quel giorno a Roma

giugno 1975

 

bruciare 2000 anni di storia

 

Credo che sia bello parlarne, perché è stata un’esperienza di crescita, crescita nel femminismo, crescita nella nostra coscienza di donne.

La scoperta delle compagne, la scoperta della nostra vicinanza, la scoperta del nostro corpo nella sua completezza di particolari non mistificati da mode o pregiudizi, ma interamente nostro, da scoprire, da conoscere per gestirlo e curarlo laddove la scienza borghese lo abbandona. Finalmente la gioia del nostro corpo, finalmente lo sentivamo in modo vero, perché lo conoscevamo: crollato il mito della paura, del proibito, dell’ignoto, abbiamo giocato, osservato e studiato. Ma non solo la gioia, la spinta era ancora più forte: scoprire insieme ciò che ci è negato era soprattutto prendere coscienza del fatto che mentre la scienza borghese non ha alcun interesse ad essere dalla nostra parte, perché deve difendere interessi ben più grossi, solo noi possiamo gestire la nostra salute (prima di farla diventare malattia) solo noi dobbiamo appropriarci degli strumenti vecchi e nuovi per non rimanere nel baratro dell’ignoranza, per non continuare a subire ciò che ci impongono sul nostro corpo (scelte sessuali, maternità, anticoncezionali, aborto, ecc.).

Le streghe sono tornate abbiamo detto, gli anticoncezionali non possono continuare ad opprimerci e a rovinare il nostro fegato, i ginecologi saranno costretti a non utilizzare più il nostro utero e le nostre ovaie per i loro strepitosi guadagni, per spaventarci, intimorirci, per far passare l’ideologia borghese e maschile della realtà passiva del nostro corpo.

Il nostro «eureka» nuovo e cosciente nei confronti della nostra scienza, è uscito dal privato, e abbiamo pensato alla paura di molte donne che era stata la nostra stessa paura: questa società ha già preparato i roghi per le nuove streghe, in ogni famiglia che vive la propria frustrante realtà istituzionalizzata c’è un rogo, in ogni ospedale che ci accoglie col paternalismo partigiano tipico di medici e ostetriche c’è un rogo,in ogni studio psicoanalitico, dove le nostre angosce vengono strumentalizzate per mistificanti analisi sul nostro essere donne, c’è un rogo. Ma non solo, i roghi sono dappertutto… ma è stato questo il bello: ci siamo accorte che siamo disposte ormai ad accenderli noi questi roghi dove verranno immolati tutta la cultura che ci opprime, tutta questa «civiltà», la scienza in mano di pochi, i libri e le istituzioni; si, bruciamo tutto per costruire una civiltà nostra, una scienza nostra, una cultura nostra, per uscire dai ghetti della paura e trovarci in una realtà nostra, piena e cosciente.

E questo non è per nulla un lavoro già fatto. Bruciare 2000 anni di storia non è facile, prendere in mano noi la nostra sessualità per scoprirne la completa libertà non è facile, far andare la scienza in modo che neghi completamente «realtà» come l’aborto non è facile: però lo vogliamo tutte ed è questo che ci fa sentire forti. E allora cominciamo tutte insieme come a Roma.

Conquistiamoci noi gli strumenti per andare alla scoperta di un anticoncezionale che non ci faccia vivere la nostra eterosessualità come una cosa angosciante, obbligatoria e quindi frustrante.

Impariamo ad andare fino in fondo nella conoscenza di noi stesse, per scoprire in modo libero e non coercitivo quale sia la nostra sessualità nella sua completezza, convincendoci che bene o male quella che fino ad oggi abbiamo vissuto non è che la risultante di tutta una cultura maschilista, che ci ha negato ogni nostra conquista autonoma.