centro delle donne
inserto di Effe – mens. femminista autog. – maggio 1978 redaz. P.zza Campo Marzio, 7 Roma – tel. 06/6543223
dedichiamo queste pagine alla nostra compagna Luisella morta assieme al fratello Enrico, travolti da un TIR tedesco, l’11-4-78. Luisella era impegnata a fondo nel suo collettivo e nelle attività del Centro. Eravamo insieme in piazza la «era del 7 marzo ed era nel gruppo delle 19 fermate e denunciate a piede libero. Ha partecipato a tutte le iniziative di controinformazione e di mobilitazione. Fra l’altro era impegnata proprio nel gruppo che coordinava questo inserto.
È morta mentre stava venendo ad un nostro appuntamento di lavoro, a poche centinaia di metri dal Centro della Donna.
Questo lavoro è incompleto: aspettavamo Luisella per discutere e finire con lei — non è arrivata — non arriverà più. Non ce la facciamo a pensare, a scrivere, c’è sempre il suo viso dolcissimo che ci offusca la vista.
Il gruppo di lavoro sente il vuoto —dobbiamo lasciare un vuoto — o riempire il vuoto — non importa. Ti abbiamo salutata ed eravamo in tante, non sono riusciti a portarti via senza il saluto delle compagne e dei compagni, senza che ti avessimo baciato un’altra volta. Ti abbiamo tutte regalato un garofano rosso — la strada era rossa — ti abbiamo salutato ancora, abbiamo salutato tuo fratello Enrico che veniva con te.
Ciao, Luisella, ti dedichiamo queste pagine, ciao compagna dolcissima.
uno spazio conquistato
Dal giugno 77 siamo come Centro delle Donne in Vico San Marcellino, 10. Uno spazio che ci siamo conquistate dopo mesi di progetti, discussioni, fantasie, speranze; il tutto farcito da intralci burocratici e non.
Da tempo esistevano molti collettivi che facevano capo al Coordinamento femminista genovese, che si riuniva periodicamente in sedi prestate da altri organismi. La vigenza di avere un posto completamente nostro dove poter fare riferimento e dove poterci esprimerò liberamente era quindi molto forte.
Purtroppo l’entrata nello stabile (trattasi di un ex albergo) ha coinciso con l’inizio dell’estate e con un momento di riflessione del Movimento che ha avuto anche caratteristiche di dispersione.
Nei primi mesi sono stati affrontati problemi di ristrutturazione (lavori etc. che sono ancora in corso) ma è mancato un confronto reale tra noi, necessario maggiormente perché provenienti da collettivi femministi con analisi e ricerche diverse. Si sono sviluppate comunque delle attività a livello di piccoli gruppi di interesse: in questo senso è sorto un mercatino dell’usato, un gruppo di astrologia, un tentativo di biblioteca circolante senza regole e controlli, un gruppo di creatività che si è espresso realizzando delle maschere di garza dipinte.
La prima esperienza di tipo più allargato è stata quella del Training autogeno, che ha interessato e coinvolto una quarantina di noi. Sono stati fatti 4 corsi guidati da un gruppo di compagne femministe che venivano tutti i fine settimana da Firenze. È durata 3 mesi, con un calo di partecipazione però nel periodo finale.
Nel frattempo le assemblee venivano disertate o quasi ed era molto difficile trovare dei momenti di confronto collettivo.
A febbraio il Collettivo di Salita Pollaioli ha fissato un preconvegno regionale a Genova, in vista del Convegno Nazionale a Roma, sulla pratica dei Consultori autogestiti e sul problema di come rapportarsi alla ripresa della lotta rispetto alla legge sull’aborto. In quella circostanza c’è stato un confronto di massa dal quale è emersa una diversità del modo di affrontare il problema del momento di riflessione del Movimento: c’era infatti chi desiderava fermare le attività per ricercare i motivi e chi intendeva riprendere con nuove lotte, ricercando nel «reale», mano a mano che si presentavano i momenti negativi, le cause dei blocchi e provando a superarli sia con l’analisi sia con le azioni concrete.
È sorto intanto nel Centro un gruppo di ‘ginnastica medica (attualmente in atto) guidato da una compagna fisioterapista e contemporaneamente un collettivo ha organizzato un’assemblea cittadina per le donne di un quartiere sul tema del lavoro femminile. La cosa ha fatto sorgere l’esigenza di una inchiesta sul lavoro nero femminile a Genova presso i liberi professionisti. Era un primo tentativo di svolgere un lavoro comune all’esterno, che ha visto lavorare insieme studentesse delle medie, compagne di collettivi e compagne «sciolte».
Collegandosi a questa esigenza di esterno, si è formato un gruppo abbastanza numeroso che ha espresso la voglia di fare un giornale che potesse essere diffuso tra tutte le femministe presenti o meno nel Centro come base di confronto.
Il numero «0» è «uscito» con la data 1-3-78 ed è stata la reale occasione di un reincontro con le compagne «sciolte» ed ha determinato il desiderio di costituire dei gruppi di interesse e di lavoro per il giornale. Si è formato così il gruppo. «Sessualità» che ha curato il numero 1 del giornale, «in corso di stampa; il collettivo di Salita Pollaioli aveva deciso di scrivere della loro esperienza di Consultorio autogestito e già nel numero 0 era stata espressa la proposta da un gruppo di compagne che avevano partecipato al Convegno «Donne, Arte e Società» del 14 e 15 gennaio 78 a Milano, di una Mostra nazionale a Genova ‘sulla creatività della Donna.
in questa situazione ci siamo riunite al Centro per decidere cosa fare per l’8 marzo; l’Assemblea era numerosa ed in tutte c’era il biso-, gno di confronto, di reiniziare a fare delle cose insieme.
8 marzo 1977
Invece del corteo con le mimose il giorno 8, il Coordinamento femminista è intervenuto Venerdì 4 marzo al Seminario internazionale sulla fecondità, smascherando fra l’altro le false finalità scientifiche del convegno patrocinato dalla Schering, casa produttrice di anticoncezionali. Ha proseguito poi con le proposte contenute nel manifesto qui riprodotto.
8 marzo 1978
Si ribadisce il NO alle mimose, sì esprime la necessità di far sapere alle donne di Genova i contenuti reali di lotta del Movimento femminista con tazebao che vengono affissi nella notte del 7 marzo nella piazza principale. La polizia interviene ad affissione avvenuta sparando, fermando 24 persone e arrestandone 7. Dal carcere le compagne arrestate esprimono l’8 marzo nel manifesto qui riprodotto.
11 marzo 1978
L’11 marzo una massiccia manifestazione femminista che vede riunite tutte, vecchie e nuove, ottiene la scarcerazione ed innesta una dinamica di confronti tuttora in corso.
‘Un documento collettivo non è oggi possibile. Abbiamo solo degli scritti «personali» che danno la misura della ricerca che stiamo conducendo e che abbiamo riconosciuto presente in tutti i collettivi d’Italia in occasione della nostra partecipazione al Convegno sulla violenza, tenutosi a Roma alla fine di marzo.
Insieme alle altre che hanno preso parte ai lavori della commissione violenza nelle carceri, noi di Genova abbiamo riscontrato che l’esigenza di discutere in un Convegno Internazionale Femminista della specifica violenza nelle carceri scaturisce appunto dalla presa di coscienza d’i noi femministe che il carcere è uno strumento di repressione che ci interessa direttamente, che ci coinvolge e che, visto 1 recenti episodi di violente repressioni su pratiche esclusivamente femministe (vedi oltre che Genova, anche Firenze, Palermo e Milano), non ci appare più come ‘un qualcosa di remoto, ma che addirittura rischia di investire il nostro quotidiano.
Il tentativo di emarginazione che il potere sta operando cercando di fare apparire .«criminali». alcune donne che portano i loro contenuti femministi in piazza e nella pratica quotidiana di opposizione alle istituzioni, ‘Strumentalizza le differenze che sono l’essenza, la vitalità del movimento femminista. Noi ci chiediamo come mai in questo momento la repressione che i potere sta operando sui contenuti femministi sia così aspra e dura, pur trattandosi di quasi tutti gli stessi contenuti che da anni il Movimento sta dibattendo. I motivi principali secondo noi sono ne momento politico-economico attuale che acutizza la repressione e nella insistenza del Movimento femminista a non lasciarsi imbrigliare dagli schemi istituzionali. Poiché riteniamo che i contenuti dal movimento femminista non possano essere assoggettati a compromessi, esprimiamo una necessità di compattezza rispetto all’esterno ed al potere che con la tattica della esasperazione della divisione tenta di indebolirci per vanificare ì nostri contenuti. Esprimiamo quindi la necessità di Covare nuove forme non solo per orci a questo tentativo ma anche per poter continuare con incisività a portare avanti la nostra lotta.