dal pianeta venere
Elda Tattoli ha cominciato a lavorare nel 1958 nel teatro, nel cinema, alla radio e alla televisione. Ha collaborato in vari film per la sceneggiatura e il montaggio. Per il film «Pianeta Venere» ha scritto la sceneggiatura, suoi la regia, il montaggio e un brano della colonna musicale.
— Quando hai cominciato ad occuparti di cinema, ti sei mai posta il problema del tuo rapporto con questo mondo, in quanto donna?
— Io non me lo sarei mai posto questo problema. Ma sono stata costretta a pormelo. Dopo un lungo e approfondito lavoro di preparazione e la «fortuna» di poter mettere la mia esperienza a disposizione di uomini che ne avevano bisogno, finalmente un piccolo spazio per me. Briciole in cambio di una grande fatica. E quando dopo lunghi anni di prove ineccepibili, di attese e domande senza risposte sono riuscita a mettere in piedi il «mio» primo film, «Pianeta Venere», a porre, finalmente, attraverso un’opera i gravi problemi della condizione femminile, a denunciare senza mezzi termini una così grave ingiustizia sociale, non ho trovato perdono. Sto scontando il mio delitto di lesa maestà, in libertà vigilata: limitatamente posso circolare.
— Nel lavoro, come pensi di essere giudicata dagli uomini? Una donna-maschio?
— Bisognerebbe chiederlo a loro, agli uomini di cinema, come mi giudicano a questo proposito. Ma a me non interessa in generale la loro opinione su di me. E non voglio essere giudicata… come Luise Michel di fronte al giudice non voglio difendermi, non voglio essere difesa… «giacché sembra che ogni cuore che batte per la libertà abbia diritto soltanto a un po’ di piombo… ne reclamo la mia parte…».
— Lavorando nel cinema hai mai dovuto modificare i tuoi atteggiamenti e, di conseguenza, hai dovuto negare la tua identità di donna?
— Eh no! (di conseguenza), a che servirebbe allora farsi trapassare dal piombo?
— Lavori meglio con gli uomini o con le donne?
— Lavoro meglio dalla parte di chi lavora, uomini o donne che siano.
— Come imposti il tuo rapporto di lavoro con gli attori? Che tipo di problemi nascono nel dirigere un’altra donna?
— Con gli attori? Rapporti buoni, ottimi, gli attori sono mansueti, è tacile avere buoni rapporti con loro, guadagnarne la fiducia. I momenti più difficili almeno per me, non sono sul Elda Tattoli sul set di «Pianeta Venere»
set, ma alla macchina da scrivere e al tavolo di moviola, è lì che l’opera si definisce irrevocabilmente. Nessun problema nel dirigere un’altra donna, vale quanto ho già detto per gli attori. Se sorgono incomprensioni fra regia e interpreti (uomini o donne che siano) quasi sempre sono dovute a errori iniziali. Quando si può scegliere, svincolarsi dalle imposizioni del mercato, collocare gli interpreti noti e ignoti che siano al posto giusto, secondo ispirazione, nasce una complicità profonda.
— Che peso ha avuto per te la tradizione cinematografica maschile nella ricerca di un tuo linguaggio filmico, in quanto donna?
— Ah qui ci vorrebbe un trattato! C’è film e film «maschile» ne cito uno soltanto per fare in fretta: Dziga Vertov va bene, ma prendiamo per esempio la cinematografia italiana. Giù filoni a rotta di collo, nel bene e nel male, nel buono e nel cattivo, tanto è vero che «in gergo» si usa e abusa del termine caposcuola. E anche il pubblico è in un certo senso condizionato a leggere le immagini secondo l’abbecedario proposto dai registi usuali, consacrato dai critici, ribadito dagli epigoni. Che fare? Come farsi accettare in una differenziazione di linguaggio così abissale come quella femminile, propria di una metà dell’umanità del tutto eccentrica; cioè decentrata, spinta ai margini insomma:’ insinuare il nostro linguaggio per gradi, ma nella assoluta determinazione di renderlo alla fine familiare a tutti, insieme ai nostri problemi. E correre, per raggiungere questo obiettivo il più in fretta possibile, senza far troppo caso ai colpi di manganello che i critici dabbene scaricano sulle nostre teste.
— Pensi che le donne che vogliono occuparsi di cinema dovrebbero inserirsi nelle strutture industriali esistenti o creare delle strutture alternative?
— Cavallo di Troia o attacco frontale? Tutto, pur di farle fuori queste strutture industriali esistenti, superabile ostacolo di ogni progresso culturale e sociale.
Secondo te, perché così poche donne si occupano di cinema?
— La proporzione è più o meno la stessa di tutte le arti, di tutti i mestieri, di tutte le professioni; emarginazione, utilizzazione delle donne nei servizi privati. Una società costruita così e che ad ogni costo dobbiamo cambiare.