“è facile parlare di un amore”

settembre 1977

Un anno fa a Verona una nostra compagna è morta suicida. Vogliamo ricordarla non per la solita tradizionale commemorazione o per fare tacere i nostri sensi di colpa nei confronti della Pappy, della sua solitudine e della nostra incapacità, come donne e come compagne, di saper superare rapporti superficiali o di élite che isolano escludendo le persone magari più timide o introverse, quelle che sembrano le meno «interessanti». La Pappy rappresentava per noi una diversità sia per come si era posta nei confronti delle organizzazioni politiche ancora anni fa, sollevando problemi che solo ora noi ci poniamo rispetto all’importanza del personale, ai rapporti tra compagni e al modo di far politica. Abbiamo scoperto quanto il diverso ci fa paura e determini divisioni anche tra di noi. Spesso accettiamo solo ciò che ci accomuna, rifiutando in questo modo la possibilità di metterci in discussione, di arricchirci, di comunicare con modi diversi e con una disponibilità nuova. La Pappy ci ha lasciato il suo bisogno di comunismo totale nelle canzoni scritte e cantate per tutto il movimento. Abbiamo pensato di riportare una sua canzone che può spiegare ciò che noi non riusciamo a dire con le nostre parole: impotenza nei confronti di una realtà che ci divide, che ci impedisce di comunicare, ma anche rabbia e bisogno di cambiare.

È facile per voi parlare di un amore,
spiegare le sue crisi, spiegare perché muore,
senza chiedervi mai se di tutto questo, in fondo,
la colpa sia più nostra o di questo mondo.

Ma provate a pensare cosa può voler dire
amare una persona, e dentro di sé scoprire
di non poterle dare il meglio della propria vita,
perché non ci appartiene, perché è già finita,

Perché non hai lo spazio, il diritto di creare
le cose che al tuo amore vorresti regalare:
perché il meglio di te è ucciso ogni giorno,
da quel mondo alienante che si gira intorno.

Ma provate a pensare a come ci si sente
nel cercare un lavoro senza trovare niente,
nel cercare una casa che non arriva mai,
nel far progetti che realizzare non potrai,

nel voler costruire un rapporto diverso
sapendo che è una lotta che già in partenza hai perso;
nel voler dar qualcosa che non ti hanno mai dato:
voler amare senza averlo mai imparato.

Voler restare insieme in un mondo allucinante
che sa solo dividere trascinarci distante
voler comunicare fiducia e sicurezza
avendo dentro solo una immensa incertezza.

Ed i suoi occhi stanchi non”‘ti cercano più,
e non riesci a capire che è ciò che fai anche tu:
e daresti chissà cosa in cambio di un suo sorriso
ma hai solo le tue mani vuote per consolargli il viso.

E la paura ohe hai di perdere il tuo amore,
paura della guerra, paura del dolore,
paura di un mondo senza nulla di umano,
diventan gelosia che avvelena piano piano.

Ed ogni sera a casa aspettare di tornare,
per accorgersi poi che non si riesce più a parlare,
e dire «passerà: verrà un tempo migliore»…
…ma intanto si allontana sempre di più il tuo amore

I vostri bei discorsi son facili da farsi,
però com’è difficile in questo mondo amarsi!
Ma il giorno in cui daremo un calcio a tutto quanto
ce lo ricorderemo, anche, di aver pianto

per quegli amori uccisi, derisi e calpestati
da chi fin dentro l’anima ci ha voluto sfruttati.
Ma il giorno in cui faremo un mondo più giusto e più onesto
ci renderete conto anche di tutto questo!