un antifemminista al mese
roberto rossellini
Diranno: ma se c’è uno che ha amato le donne è lui, che le ama, anzi. Inoltre, rimane affezionato a tutti i suoi figli, se li cresce tutti lui. Inoltre, ha avuto donne celebri — Anna Magnani, Ingrid Bergman — quindi si vede che è un uomo, e un amante, di valore. E poi, e tanto dovrebbe bastare, è un grande artista. Gli artisti si sa che fanno soffrire le donne, lo canta anche Gianni Nazzaro. Ci rendiamo conto di rischiare forte di diventare impopolari (se già non lo siamo diventate) laureando in Roberto Rossellini l’antifemminista del mese. E ci rendiamo egualmente conto che ad ognuna delle obiezioni sopra riferite corrisponde una parte di vero. Marcella De Marchis, Anna Magnani, Ingrid Bergman, Sonali Das Gupta, e ora, come pare, Silvia d’Amico, sono le donne che hanno scandito gli ultimi trentacinque anni di esistenza di Roberto Rossellini: perlomeno l’hanno scandita pubblicamente, notoriamente.
Quindi è un uomo che «ama» le donne, e ne «ama» anche molte. te virgolette al verbo amare le proponiamo noi: se è vero che sia l’uomo come la donna, infatti, si scelgono, in una società come la nostra, in base a valori convenzionali è egualmente vero che il dislivello di potere pur nel rapporto privato uomo-donna gioca ancora a favore dell’uomo, dando a questo ultimo maggiori possibilità di scelta: quindi, molto spesso, non l’amore è in gioco ma il potere, l’avere, o no, il coltello dalla parte del manico: e il coltello dalla parte del manico continua ad averlo l’uomo perfino quando la sua partner è persona, in qualche modo, eccezionale: (vedi — e ne abbiamo già scritto — il rapporto tra Rosa Luxemburg e Leo Jogiches, e, nella materia, magari minore, di cui ci stiamo qui occupando, il rapporto Rossellini-Magnani o Rossellini-Bergman). In quanto alla prima delle sue donne notorie, Marcella De Marchis, e all’ultima, si spera (Rossellini ha 68 anni), che sarebbe Silvia D’Amico, di trentaquattro anni più. giovane di lui, sia l’una che l’altra riempiono aspettative corrispondenti ad età diverse dell’uomo, e specialmente dello uomo di successo: Marcella De Marchis e infatti la donna ignota dell’uomo di successo ancora ignoto, quella destinata a fargli da primo gradino per la scalata, eliminandogli ogni problema quotidiano, così come l’Ann Fleicher, doglie devota del Kissìnger studente. Che poi la situazione attuale sia diversa, nel caso di Ann Fleicher e di Marcella De Marchis, dipende mollo dalla temperie del maschio all’italiana, dalla sua ripugnanza a rinunciare sia pure ad una delle donne che ha «posseduto» beninteso se disposte a costituirsi attorno a lui in harem succubo ed adorante. (Vedi le teorizzazioni di Fellini otto e mezzo). Quindi la mite Marcella De Marchis rimane inclusa a vita nel clan professionale-casereccio del Roberto Rossellini ormai insigne, mutata da moglie fedele in fedele costumista anche la prima moglie potrà continuare a godere di sia pure un barlume del glorioso riflesso del Re Sole. In quanto all’ultima love-story di Rossellini, l’età della ragazza, 34 anni contro i 68 di lui, è sufficiente ad illuminarla: sono amori giovani per rivitalizzare il genio pauroso del declino, e la mentalità comune li approva, crogiolandosene, nella stessa misura in cui condanna «II ragazzo e la quarantenne».
Le altre donne che Rossellini ha «amate» (ripetiamo: notoriamente amate) sono Anna Magnani, Ingrid Bergman, Sonati Das Gupta. La vita privata di Anna Magnani ha dimostrato, nella donna, troppo coraggio perché se ne possa parlare in termini che non siano di ammirata solidarietà: la Magnani ha scelto tra un film, «Ossessione» di Visconti, che le avrebbe accorciato la strada verso il successo, e un figlio, Luca, il figlio: e questo figlio, come si sa, se l’è poi cresciuto da sola: se ha amato, come pare, Roberto Rossellini con furia, ribellandosi al luogo comune della «donna del nord» che fatalmente glielo avrebbe sottratto (un fato maschile, quello che divide ogni donna da un’altra donna), nella sua .furia doveva pure essere contenuta una generosità umana che l’agonia, per cui ha chiamato vicino al letto proprio Rossellini (ma chi confortava chi?) ha denudato. Ingrid Bergman: semmai le romanticherie convenzionali di una nordica dovevano trovare castigo, è probabile che il suo rapporto con Rossellini, nella sbracataggine di una Roma cinematografara, dove esplodevano, ringhiosi odiosi come botoli, i primi paparazzi, gliene dovrebbe avere fornito a sufficienza. L’aneddotica del caffè Rosati degli anni cinquanta narrava di una strada di petali di rose, preparata da Ingrid per l’arrivo del regista-padre del neorealismo italiano al cottage hollywoodiano che l’attrice divideva ancora con il marito svedese: e Rossellini, posto dì fronte al tappeto di rose, avrebbe evitato con cura di calpestarlo, sgomitando l’amico cui si accompagnava con compiaciute esclamazioni romanesche di «N’ve-di ‘sta fanatica, ahòl». «Di italiano so dire due parole: ti amo», raccontavano i rotocalchi che questa era stata la prima lettera d’amore scritta da Ingrid a Rossellini: prestissimo, appena inurbata a Roma, ne avrebbe imparate tante di parole italiane, anzi, per l’esattezza, parolacce in romanesco che anche al suo indirizzo si sarebbero sprecate. Il tipo di educazione che aveva ricevuto, i minori condizionamenti subiti come donna, il suo nome e il suo talento d’attrice salvarono Ingrid Bergman dall’entrare a far parte dell’harem tiberino, così come Anna Magnani ne era stata salvata dall’orgoglio. In quanto a Rossellini, la sua instancabilità di latin-lover aveva bisogno di riempirsi di un mito opposto al precedente: dopo la donna del nord (magari fastidiosa per la sua indipendenza), l’indiana silenziosa, misteriosa, paziente. E’ Sonali Das Gupta che gli avrebbe cresciuto anche i figli avuti da Ingrid Bergman e che il regista patriarca aveva sottratto alla madre: «I miei figli hanno sofferto per il divorzio: perché io lottavo per averli e Rossellini faceva la stessa cosa» ha detto la Bergman di recente a un giornalista. «Quando ho capito che questa lotta faceva del male a loro, li faceva soffrire, mi sono fermata di colpo e li ho ceduti a Rossellini». Ora tocca, pare, a Sonali Das Gupta, ed a sua figlia Raffaella, l’ultima nata del regista. Secondo i rotocalchi che raccolgono, inesausti, dichiarazioni sul tema, un’amica di Sonali avrebbe detto: «Con una donna della dolcezza e della rassegnazione orientale di Sonali può anche tornare tutto come prima». A questo punto forse sarà chiaro, speriamo, perché anche Rossellini appare in questa rubrica.