problemi del lavoro
i diritti delle lavoratrici
i diritti delle lavoratrici
La ILO (organizzazione internazionale del lavoro) ha preso lo spunto dalla proclamazione dell’Anno della Donna per lanciare una campagna contro ‘la discriminazione su basi sessiste.
Denunciando una verità che da sempre le donne conoscono sulla propria pelle (cioè che la metà femminile dell’umanità è oppressa, sfruttata e sottoposta a un doppio lavoro), l’ILO ha deciso di redarre per la conferenza annuale della organizzazione (che si terrà a Ginevra nel giugno prossimo) una solenne dichiarazione dei diritti dei 562 milioni di donne lavoratrici di tutto il mondo e di proporre un piano di azione per stimolare i vari paesi a prendere precisi provvedimenti per migliorare la condizione femminile. I rappresentanti della ILO osservano che, benché la situazione delle lavoratrici sia molto migliore oggi di 10 anni fa, c’è ancora molto da fare prima che venga raggiunta una effettiva eguaglianza con la controparte maschile. In genere le donne sono pagate meno pur svolgendo il medesimo lavoro dei colleghi maschi: un’equipe dell’I LO ha stabilito che ii salari delle donne nell’industria vanno da un 50% (in Giappone) a circa il 38% in meno (in Svezia).
Eppure —rilevano gli esperti della ILO — le donne costituiscono un terzo della forza lavoro mondiale: la presente situazione di pesante discriminazione non può quindi essere tollerata oltre. Nel rapporto ILO — 124 pagine fitte di dati e statistiche — si -indicano, come misure urgenti per porre fine a questa disuguaglianza — richieste di aumenti salariali, orari «flessibili» per le lavoratrici madri, servizi sociali efficienti, garanzia di poter riottenere l’impiego dopo la maternità e (finalmente se ne accorgono anche gli «esperti del lavoro!») soprattutto un’equa divisione del lavoro casalingo tra uomo e donna (nonché uguale impegno nella cura e nell’allevamento dei bambini). L’ILO fa poi un inventario degli handicaps che le lavoratrici, in quanto donne, trovano sul loro cammino: minori possibilità di ottenere un’istruzione adeguata, minori opportunità di inserirsi nel mercato del lavoro, maggiori probabilità di perdere il posto in caso di crisi economica.
Tutte cose che le femministe e le donne ‘del mondo intero, non avevano certo bisogno di venire a sapere da un «rapporto ufficiale»; ma fa piacere constatare come nessuno possa ormai fare a meno di accettare come valide le tesi avanzate da più parti, però sempre da parte femminile.
donne e aeroporto
La vecchiaia, all’aeroporto Marco Polo di Venezia, comincia a 34 anni: naturalmente, solo per le donne, il cui ‘ requisito professionale ‘ indispensabile è, da sempre, la cosiddetta ‘ bella presenza ‘. Dopo i 34 anni — età in cui (secondo gli standards di bellezza fissati da una società che vede nella donna sostanzialmente un oggetto ‘decorativo ‘) il fascino femminile comincia a ‘sfiorire’ — le impiegate dell’aeroporto Marco Polo vengono infatti spostate di reparto e inviate verso speciali ‘ aree di invecchiamento ‘ in cui non è previsto il continuo contatto con il pubblico e non è quindi obbligatorio essere ‘ piacenti ‘. Questo è l’aspetto più grottesco della discriminazione sessista all’interno del Marco Polo, ma non certo runico o il più gravoso. A livello impiegatizio le donne sono di fatto escluse da quei’ reparti dove è possibile ottenere un più alto livello di qualificazione; inoltre sono relegate in quelli dove è maggiore la flessione degli organici tra estate e inverno.
La ‘maggioranza dei lavoratori stagionali (il Marco Polo è ad indirizzo prettamente turistico e quindi stagionale) sono donne: nel 1973 ben 30 su 43 stagionali erano di sesso femminile, nel 1974 si avevano di nuovo 30 donne su 38 lavoratori. Non basta: nonostante le continue lotte sindacali, le assunzioni in pianta stabile degli stagionali vengono fatte sulla base di due liste separate, una per gli uomini e una per le donne. Dato il loro maggior numero, le donne hanno qualche possibilità di essere assunte in media solo dopo 3 o 4 anni di stagionalità (di più per chi svolge un lavoro salariato, per esempio le ‘ donne delle pulizie ‘). Questa scandalosa situazione di discriminazione è stata denunciata da un documento redatto dal Consiglio d’Azienda del Marco Polo, che nel mese di dicembre ha organizzato una conferenza stampa sulla questione femminile, analizzando la condizione delle ^lavoratrici dell’aeroporto con un approccio dichiaratamente ‘femminista’: si riconosce, ad esempio, che l’inserimento della donna nel mondo del lavoro non potrà essere stabile e qualificato «se non la si libera dal duplice sfruttamento cui essa, in quanto donna, è sottoposta» e si afferma in modo esplicito che «il potere economico e politico ha fatto nascere una ideologia ad esso funzionale che esalta l’organizzazione domestica e identifica la donna con fa ‘ femminilità»; frasi del genere, che fino a qualche anno fa sarebbero state impensabili in un documento di un Consiglio d’Azienda, costituiscono un’ulteriore riprova della incisività delle istanze femministe sulla realtà sociale del paese e del peso che il ‘risveglio femminile’ sta acquistando ogni giorno di più nella lotta per mutare la condizione della donna. Effe appoggia lo sforzo del Consiglio d’Azienda per porre fine a questa discriminazione su basi sessiste e sostiene la lotta delle donne del ‘ Marco Polo ‘ nella vertenza sindacale in corso. Intende inoltre allargare l’analisi sulla condizione della donna lavoratrice negli aeroporti italiani, prendendo spunto da questa denuncia del Consiglio d’Azienda del Marco Polo (che presumibilmente rappresenta un caso tutt’altro che anomalo). Tutte le lettrici interessate sono pregate di inviarci dati, testimonianze, ‘inchieste, denunce sulla condizione femminile in questo settore.