lettera aperta al Signor Wojtyla
Egregio Signor Wojtyla,
abbiamo seguito il convegno dei dirigenti della Sua Organizzazione che si sta svolgendo a Roma in questi giorni e le numerose Sue prese di posizione in merito ai problemi della famiglia e dei rapporti interpersonali in genere.
Ci permetta, Signor Wojtyla, alcune osservazioni: sappiamo che certuni La ritengono infallibile e per quanto attiene a SS. Trinità, Immacolata Concezione della Madonna ecc. ecc. non dissentiamo: la cosa non ci riguarda; ma per quanto riguarda il femminismo, cui un giornale della Sua catena si è di recente richiamato. Le assicuriamo, Signor Wojtyla non capisce nulla.
In pruno luogo, bisogna dire che Lei e la Sua Organizzazione (Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con sede in Roma e filiali in tutto il mondo) non avete le carte in regola per pretendere di schierarvi a fianco del movimento femminista a difesa della donna, contro il maschilismo imperante. Sia perché nella Sua Organizzazione le donne sono subordinate ed emarginate non solo di fatto, ma anche di diritto e costituiscono il grosso dell’esercito e della « carne da cannone » ma non possono salire neppure il più infimo gradino della scala gerarchica, ma anche perché se scaviamo un po’ nella storia.
scopriamo subito che la Sua Organizzazione ha usato contro quelle che noi amiamo considerare un po’ come le nostre antenate spirituali: le donne accusate di stregoneria^a usato, dicevamo, metodi alquanto più repressivi dello sguardo di concupiscenza maritale I
Quanto all’accusa di «maschilismo » lanciata da Lei contro molti giornali, in questo possiamo essere d’ accordo con Lei, pur venendoci fatto di dire « Da che pulpito vien la predica! » o più biblicamente « Tu vedi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello, ma non la trave nel tuo! ». Perché vede, Signor Wojtyla, nel campo del sesso le donne ne hanno subite tante, si può dire per essere sintetiche che il loro punto di vista non è mai stato preso in considerazione, ma certamente fra coloro che storicamente hanno maggiormente contribuito all’oppressione sessuale della donna va annoverata la Sua Organizzazione, che ha compiutamente elaborato e propugnato il concetto di sesso solo come strumento di riproduzione, sospingendo senza pietà le donne sempre di nuovo al dilemma o astinenza o un figlio all’anno, legando a filo doppio le donne alla loro funzione riproduttrice. Vietando alle donne l’accesso a quei, sia pure limitati, progressi scientifici che -consentono loro una vita sessuale non costantemente minacciata dalle gravidanze indesiderate, impedendo alle donne di desiderare e scegliere la maternità con l’ imporla loro come naturale e obbligatoria!
Vede, Signor Wojtyla, per queste ragioni noi femministe Le neghiamo il diritto, quando Lei emette i Suoi decreti-legge sul sesso, di citare come fonte delle Sue opinioni le elaborazioni delle femministe! Per questo smentiamo chiaramente ed inequivocabilmente ogni possibilità di alleanza fra la Sua Organizzazione, che storicamente identifichiamo come roccaforte di quel maschilismo che Lei dice di osteggiare, ed il nostro movimento. Noi sappiamo bene che tante sono le donne che vengono ad applaudirLa nelle Sue tournées, che firmano quei referendum coi quali Lei vuole ripristinare la coscrizione obbligatoria alla maternità e che di fatto renderebbero obbligatorio il tributo agli abortisti clandestini: noi sappiamo che sono tante. Molte anche di noi sono uscite dalle file del Suo esercito e questo ci dà la forza di continuare a testimoniare che la liberazione della donna non è un’ utopia.