alla ricerca del tempo
LONDRA
In uno dei sotterranei del Politecnico della City di Londra una incredibile sorpresa: migliaia di libri, riviste femministe inglesi e straniere dalla fine dell’800 ai nostri giorni, fascicoli di ritagli stampa, archivi di lettere, fotografie, stendardi, materiale iconografico vario, manifesti. C’è pure la collezione di due annate di Effe. Si tratta di una biblioteca, femminista naturalmente: la Fawcett Library. Nel 1866 Millicent Garrett Fawcett, suffragetta inglese, aveva fondato la London Society for Women’s Suffrage (LSWS), che è stata per più di cinquant’anni al centro delle lotte femministe in Inghilterra tra la fine dell’800 e l’inizio del nostro secolo, occupandosi non soltanto del diritto di voto ma anche della legislazione a tutela delle donne e in particolare del lavoro in fabbrica e nelle professioni. Come risultato di questa attività, la
LSWS aveva raccolto una enorme quantità di documenti e materiale vario. Nel 1926 venne assunta una bibliotecaria, Vera Douie, che per 41 anni ha raccolto ogni cosa connessa con il movimento delle donne o riguardante la vita delle donne, anche quello che allora avrebbe potuto sembrare inutile ma che oggi risulta essere una fonte preziosa di informazioni sulle donne in Gran Bretagna e nei Paesi del Commonwealth. La biblioteca ha cambiato varie volte di sede, sempre con enormi problemi finanziari. La sua sopravvivenza è stata dovuta solo all’energia e al coraggio della bibliotecaria. Nel 1967 Vera Douie è andata in pensione, sostituita da Mildred Surry; ma questa, nel 1975, ha dovuto dimettersi perché non c’erano più fondi per darle un benché misero salario. Nel marzo del 1977, la biblioteca ha trovato finalmente una sede, in un sotterraneo del Politecnico di Londra. È stato formato un gruppo di nove persone per lavorare al catalogo, coadiuvato da un notevole numero di volontari, tra cui la stessa ex bibliotecaria. Il contratto di questo gruppo è però scaduto nel marzo del 1978 e il Politecnico può oggi impiegare solo due persone. Come sempre dunque il problema delle attività femministe è quello della disponibilità di un minimo di risorse finanziarie, e di dover sempre fondarsi sul volontariato. Il caso della Fawcett Library non è un caso come tanti: qui sono raccolti documenti rarissimi sul movimento delle donne, con ricchezza e completezza uniche, il tutto dovuto all’ostinazione di alcune donne, guidate da Vera Douie, che per anni hanno raccolto materiale basandosi sul motto: today’s junk may be tomorrow ‘s vital research material, i rifiuti, le carte che possono sembrare inutili oggi, possono costituire prezioso materiale di ricerca domani.
Ed ora veniamo a noi. La biblioteca e il centro di documentazione di Effe stanno crescendo. Abbiamo già raccolto 1600 volumi, per lo più riguardanti la produzione italiana e le opere tradotte in italiano, ma abbiamo anche le collezioni complete dei libri delle «Editions des Femmes» francese e della «Virago Press» inglese. Questi sono libri che difficilmente verranno tradotti in italiano. Sono disponibili le collezioni di una trentina di riviste femministe straniere e altre ne stiamo aspettando per i primi dell’anno. Il catalogo per autori viene regolarmente aggiornato. Quello per soggetti va avanti un po’ più a rilento perché le nostre forze (sempre basate sul volontariato) sono esigue. Per quanto riguarda il centro di documentazione, sono pronti finora un centinaio di dossiers. La fotocopiatrice purtroppo rimane nel
libro dei sogni. Abbiamo invece acquistato due classificatori a cartelle sospese e stiamo organizzando i fascicoli pari passo con il catalogo per soggetti. Alcune di noi hanno fatto il giro dei venditori di libri usati, cercando vecchi libri in edizioni economiche, ormai fuori commercio, libri di poesie, romanzi, anche di donne sconosciute.
Le socie della biblioteca sono già cento. Le loro tessere di iscrizione ci hanno permesso di acquistare nuovi libri (per Natale ne abbiamo aggiunti una trentina), ma sono ancora insufficienti per poter fare un buon lavoro. Vorremmo quindi chiedervi di mandarci libri e documenti che non utilizzate più, bibliografie delle vostre tesi, volantini, manifesti, fotografie, vecchi libri delle vostre mamme e nonne, che magari giacciono in cantina. Per ora lo spazio è sufficiente. Abbiamo solo bisogno dell’aiuto di voi tutte. Noi abbiamo fatto nostro il motto della bibliotecaria della Fawcett Library.
Fawcett Library
City of London Polytechnic
Old Castle Street,
London, El 7NT
PARIGI
Prima e dopo Proust, il «tempo perduto» – per gli uomini – è il passato, le occasioni perdute e irrecuperabili, l’infanzia e il gusto irripetibile che ha la vita rivista nella dimensione della memoria. Per le donne «il tempo perduto» non è solo il passato, ma l’oggi, il domani, tutta la vita. Una vita sprecata nell’emarginazione dei lavori domestici, dei gesti quotidiani sempre ripetuti senza progresso e senza costrutto.
Cento anni fa Agélie, una donna cui la classe sociale risparmiava il lavoro in campagna, nella filanda o al mercato, guardava questa sua vita senza senso sgranarsi pigramente ed inesorabilmente giorno dopo giorno. Ma il suo rifiuto di passare come un’ombra insignificante su questa terra, la sua ricerca di testimoniare la sua presenza e la sua umanità ci hanno lasciato oggi un documento di rara completezza e chiarezza. L’abitudine femminile ai diari, ai racconti confusi e letterariamente imperfetti della propria esistenza è ben nota. Con i poveri mezzi messi a disposizione da un’educazione sommaria e volta ad insegnare la rassegnazione, migliaia di donne hanno cercato di affidare a una pagina bianca un messaggio che non sapevano se sarebbe mai stato letto da alcuno e che comunque non osavano comunicare direttamente a nessuno nell’ambiente sociale che le emarginava. Nella quasi totalità, le pagine riempite dalle donne nel corso delle loro interminabili giornate, in cui non accadeva pressoché niente, al massimo una passeggiata, una visita, venivano gettate via al momento della morte, insieme agli oggetti senza valore raccolti nel corso di un’esistenza senza scopo. Ma, per caso, a volte qualcosa si salva, viene rinchiusa in una scatola e vi rimane per anni. Così è accaduto per le carte di Agélie, una giovane francese vissuta nella prima metà dell’800, di cui si è potuto così ricostruire l’esistenza, al punto da farne una esposizione al Museo delle Arti Decorative di Parigi: La Traversata del tempo perduto. Scritti, disegni, acquarelli, mobili, qualche gioiello,un insieme di oggetti senza valore commerciale, ma impreziositi dal passare del tempo e del valore emotivo che suscitano. Una mostra commovente e appassionante, allestita dalla regista teatrale femminista Simone Benmoussa, una mostra a cui dovrebbero far seguito altre, per togliere dall’oblio tutte le altre Agélie, non più per piangere sul «tempo perduto» delle donne che una storia ufficiale ha nascosto, ma per poter seguire uno ad uno quei destini segreti, così vicini e al tempo stesso ormai tanto lontani dai nostri. Dopo questa mostra, come non gettare uno sguardo diverso sulla creatività femminile, sul desiderio delle donne di scrivere, dipingere, compone musica.
Parigi, Museo delle Arti Decorative
Una mostra sul «tempo perduto» di una donna