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perché la kollontaj oggi
…in Aleksandra Kollontaj ritroviamo le contraddizioni di una donna politicamente impegnata, dirigente di partito, con ì suoi rapporti sentimentali, che spesso rischiano di ricacciarla nella sola dimensione privata.
perché la Kollontaj oggi? È questo il punto da cui vorremmo partire per cercare — tenendo presenti P«Autobiografia» ed il suo ultimo romanzo pubblicato «Vassilissa» — di.individuare in lei quei contenuti che àncora oggi sono attuali. Infatti in Aleksandra Kollontaj ritroviamo le contraddizioni di una donna politicamente impegnata, dirigente di partito, con i suoi rapporti sentimentali; è tra i protagonisti’ della rivoluzione di ottobre, ricopre cariche di alta responsabilità politica, lotta e si impegna perché le masse femminili diventino anch’esse soggetti attivi nel processo di costruzione del socialismo in URSS.
Si batte per il riconoscimento del valore della maternità come fatto sociale, per la libertà d’aborto e per l’uguaglianza dei figli nati al di fuori del matrimonio.
Ma parallelamente a questa sua immagine politica, ci sono i suoi rapporti con gli uomini, vissuti in modo contraddittorio e che rischiano di ricacciarla nella sola dimensione «privata». In essi la Kollontaj individua l’origine della subalternità femminile: molto spesso questi rapporti significano, per una donna, piegare il proprio io all’individualità del maschio. Ed è questa la problematica che caratterizza anche il personaggio di Vassto romanzo che Aleksandra Kollontaj nella sua vita, barcamenarsi tra l’impegno politico da una parte ed il suo rapporto di coppia dall’altra. Consideriamo allora più da vicino questo romanzo che Aleksandra Kollontaj scrive nel 1922 e che per molti aspetti ci è sembrato autobiografico. Dopo un lungo periodo di separazione dovuto alla guerra civile, Vassilissa, abbandonando temporaneamente l’attività politica, raggiunge il suo compagno, Vladimir, nella provincia in cui lui lavora.
È questo il primo passo che porterà progressivamente al definitivo logoramento del loro rapporto. Ma quali sono i problemi che emergono durante questo periodo di convivenza? La contraddizione che Vassilissa vive in modo più lacerante è quella tra i modelli «borghesi» che Vladimir vorrebbe imporle: una casa elegante, cameriere, ma soprattutto bei vestiti e una «moglie» più curata e femminile, e il rifiuto istintivo che ella avverte nei confronti di un modo di vita così conformista ed agiato perché in contrasto con la correttezza morale di una comunista.
Ma per Vassilissa questo rifiuto è vissuto più in termini di classe che con la consapevolezza del suo diritto di essere accettata per quello che è, al di là di certi canoni di bellezza corrispondenti ad una visione tutta maschile della donna.
Quindi la diffidenza di Vassilissa nei confronti del suo compagno, pur se giustamente determinata dalla sempre più frequente inclinazione di lui verso un modo di vivere borghese, non nasce dalla coscienza che dietro simili richieste si nasconde una concezione della donna come un oggetto che deve essere tanto più raffinato quanto più importante è la posizione del marito. Del resto questa mancanza di consapevolezza della contraddizione uomo-donna viene riconfermata quando Vassilissa, venuta a conoscenza della relazione di Vladimir con un’altra donna rimprovera al suo compagno unicamente di averle mentito — cosa questa contraria alla correttezza morale di due comunisti — piuttosto che di averla scavalcata e relegata al ruolo di «moglie tradita».
Infatti Vassilissa tronca la relazione con quest’uomo solo perché l’altra donna ha assunto per lui un’importanza ormai determinante; e, seppur come dato positivo vi è la consapevolezza della non necessaria eternità di un rapporto, e della libertà di ognuno di disporre della propria affettività, ancora una volta Vassilissa non si rende conto di come sia stato sempre Vladimir ad imporle i suoi tempi e le sue scelte.
Quella di «rompere», non sarà una decisione indolore, ma Vassilissa, una volta rientrata nella sua provincia e ripresa in pieno l’attività di militante ritrova serenità ed equilibrio e riesce così a superare la crisi.
È proprio in questa scelta finale che emerge un dato che caratterizza la vita di Vassilissa e della stessa Kollontaj: la completa inconciliabilità tra impegno politico e rapporto con l’uomo.
Vassilissa, infatti, ritrova se stessa solo quando, eliminato il suo rapporto di coppia, può recuperare la sua socialità nell’impegno politico, così come la Kollontaj nella «Autobiografia» scrive a proposito dei suoi rapporti sentimentali: «… e ogni volta seguiva troppo presto la delusione, poiché l’amico vedeva in te sempre e soltanto, innanzitutto, la donna, che egli cercava di piegare a docile riflesso del proprio io. E così inevitabilmente arrivava sempre il momento in cui, col cuore stretto ma con autonoma decisione mi liberavo dalle catene della relazione…».
Aleksandra Kollontaj è quindi consapevole dei limiti che il rapporto ai coppia pone allo sviluppo dell’individualità femminile, ma, data la situazione storica dell’URSS, mancando un movimento delle donne cui far riferimento e un’elaborazione teorica che le desse gli strumenti per andare più a fondo su quei problemi, per lei.l’urea soluzione sta nel salvaguardare e privilegiare il suo impegno politico, Del resto è anche questo il nodo di fronte al quale molte di noi si trovano oggi: da una parte il vivere il rapporto con l’uomo come totalizzante, come unico momento di realizzazione, dall’altra il bisogno di superare questa privatizzazione dell’affetto, che porta solo alla subalternità al maschio, per recuperare un rapporto più diretto ed autonomo con le altre persone e quindi con il sociale.
Ma ben diversi sono gli strumenti di analisi di cui disponiamo e che ci consentono di mettere a fuoco la contraddizione uomo-donna, pubblico-privato.
In questo senso consideriamo punto fondamentale da cui devono partire le nostre analisi la famiglia (nucleo centrale dell’oppressione della donna), che ci ha sempre costrette a vivere il rapporto con l’uomo come unica dimensione affettiva. Da .qui il bisogno di vedere nelle altre donne il nostro interlocutore privilegiato, e nel separatismo quindi, l’unico strumento che ci garantisce una nostra autonoma elaborazione.
Elaborazione che se pure nella pratica non ha ancora significato il superamento della contraddizione uomo-donna, d’altra parte ci ha dato gli strumenti per aggredire il potere maschile con più lucidità e chiarezza. Tutto ciò con la consapevolezza che il femminismo non è un qualcosa che riguarda solo le donne ma significa un reale stravolgimento dei ruoli, dei valori, e dei rapporti tra gli uomini.
Per Aleksaridra Kollontaj invece, il problema della donna è vissuto ancora in termini settoriali, per cui vede nella militanza politica l’unico momento che consente l’affermazione della donna, senza rendersi conto, rie poteva fare diversamente, che questo significa di nuovo adeguarsi a modelli e strumenti maschili ed ancora una volta riproporre una concezione maschile della dorma.
Oggi sappiamo invece che per molte di noi la costruzione della nostra soggettività è passata attraverso l’uscita dalle organizzazioni politiche, anche se resta aperto il problema di un confronto diretto con le istituzioni che inevitabilmente dobbiamo affrontare.