VIOLENZA CARNALE

il linguaggio dello stupro

giugno 1975

 

Prendendo spunto dall’intervista alla dottoressa Jude Gilley, abbiamo voluto dare un’occhiata agli articoli apparsi sui quotidiani Italiani negli ultimi mesi (dall’agosto ’74 al maggio ’75) riguardanti la violenza carnale, per vedere in che termini veniva trattato l’argomento.

I quotidiani presi in considerazione sono La Stampa, il Messaggero, il Tempo, il Quotidiano dei lavoratori, Lotta Continua, il Manifesto, il Corriere della Sera e il Giorno.

Non abbiamo paragonato il modo in cui la stessa notizia appare su giornali diversi, per cui non possiamo fare un discorso accurato sul diverso modo in cui la destra e la sinistra guardano al fenomeno; però possiamo dire che i giornali più «integrati» (La Stampa in testa) si dilungano volentieri nei racconti sanguinolenti e morbosi, e quindi gli articoli sulla violenza carnale sono ben accetti, mentre nei giornali della estrema sinistra (Manifesto, Lotta Continua, Quotidiano) lo stupro non appare MAI, perché, come giustamente ci è stato detto tante volte dai compagni, il privato non è politico e quindi non è il caso di parlarne.

Posizione non certo migliore di quella dei giornali democristiani o di destra, che sfruttano questo tipo di notizie per eccitare i lettori repressi. In un caso e nell’altro il significato politico della violenza dell’uomo sulla donna è negato.

Abbiamo raccolto (in dieci mesi) 48 articoli. Di questi:

23 riguardano stupri compiuti su minorenni (di cui una ha addirittura 7 anni);

3 riguardano stupri compiuti su «vecchie» (75-80-85 anni);

1 riguarda uno stupro compiuto da un settantenne;

15 riguardano casi di donne che hanno subito lesioni e ferite gravi (in un caso la donna è morta);

5 riguardano donne straniere;

3 riguardano donne famose;

5 sono «casi curiosi» cioè presentano anomalie interessanti (alcuni degli articoli rientrano in due delle categorie sopraelencate).

Non esiste un articolo del tipo: «Donna stuprata oggi a Roma» punto e basta. Questo non fa notizia. Lo stupro appare sul giornale solo se diventa eccezionale per qualche motivo, se ad essere violentata è un’americana dodicenne, o una vecchietta di ottant’anni che poi viene massacrata di botte.

Ma quello che è ancor più interessante in questi articoli, è il linguaggio, che, unito alla scelta ben precisa degli episodi, ci fa capire che sul giornale non appare mai la realtà, ma sempre e solo lo stereotipo. Facciamo un esempio: «Boccaccesco episodio a Cinisello Balsamo: vedova aggredita in casa da un focoso settantenne… folgorato dall’avvenenza della giovane vedova… (si nasconde nella sua camera da letto e le salta addosso mentre lei si sta spogliando)… ha cercato di immobilizzarla ma stava per avere la peggio. Allora ha afferrato una scopa e ha cominciato a percuotere selvaggiamente la donna…» eccetera.

Per non parlare del marito che dopo 15 mesi di separazione legale si presenta dalla moglie armato di rivoltella ubriaco e la violenta. Il commento del giornalista è che questo episodio é «curioso», ma non curioso in quanto una non si aspetterebbe di vedere arrivare il proprio marito con una pistola in mano dopo 15 mesi di separazione, no, bensì perché è curioso che un uomo vada in galera per aver violentato la propria (ex)moglie. Perché si sa che quando un uomo ci sposa, ci compra a vita.

Particolarmente «divertito» diventa il linguaggio quando il giornalista parteggia apertamente con l’uomo: «Due turiste inglesi… asseriscono di essere state violentate,., i presunti responsabili… secondo il racconto delle inglesine» oppure «Una bella turista svedese… ha detto di essere stata violentata» oppure «Un uomo sarebbe penetrato nella camera da letto di una giovane signora… si sarebbe infilato nel suo letto… vittima si proclama la signora xy… la polizia femminile sta cercando di appurare la veridicità» oppure «Anfetamina nel whisky, affermano due ragazze… secondo la loro denuncia sarebbero state drogate e violentate».

Vi è mai capitato di leggere nella cronaca cittadina: «Biondo e provocante avvocato afferma di essere stato derubato» oppure «Leggiadro rappresentante di Lotta Continua sostiene di essere stato picchiato dai fascisti» (magari sullo stesso Lotta Continua) o «La polizia sta cercando di appurare se l’auto dell’inglesino è veramente stata rubata»???

Un’altra serie di frasi viene fuori negli stupri di minorenni; qui l’atto che viene altrimenti definito boccaccesco e considerato in fin dei conti virile o perlomeno perdonabile e comprensibile, diventa improvvisamente criminale, facendo scattare tutti i meccanismi della ipocrita morale borghese. L’infanzia è sacra, si sa, anche nel paese della Pagliuca, e allora qui finalmente nelle storie di uomini giovani, adulti, vecchi e vecchissimi che adescano bambine, lo stupro diventa osceno, ma non osceno perché violenza nei confronti di un essere umano che ha dovrebbe avere diritto alla propria integrità, ma perché violenza nei confronti dell’innocente fanciullino, e giù retorica a valanghe. E allora improvvisamente vengono fuori le frasi stereotipe, sempre le stesse in ogni articolo: «L’accusa infamante… gli atti innominabili… un giovane abusa di una bimba… un vecchio adesca una bambina in sagrestia… storia amara, squallida… l’uomo non sa ‘resistere, si avvicina alla piccola… un’accusa tremenda» e così via.

Perché la realtà è, come sappiamo dalla nostra esperienza di donne, che lo stupro è un fatto di ogni giorno. E dicendo questo voglio dire che una donna che vive con un minimo di indipendenza, nel senso che esce da sola, magari persino di sera, o che, dio ce ne scampi e liberi, viaggia da sola, o che, addirittura, vive da sola, è soggetta a quotidiani tentativi di violazione della sua intimità, a quotidiani ammonimenti che la rimettono al suo posto, di cosa, di schiava, di essere inferiore che non ha il diritto di vivere liberamente, che vanno dall’occhiata incendiaria, quella che ti fa sentire nuda, palpata, valutata, con le tette grosse come montagne oppure disperatamente piccole, al deciso tentativo di violenza carnale (che non è sempre e solo compiuto dallo sconosciuto per strada, ma più spesso dal capufficio, dal droghiere, dal vicino di casa, dal vecchio amico di famiglia, dal parente, anche stretto) che a volte riesce.

Mentre lo stereotipo ci dice 1) che lo stupro è un fatto eccezionale (balle); 2) che viene compiuto solo da uomini tarati mentalmente (altre balle, viene compiuto dagli uomini più comuni); 3) solo su donne che «se lo cercano» (balle al quadrato) oppure su bambine, perché appunto l’uomo che lo fa è un mostro tarato e quindi gli piacciono le bambine. Nel primo caso la notizia non esce sul giornale (tanto se lei «se lo voleva» non è, a rigor di logica, stupro) nel secondo caso sì, perché riafferma lo stereotipo dell’eccezionalità dello stupro.

Io vorrei dire ancora una cosa, qui, a proposito dell’eccezionalità dello stupro compiuto su bambine, e dell’eccezionalità del fatto che agli uomini adulti piacciano le bambine: non lo credo affatto un fatto eccezionale. Ho parlato, da quando, tramite il femminismo, ho smesso di avere falsi pudori con le altre donne, molto spesso con le mie amiche, sulle nostre esperienze dell’adolescenza: non conosco una sola donna che non abbia nel suo passato un episodio di seduzione da parte di un adulto.

Pochi arrivano alla violenza carnale vera e propria (leggi: penetrazione), ma tutte hanno avuto lo zio o l’amico di famiglia o il vicino di casa che le ha toccate o si è fatto toccare o vedere o altro, quando lei aveva sei anni e lui quaranta. E quelle che proprio non hanno avuto episodi di questo tipo, perché allevate costantemente in casa, senza mai il minimo contatto con il mondo esterno, hanno perlomeno incontrato l’esibizionista mentre andavano a prendere il latte.

Quindi: smettiamo di tacere sulla violenza carnale, come se fosse una cosa di cui vergognarsi. Parliamone invece, perché è un fatto politico.