consumi

il barattolo a sorpresa

settembre 1979

discutiamo il nostro rapporto con i consumi e cerchiamo insieme gli strumenti per difendercene.

I consumatori — e le consumatrici — italiani, secondo un’analisi della Cee, sono i più diffidenti e scontenti di tutta l’area comunitaria. Ma al tempo stesso in Italia manca un’organica protezione dei loro interessi, sia sul piano politico e legislativo, che su quello istituzionale ed amministrativo.

La difesa del consumatore non consiste nel coprire i muri di manifesti con slogans ridicoli come “difendi la tua spesa, chiama il governo”. A parte il fatto che, passati i primi giorni, al numero del “governo” non risponde più nessuno, la difesa del consumatore è ben altra cosa della possibilità per il cittadino di sfogarsi con una telefonata qualora il prezzo del prosciutto o del parmigiano gli sembri eccessivo. Al contrario, questa difesa passa attraverso l’organizzazione spontanea dei gruppi sociali interessati, ed il riconoscimento di un ruolo politico a tali organizzazioni. Le donne sono tra le più interessate alla protezione e difesa del consumatore. Infatti, l’abitudine ancora molto diffusa di riservare alla donna il compito di far quadrare, con una certa somma mensile, il bilancio familiare, le affida una serie di importantissime scelte in materia di consumi. Scelte, peraltro, non facili, dato che vanno fatte sotto un bombardamento pubblicitario che finisce per distorcere l’informazione sulla qualità dei prodotti e confondere le idee sull’importanza relativa dei diversi beni di consumo. Non a caso i messaggi pubblicitari sono fortemente “femminilizzati”, diretti cioè a colpire la fantasia femminile. Le donne devono quindi assumersi in prima persona il diritto e l’onere di iniziare azioni atte non soltanto a salvaguardare gli interessi dei consumatori in materia di qualità, peso, garanzia, prezzo e condizioni di pagamento dei beni e dei servizi di largo consumo, compresi i servizi pubblici, ma anche il compito di tutelare la sicurezza e la salute dei consumatori da prodotti il cui impiego possa in qualche modo determinare danni o svantaggi. Da questo primo gruppo di obiettivi sarebbe poi possibile passare a una azione volta all’adozione di linee di politica economica che siano in grado di eliminare progressivamente l’ emarginazione di intere fasce di popolazione rispetto a consumi ormai ritenuti essenziali, a combattere il deterioramento dell’ambiente che deriva da certi consumi, e a correggere lo squilibrio tra consumi privati e consumi collettivi, a rendere compatibili le scelte del consumatore con taluni fenomeni di crescente scarsità: ad esempio, in campo energetico. L’organizzare i consumatori non è cosa semplice. I consumatori non sono infatti un gruppo di interesse preciso: tutti sono consumatori, ma sono al tempo stesso anche metallurgici, insegnanti, disoccupati, etc; ed il secondo interesse — più preciso — prevale sempre sul primo, che ha carattere “diffuso”. Ma il movimento delle donne è già riuscito a superare problemi di questo tipo, a far cioè riconoscere ad operaie, casalinghe, maestre, commesse la necessità di una solidarietà più ampia di quella della categoria professionale. E’ per questo che una progressiva presa di coscienza dei problemi del consumatore da parte dell’opinione pubblica femminile può essere decisiva. Ed è per questo che tocca alle donne avviare il dibattito sui modi concreti di attuare la tutela dei consumatori. Un primo passo potrebbe essere la elaborazione di un progetto di legge quadro che operi il riordino della legislazione vigente ed il suo completamento in un’ottica orientata al consumatore. Le materie da regolamentare dovrebbero essere: la pubblicità e le varie forme di promozione delle vendite, la confezione e l’imballaggio dei prodotti, la formazione dei prezzi e i modi di pagamento, il credito al consumo, la salvaguardia della salute e della sicurezza. Gli organi che in qualche modo dovrebbero occuparsi dei problemi connessi alla protezione del consumatore non mancano: basti pensare ai Ministeri della Sanità, dell’Industria e Commercio, alle amministrazioni regionali, provinciali e comunali, all’Ente per la Prevenzione degli infortuni, ecc/ Per semplificare anzi la selva delle competenze si potrebbe pensare alla creazione di un comitato interministeriale o di un’agenzia dotata di poteri di intervento. Si dovrebbero identificare alcuni prodotti che occupano una posizione principale nell’ambito dei bilanci familiari, per i quali mettere a punto formule, modelli e disegni unificati o quantomeno con un elevato grado di standardizzazione, onde consentire rilevanti riduzioni dei costi di produzione e di distribuzione (sul tipo del detersivo a formula unificata a prezzo ridotto). Ma tutto ciò è impensabile senza che i consumatori stessi, e quindi in primo luogo le donne, si organizzino. Prima di proporre leggi e riorganizzazioni amministrative, va quindi promossa la creazione di associazioni di consumatori imperniati su gruppi femminili aperti alla collaborazione con le organizzazioni cooperative e con gli organismi di quartiere e di zona.

Un gruppo di donne interessate a questi problemi si è riunito attorno alla nostra rivista. Prima però di iniziare una qualsiasi azione in tal senso vorremmo metterci in contatto con donne di altre città sia per verificare il reale interesse per questa tematica sia per valutare insieme a quale tipo di azione dare priorità.

Se siete interessate alla costituzione di un gruppo “consumatrici contro”, scrivete a Effe, Piazza Campo Marzio 7, 00186 Roma.