sessualità o politica

gennaio 1976

Dal 25 al 28 novembre si è svolto il congresso: «Sessualità e politica», organizzato dal collettivo semiotica e psicoanalisi di Milano. Questo congresso, tanto più interessante in quanto si svolgeva a Milano, in un momento di contraddizioni e lotte proprio sui problemi della sessualità, dall’aborto ai consultori, ha visto l’afflusso di moltissime donne, di femministe che andavano a verificare il come e ‘le prospettive di una simile sintesi, da parte della «società internazionale di psicoanalisi». 80 i relatori ufficiali, quasi tutti francesi ed italiani (ma erano presenti anche inglesi, tedeschi, spagnoli, sudamericani) che rappresentavano le più diverse discipline, dall’antipsichiatria (Cooper, Schatzmann, Castel, Gentis, Torrubia) alla filosofia (Goux) all’antropologia (Godelier) agli analisti lacaniani (Legendre) ai freudiani puri a sociologhi e militanti delle più diverse organizzazioni.

Già dal programma veniva prospettata una smisurata miscellanea di interventi, relazioni, etc; difficile immaginare, non dico un discorso unitario, ma neanche una possibilità di dialogo. Del congresso, pieno di momenti interessanti, vorremmo sottolineare le cose che più possono aiutare a capire, ad andare avanti il ‘Movimento delle donne.. Fin dal primo giorno, le donne hanno completamente rifiutato questo convegno. C’è stato un piccolo contro congresso al club Turati in via Brera, si sono fatti discorsi giusti, i soliti, ma si sentiva un po’ l’angoscia di chi è lontano, anche spazialmente, dalla struttura che va a contestare e perde molto del contatto critico con essa, sappiamo inoltre che i controngressi ci obbligano a subire gli spazi ed i tempi altrui, inoltre per noi femministe che si occupano di psichiatria, ai problemi polititi come donne si aggiungevano le contraddizioni di terapiste. Così siamo state contente quando le donne, tutte insieme, il giorno dopo erano al congresso, e durante la relazione di Godelier, cominciavano a sconvolgere, coraggiose, ostinate quel setting, che giustamente vivevano come frustante; portando avanti l’esigenza di diventare soggetti politici, di riappropriarsi del proprio corpo, di lottare per ottenere una sessualità diversa. I movimenti femministi, da anni ormai, contro certe «timidezze» moderate, vanno chiarendo quanto primario e fondamentale sia lo sfruttamento e la repressione sessuale nello stabilire e perpetuare qualsiasi oppressione (le donne, gli omosessuali i bambini, i vecchi).

A questo punto, per la prima volta in Italia, per quel che ci ricordiamo, la situazione apparteneva alle donne, alla loro protesta, veniva completamente egemonizzata, saltavano le mistificazioni formali(come il chiamarsi «compagno» facendo discorsi esclusivamente tradizionali), venivano travolte le poche proteste, si battevano la mani, si rideva, si discuteva. A questo punto l’organizzatore (divenuto poi, crediamo giustamente, vero capo espiatorio del congresso) concede alle donne che chiedevano uno spazio per sé, e lo intendevano psicologico, culturale, politico, una delle tre stanze a disposizione dei congessisti. Le donne si prendono così la sala cenacolo. E si ottiene che per un pò tutto vada avanti tranquillo, le femministe chiuse nella sala, hanno fatto discorsi personali e politici, parlato di lesbismo ed auto-coscenza, aborto e sessualità, come sempre momenti commoventi ed aggressivi, arrabbiati e regressivi. Ma, si è pagata la conquista politica della sala al prezzo dell’assenza, o del rischio dell’assenza dal congresso. Ci siamo impedite di entrare in aperta dialettica con situazioni, persone e relazioni che sicuramente . avremmo potuto cambiare, discutere. Abbiamo sbagliato quindi, nell’isolarci e spesso è mancato un nostro intervento nel e contro il congresso per costruire, per capire meglio, per andare avanti, questo solo in parte possiamo ascriverlo alla particolare atmosfera di disgregazione che un pò condizionava tutti.

Queste cose, un pò tardi le abbiamo capite, così siamo «rientrate» nel vivo del congresso, quando ha parlato Maria Antonietta Maciocchi su «la sessualità femminile nell’ideologia fascista». Di nuovo contrasti dibattiti, e questo è durato fino a quando si è arrivati il giorno dopo alla relazione della Irigary (autrice del libro”Speculum”).

All’inizio del suo discorso (atteso molto, applaudito prima) abbiamo avuto finalmente una speranza di apertura culturale e di reale collegamento sesso-politica, passante attraverso una analisi lucida della nostra condizione; ha periato dell’istituzione che sfrutta il corpo delle donne, quindi per prima tocca il problema dell’organizzazione del corpo sociale, la sessualità femminile è resa impossibile dalla funzione sociale ed economica che si impone e si esige dalla classe-donne, l’uso lo scambio delle donne tra gli uomini assicura la riproduzione della società, ma questo lavoro non remunerato, non riconosciuto come lavoro, costituisce la condizione che consente agli scambi, alla riproduzione di restare una cosa tra uomini, in una società omosessuale dove l’omosessualità viene esorcizzata.

Purtroppo nel pomeriggio invece di aprire il dibattito a tutte le possibilità di arricchimento che potevano venire dalle femministe, dalle donne, dai militanti, dagli specialisti, la Irigary, sicura del suo pubblico, del consenso, ha chiuso completamente il dibattito impedendo di parlare (molte femministe purtroppo con lei) a chiunque non fosse totalmente d’accordo con lei, con la sala. A questo proposito basti citare il degradante esempio della E. Kaufmann, alla quale è stato impedito di parlare perché scrive su Amica. Tutto questo non ci sta bene. Non possiamo costruirci una lotta per un mondo diverso con diversi ‘rapporti usando gli stessi mezzi repressivi che da sempre subiamo; la violenza del non poter parlare, i fischi, la sala-contro, l’insofferenza verso ciò che e diverso. Non possiamo cambiare niente senza metterci in relazione in modo nuovo e dialettico con le strutture e le posizioni contro le quali lottiamo (e all’interno delle quali si devono poi fare le necessarie distinzioni).

Per finire noi crediamo che il dato più importante emerso da questo congresso sia stata la conferma politica che non si potrà mai da ora in poi, pensare di tenere un discorso sulla sessualità (per esempio) solo teorico, senza essere interroti dall’oggetto stesso del discorso, ma non per rendere di nuovo oggetto l’altro, chiuderlo in una situazione soggetto-oggetto, .anoressica, non vitale; bensì per .aprire una possibilità di scontro tra persone intere, così da cambiare veramente qualcosa o tutto.