la conquista dell’olimpico

aprile 1975

 

Ogniqualvolta si affronta il discorso su quel binomio che è la donna e lo sport in genere ci si imbatte in prevenzioni basate su argomenti che affondano le loro radici in antiche teorie che se anni addietro negavano il voto alle donne, tuttora insistono in quelle posizioni di intransigenza circa la divisione dei ruoli e dei compiti fra uomini e donne.

Ed è proprio nello ‘sport che l’emancipazione femminile è in più stretto ritardo che altrove, tanto che se fino a ieri si negava alla donna il diritto di fare dello sport, o almeno la si ammetteva solo e in modo ‘relativo a qualche disciplina, ancora oggi si discute su quali siano gli sport adatti o meno ad essa.

Comunque tra una discussione e l’altra, tra innumerevoli difficoltà noi donne avanziamo: l’ultima nostra conquista in ordine di tempo tocca e invade un campo da decenni «riserva maschile» il calcio. Dopo una prima fase di pionierismo, di sperimentazione, oggi il calcio femminile conta una Federazione Nazionale, 300 Società affiliate di cui 240 con attività agonistica, 3 Campionati di cui:

una Serie A Nazionale con 12 squadre; una Serie A Interregionale con 52 squadre;

una Serie B Regionale con 71 squadre; vari tornei regionali in cui sono impegnate 30 altre squadre, per un complessivo di 1.447 incontri disputati in un anno sempre a livello agonistico. Inoltre, abbiamo una Nazionale, vice Campione del Mondo, e Campione di Europa, che dal 1970 ad oggi ha disputato 23 incontri internazionali con:

19 vittorie, 1 pareggio, e 3 sole sconfitte, 62 gol realizzati e solo 16 subiti. E a tutto oggi le tesserate dalla Federazione sono circa 15.000. Non un numero eccessivo rispetto alle 100.000 tesserate della Svezia, o dell’Inghilterra, ma enorme quando si pensi che l’Italia rispetto alle altre nazioni si è mossa col consueto ritardo e che per di più le federazioni straniere sono regolarmente affiliate alle rispettive federazioni maschili gioco calcio e di conseguenza riconosciute dall’U.E. F.A., il massimo organo internazionale nel campo del football, con tutti i diritti e i benefici che ne possano derivare.

Cosa questa non ancora fatta in Italia benché dal 1970 ad oggi diverse Commissioni per contatti col Presidente Franchi siano state costituite: 5 anni di lavoro ma senza risultati concreti. Chiaramente legati al problema del riconoscimento da parte della F.I.G.C. e del CONI ci sono tutta una serie di problemi, primo fra tutti quello degli impianti di gioco. C’è sempre stato un certo assenteismo da parte delle massime autorità sportive nel concedere i campi; gli impianti di una certa importanza vengono negati, si deve espatriare ogni volta che si affronta una gara o in provincia o in campi di periferia o addirittura in impianti di fortuna. Nonostante tutto ciò, la Lubiam Lazio, alfiere del calcio romano e che quest’anno punta decisamente alla conquista dello scudetto tricolore, ha ottenuto dal CONI l’autorizzazione a disputare tutti gli incontri al Flaminio: un successo senza precedenti, ma anche una enorme responsabilità. Una carta difficile da giocare per un traguardo più ambizioso: il pieno riconoscimento del calcio femminile.