CONVEGNO-VIOLENZA

dalla soggezione a soggetto

aprile 1978

l’impostazione (e non imposizione) del convegno, che è stato il frutto di lunghe e ripetute riunioni, alle quali sono state chiamate a collaborare tutte le compagne a livello nazionale, fin dallo scorso dicembre (ma con scarsa risposta), non aveva altro fine che quello di allargare il dibattito fra tutti i collettivi, su un problema che riempie la cronaca di tutti i giorni: la violenza sulle donne. E non per fare il «solito pianto» in modo vittimistico — come è stato detto da qualcuna — ma, per formulare e proporre nuovi strumenti di lotta che rompano l’isolamento e facciano uscire la donna dallo stato di soggezione in cui si trova. Perché abbiamo voluto questo convegno? Per scambiarci esperienze, per allargare il più possibile il campo di azione che ci consente di arrivare a quelle di noi che sono ancora isolate, nelle loro celle casalinghe, condizionate al punto tale da non saper riconoscere le violenze subite. La mole di lavoro organizzativo che ci siamo accollate (e in alcuni momenti ci ha sovrastato), aveva come unico scopo quello di stimolare altri collettivi ad occuparsi di questo grossissimo problema, fino a creare dei centri contro la violenza sulle donne in ogni città o paese, per dare un punto di riferimento a quelle che hanno il coraggio della denuncia e che si ribellano allo stato di cose che le opprime e devono poter sentire la nostra vicinanza. Noi che abbiamo cominciato con l’occupare un palazzo per l’esigenza di spazio proprio perché potesse vivere l’iniziativa del collettivo che si occupava della violenza, da un anno e mezzo abbiamo accumulato una notevole serie di dati ed esperienze che ci sprona ad andare avanti; ma che volevamo riversare alle altre. Un altro collettivo MLD ha raccolto l’iniziativa a Milano, e funziona già da un anno, e ora anche Bologna ed Ancona stanno concretizzando un centro analogo. Probabilmente credevamo di avere da questo convegno tutte le certezze o le risposte ai nostri dubbi; ma abbiamo potuto scambiare esperienze, solo con le Australiane, Inglesi e poche altre, peraltro molto più avanti di noi, per quello che hanno ottenuto. Siamo riuscite è vero ad imporre ai giornali e giornalisti l’anonimato delle donne stuprate ma non siamo ancora riuscite a costituirci parte civile nei processi per violenza carnale, per evitare, con la nostra presenza, che la donna subisca altra violenza dalle domande di magistrati libidinosi o avvocati avvoltoi. Su queste o altre proposte anche operative, doveva svilupparsi il dibattito il terzo giorno, e non una serie di lunghe relazioni che potevano anche essere sintetizzate, pure se molto interessanti. ‘(Forse è -stato un errore proporre tante commissioni). Si è diffuso un senso di frustrazione l’ultimo pomeriggio proprio perché non si è dibattuto sui temi centrali del convegno. Questo, credo, è stato un grave errore che la prossima volta non dovremo ripetere. Aver toccato tanti argomenti, senza focalizzarne uno e avere una panoramica completa di almeno uno dei temi è sembrato solo l’introduzione generale al discorso sulla violenza. È chiaro che quello che abbiamo fatto è tutto quello che potevamo fare, ma se le compagne avessero discusso, prima, nei collettivi e fossero arrivate con documenti e proposte concrete, sarebbe stato di grande aiuto a quelle che si aspettavano un confronto serio su come muoversi nell’immediato futuro, contro l’ideologia dello stupro che questa società attua sulle donne. Mentre invece, noi siamo rimaste con tutti i dubbi e le incertezze, e altre compagne sono all’oscuro di esperienze che devono essere patrimonio di lotta per tutte. Dovremmo subito iniziare un dibattito attraverso i giornali e canali che sono disponibili nel movimento per non disperdere quella ricchezza che abbiamo acquisito in questi tre giorni, per essere più preparate alla riuscita di un prossimo incontro, che speriamo ci sia al più presto proposto, questa volta, da altri collettivi femministi.

BILANCIO DEL CONVEGNO SULLA VIOLENZA DEL 25-26-27 MARZO

ENTRATE
Contributo Collettivi Autogestione del Governo L. 630.000
Vecchio e Self Help
Biglietti d’ingresso e contributi  »1.629.000
56 posters venduti   »  56.000
Anticipo Effe per cabine di traduzione   »  100.000
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L. 2.415.000

Materiale invenduto: 1.700 posters (a lire 1.000 = 1.700.000).
Come vedete siamo in passivo: aiutateci comprando i manifesti rimasti. Li troverete presso la redazione di effe e a via del Governo Vecchio.

USCITE
Pensione per compagne  L. 396.000
Spese Governo Vecchio (striscione, fotocopie)   » 270.000
Idraulico     » 220.000
Trasporto sedie   »  85.000
Affitto sedie   » 150.000
Attacchinaggio manifesti  » 300.000
Spedizioni postali  »  85.000
Cabine di traduzione  » 900.000
Stampa manifesti e locandine    » 752.400
Telegrammi esteri  »  52.000
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L. 3.210.400