziosamente tutti gli atti (qui finalmente parlano le donne, l’esordio no, è importante perciò va lasciato agli uomini, anche se il convento passa soltanto un Amintore e un Bartolo) alla ricerca di questa ricetta per superare il femminismo rimarrà delusa. Non mancano interventi equilibrati, seri (sulla discriminazione sul lavoro, sulla donna e la Resistenza etc.) ma gli spunti positivi rimangono generici: si ammette che le forze femminili vanno rese maggiormente partecipi dello sviluppo sociale, che le disuguaglianze esistono, che la diversificazione dei ruoli ha creato «un mondo della donna» e un «mondo dell’uomo» con risultati negativi, ma ogni affermazione ‘d’avanguardia’ vien subito annacquata da quella appresso. L’intervento centrale poi — di Franca Falcucci — fa fare marcia indietro ai pur timidi tentativi di proporre una nuova visione della donna. La Falcucci comincia col liquidare jl neo-femminismo che «contribuisce certo a rendere inquieta la società per quanto riguarda la condizione della donna»; ma le sue risposte non hanno davvero il sapore dell’originalità. Sentite invece che sapore hanno le soluzioni targate Falcucci: a) elevazione culturale della donna (a tutti è noto quanto la DC s’affanni per darci una scuola nuova, una cultura aperta) b) possibilità di accesso al lavoro extradomestico (anche in questo campo rifulgono i meriti DC, la cui politica economica ha condotto metà del paese in cassa integrazione, donne in testa) e) rivalutazione del lavoro casalingo, del valore primario della famiglia e del ruolo di ‘ educatrice ‘ che in esso la madre e sposa svolge, (ecco l’angelo del focolare che rientra dalla finestra). Non manca poi il veemente vade retro contro la ‘ morale permissiva ‘ e la ‘ liberalizzazione sessuale ‘ di cui le femministe, chiaramente istigate dal Demonio, si fanno portatrici. In materia di aborto le posizioni DC sono chiare; il convegno le ha ripetute. Sul divorzio, silenzio; sulla disoccupazione giovanile, la mancanza di scuole ospedali servizi sociali etc; sulla tragedia dell’emigrazione, silenzio. Ma non quello della vergogna — l’unico che ci sarebbe andato bene — bensì quello dell’ipocrisia, del potere che usa parola e silenzio con l’unico scopo di puntellare se stesso.

È chiaro che leggendo gli atti di questo convegno non si può non ridere: ma «si ride per non piangere» come dice il proverbio. Perché il riso diventa amaro se teniamo conto del fatto che non stiamo pari parlando della conferenza domenicale della parrocchia, ma della linea sulla questione femminile di quella che purtroppo è ancora la forza politica dominante (dirigente sarebbe farle un complimento immeritato) di questo nostro sventurato paese. Anche sul tema ‘ donna ‘, la DC non smentisce se stessa: il volto del potere è quello di sempre. I toni farseschi possono farci anche ridere, ma nella lotta contro questo potere il nostro riso lascerà il posto alla rabbia, alla coscienza che per una nuova condizione della donna bisogna andare ben oltre la DC.

Cronaca nera
A Castellammare di Stabia Salvatore Amato, pensionato, grande invalido, sposato da 24 anni con Flora de Rosa (rimasta incinta 24 volte, ma solo 11 figli sono viventi) ha sparato sette revolverate alla moglie e sei alla figlia Elisa, poi si è ucciso. Motivo: la moglie gli impediva di insidiare la figlia 22enne, per cui PAmato aveva una morbosa passione, e la figlia «gli resisteva con tenacia disperata».

I tentativi del padre erano continui, sfacciati, le scenate all’ordine del giorno. L’ultima, il 16 gennaio, ha innescato il meccanismo della tragedia: la madre ha scoperto il padre mentre per l’ennesima volta tentava di violentare Elisa, ha cercato di difenderla, l’uomo ha preso la pistola e ha sparato. Flora De Rosa è in condizioni disperate, la figlia forse si salverà. Per completare l’opera, prima di suicidarsi, l’Amato ha dato anche fuoco alla casa.

La capitale dell’aborto
E’ esplosa ormai con violenza la «guerriglia dell’aborto». Sulla stampa si sono susseguite le inchieste sull’argomento. Si è per esempio ‘scoperto’ che a Roma, oltre ad essere la capitale d’Italia è anche quella dell’aborto: 136 al giorno, 50mila all’anno. Detengono il triste record degli aborti e soprattutto delle morti per aborto le donne delle borgate (secondo l’Aied ne muoiono 3.000 all’anno) che non hanno a disposizione cliniche di lusso e anestesia ma solo aghi da calza prezzemolo e mammane.

Cosmetici alla sbarra
Simone Veil, ministro della sanità francese, ha deciso di intensificare i controlli di legge sulla industria dei prodotti di bellezza, settore caratterizzato finora dall’assoluta anarchia e da altissimi profitti (un giro d’affari di 300 miliardi di lire l’anno). Se il progetto presentato dalla Veil passerà, entro la prossima primavera circa 10.000 cosmetici dovranno essere immessi sul mercato con regolare ‘ carta d’identità ‘ (cioè dovranno esserne specificati ingredienti, metodi di preparazione, funzioni). L’iniziativa è la risposta, a lungo attesa, allo scandalo della polvere di talco, scoppiato due anni or sono, quando un tipo di borotalco contenente un’elevatissima dose di esaclorofene (6% contro lo 0,1% regolamentare) provocò la morte di decine di bambini.

Inoltre la legge servirà a rivelare di che cosa sono fatti i cosmetici, spesso propagandati come ‘ magici ‘, che attualmente invadono il mercato speculando sulla ‘ credulità ‘ delle donne che non sono in grado di verificare se le iperboliche promesse della pubblicità corrispondono o meno al vero. Oltre ad eliminare il 90% dei prodotti inutili e spesso dannosi, la legge imporrà un meccanismo di controllo sui prezzi, ora praticamente incontrollati (una crema da 10 franchi può essere venduta a 100, 200, e persino 500 franchi).

Cosa significa: insano gesto?
Giovanna Mainetti, 54 anni, si è uccisa il 19 gennaio gettandosi dalla terrazza della sua abitazione di Sanremo. I giornali le hanno dedicato il solito scarno trafiletto, con il commento d’obbligo: «L’insano gesto pare sia da attribuirsi ad una crisi depressiva». Noi femministe sappiamo bene che realtà ci siano dietro questi ‘ insani gesti ‘.

Quante altre, questo mese, oltre a Giovanna, hanno pagato con la vita il disagio d’essere donna?

Le 10 regolette
McGraw Hill, uno dei massimi editori americani, ha distribuito a tutti redattori, autori e impiegati un memorandum con un elenco di norme «per un eguale trattamento dei sessi». Per esempio si impone agli autori di saggistica, romanzi e libri per bambini, «di raffigurare le donne come esseri indipendenti, attivi, coraggiosi, forti, competenti, decisi, seri, capaci di risolvere i problemi, di riflettere con logica, di affrontare ogni mestiere e professione». Inoltre si raccomanda di distruggere «il mito di certe professioni ‘ maschili ‘ raffigurando donne ingegneri,  astronauti, idraulici etc. e menzionando uomini infermieri, dattilografi, librari, centralinisti e baby-sitters». Le disposizioni della McGraw Hill sono in sé e per sé corrette: ma diffidiamo da iniziative per la liberazione della donna da parte di chi fino a ieri ha strumentalizzato un tipo ‘ ideale ‘ di femminilità e oggi, fiutato il vento.