più che un gioco per bambini

i bambini hanno veramente bisogno di giocattoli ogni 25 dicembre? I bambini hanno bisogno di giocattoli in assoluto?
Esistono giocattoli per cui valga la pena affrontare questo «tour de force» degli acquisti natalizi?

dicembre 1976

è una scena familiare. Gli acquisti di Natale sono una tortura che capita una volta l’anno, tuttavia qualche volta è un incubo che dura alcuni mesi. Lunghe code tra scaffali di giocattoli mostri parlanti, con le braccia cariche di pacchi: i genitori gridano, i bambini scappano da tutte le parti, il trenino fischia lamentosamente e l’odore della plastica da poco prezzo ti soffoca quasi. Ma attraverso tutto ciò ti arriva la voce delle bambole! Chiuse nelle loro «stanze di isolamento» di plastica o cartone, esse competono per attrarre la tua attenzione: «gioco con te, faccio pipì: fammi bere con il mio biberon poi premi il mio braccio sinistro e…». Le bambole della Furga: Ambrogina, si muove tutta e si fa sentire come un vero neonato; Andrea ride quando lo fai saltare; Poldina piange con uno sculaccione (non si capisce perché un bambolotto che rappresenta un bambino di pochi mesi dovrebbe poi essere sculacciato…); Lilli, della Gabar, «Se mi sculacci piango, se mi stringi al petto rido; Marcellino, «se mi togli il succhiotto piango», e così tutti i vari Cicciamorbidi, Coccolabilissimi della Effe (sic!). Quest’anno la Barbie di Mattel ha il punto vita, i gomiti, le gambe e le anche snodate e Corinne della Italo Cremona, ha tanti vestiti nuovi, tanti abiti lussuosi ed accessori, e la puoi pettinare come vuoi. E oltre queste bambole che piangono, ridono, si contorcono, camminano e dicono l’ora (ma quando simuleranno orgasmi?) ci sono incredibili quantità di animali con la carica, case per le bambole, (dalle capanne di legno nel bosco ai castelli), «il piccolo chimico, il completo per la hostess «Fly me Patricia», il gioco della pulizia (arrivato fresco fresco dalla Spagna), con vari tipi di scope e secchi, e poi rompicapo, libri, orsacchiotti, trenini, Snoopy e chi più ne vede più ne metta, prodotti da migliaia di fabbricanti di giocattoli in gara per accaparrarsi i miliardi di lire che ogni anno vengono spesi sotto Natale.

E così ti trovi a pensare: perché mai sto facendo tutto questo? I miei bambini hanno veramente bisogno di giocattoli ogni Natale? Hanno bisogno di giocattoli in assoluto? Esistono poi giocattoli per cui valga la pena di sopportare questo tour de force? Pensi con rabbia ai fabbricanti di giocattoli per i rottami che:ti circondano in casa, come ricordi le lacrime versate l’ultimo Natale dopo che i pacchi dei giocattoli erano stati aperti e fatti in mille pezzi. Tuttavia, anche tu, come altri genitori frettolosi, quasi intorpidita.

darai denaro ed approverai di conseguenza tutta quella gente che continuerà a fabbricare tutti quei giocattoli che tu detesterai di nuovo l’anno prossimo. E così via, all’infinito…

I motivi per cui compriamo giocattoli a Natale sono piuttosto chiari: è una tradizione che abbiamo conservato ed alla quale siamo attaccate, e poi, non possiamo privare i nostri bambini di ciò che i loro compagni di gioco avranno. Il resto dell’anno regaliamo giocattoli come surrogato del nostro amore e della nostra attenzione nei loro confronti/ Compriamo giocattoli per il senso di colpa che avvertiamo dal momento che pensiamo di non passare abbastanza tempo con i nostri bambini. Usiamo’ i giocattoli per allettarli o ricompensarli o li : neghiamo come punizione. Accumuliamo giocattoli in una cesta per .mantenere la condizione sociale dei nostri bambini (o la nostra) («il primo bambino nel caseggiato ad avere…»), oppure compriamo giocattoli perché il giocattolo è in definitiva un consumatore continuo di se stesso.

Molti genitori cadono in quest’ulti ma trappola. «Pochi lo ammettono. Quante di noi hanno comprato una bambola Barbie per 2.000 lire e poi hanno finito con lo spenderne decine di migliaia per «tutelare» il loro primo investimento. A causa dei capricci di Barbie abbiamo dovuto vestirla con l’uniforme da hostess, infermiera e cantante : da >night club. Per completare la vita ricreativa : di Barbie le abbiamo dovuto comprare il gonnellino per il pattinaggio su ghiaccio, un negligée, e una pellìccia. Per non parlare poi delle ambientazioni: piscina, soggiorno, camera da letto, tenda, catamarano… E se poi Barbie sposa. Ken, quest’ultimo ha bisogno di uno, smoking per il ma trimonio, di diversi vestiti, completi da tennis, un rasoio elettrico e così via. Altre volte compriamo giocattoli per modellare il nostro bambino nell’immagine di ciò che noi vogliamo esso (o essa) sia: un camice da dottore, una bambola ballerina. Spesso diamo loro i giocattoli che noi non abbiamo mai avuto da bambini, sia che loro li desiderino o no, che a loro piacciano o no.Nelle poche occasioni in cui regaliamo giocattoli per l’intrinseco piacere che essi danno, o per motivi educativi, ci troviamo più che mai a pensare: che cos’è.un buon giocattolo?

II dottor. Richard Feinbloom, docente di pediatria nell’Università di Harvard, ci dà una.risposta di carattere generale: «un buon giocattolo è appropriato al grado di sviluppo, del bambino, è durevole ,sicuro, attraente, divertente e offre ampio spazio alla sua immaginazione».

I pediatri e gli psicologi che si occupano di bambini sono generalmente d’accordo che i giocattoli buoni impegnano i bambini in maniera attiva e non esauriscono da soli tutto il gioco o contengono in sé tutto il divertimento. Una papera di legno è da preferire ad una con le batterie che gira per la stanza emettendo un grido rauco mentre il bambino osserva passivamente la sua attività. Gli psicologi chiamano la papera di legno un giocattolo «a finalità aperte», che richiede ed incoraggia l’immaginazione. Il dottor Lee Salk, direttore dell’Istituto di psicologia del centro medico Cornell (ha una sua formula personale: «un buon giocattolo fa soltanto il dieci per cento del gioco, e il bambino il restante novanta».

Si ha comunque la sensazione che i cattivi giocattoli siano più facilmente riconoscibili di quelli buoni. I giocattoli pericolosi sono fatti con materiali scadenti, insegnano valori poveri e sono di cattivo gusto. Quanti bambini ogni anno rimangono feriti in incidenti che implicano l’uso di giocattoli, escludendo le biciclette, le altalene e gli scivoli? In Italia non esistono statistiche. Ma ogni giorno la cronaca elenca orribili storie di bambini che sono stati ustionati, avvelenati, colpiti da scosse elettriche, accecati, strangolati, menomati, soffocati, uccisi in incidenti con giocattoli. Alcuni dei giocattoli da condannare sono le bambole con.spilli, tra i capelli; dentaruoli di plastica,pièni d’acqua (un neonato può mordere la plastica, ingoiando l’acqua spesso, inquinata’,e le particelle colorate che,vi sono dentro); giocattoli di plastica che ; si rompe. facilmente e i cui frantumi sono appuntiti; giocattoli composti in parte di vetro o specchi. E ancora giocattoli elettrici (i peggiori sonagli stampi di plastica per le sculture e le stufe giocattolo, che diventano abbastanza roventi da scottare le dita); i giocattoli che sembrano commestibili ma non lo sono; i vestiti ed i capelli infiammabili delle bambole; i giocattoli marcati per tutte le età, come il corredo per ricamare con un ago vero.

In Italia siamo ben lontani dall’avere una legislazione efficace in materia e fino a che adeguati standards di sicurezza non saranno imposti, solo i genitori possono proteggere i loro bambini dai giocattoli pericolosi. Rivoltelle e armi in genere, mostri vari, sigarette dolci sono «giocattoli»

che insegnano valori bassi o sono di cattivo gusto.

Mentre ci sembra difficile immaginare quali genitori potrebbero apprezzare tali giocattoli, notiamo che i valori di ogni singolo genitore non sono necessariamente gli stessi di un altro. Inevitabilmente dobbiamo decidere che tipo di adulto vogliamo che nostro figlio o nostra figlia diventi e quindi comprare o costruire giocattoli che possano completare questi valori. In altri paesi l’azione diretta dei consumatori ha fatto pressione sui fabbricanti di giocattoli in modo da indurli a non continuare la produzione di giocattoli offensivi. Negli Stati Uniti, ad esempio, alcuni rappresentanti del NOW (l’Organizzazione nazionale delle donne), i genitori per la Responsabilità nell’Industria dei giocattoli e l’Unione delle Donne per la Pace, nel novembre del 1971, picchettarono la sede della società Nabisco per protestare contro la produzione e la vendita di quelli che essi definivano «giochi sessisti e violenti», prodotti da una società associata l’Aurora Products Corporation. Portando cartelli con le scritte: «I giocattoli malati producono una società malata» e scandendo «I giocattoli sadici rendono violenti i bambini»; essi protestavano contro otto scatole di mostri che includevano «Frankenstein», «Hunchback», «Pendulum» (che consisteva in una donna legata con delle cinghie su una piattaforma, sotto un pendulum di plastica ondeggiante). Gli amministratori della Nabisco, alquanto imbarazzati, ricevettero i dimostranti e promisero di diminuire la produzione nel giro di poche settimane e di cessarne la distribuzione. E così fecero. Gli psicologi sono divisi sull’argomento se dare o no ai bambini rivoltelle o altri giocattoli da guerra. Alcuni incoraggiano i bambini ad estrinsecare la loro aggressività con queste armi violente — soldatini, baionette, pistole — ritenendo che questo li aiuterà «a superare il loro bisogno di manifestazioni violente» e ad essere capaci di controllarle in seguito nella loro vita. Altri argomentano che permettere ai bambini di scaricare la violenza usando una pistola-giocattolo insegna loro a scaricare da grandi la violenza usando una pistola vera.

Dorothy W. Gross, psicologa americana, direttrice del Sarah Lawrence-Yon-kers Experimentàl Pre-Kindergarten, sostiene che i giocattoli «violenti» sono le armi che la società ha fornito ai bambini per estrinsecare la loro aggressività. «Quando la società desidera

bandire questi giocattoli» — essa dice — «deve considerare se desidera veramente bandire l’aggressività — e con essa, la competitività, l’iniziativa, l’ambizione».

Un attimo. Bandire le armi significa veramente bandire l’aggressività? Non dovremmo insegnare ai nostri bambini a risolvere i conflitti con il loro compagni di gioco chiamandoli con il loro nome, piuttosto che sparare loro con delle pistole di plastica? I bambini hanno bisogno di conoscere il potenziale della loro aggressività (sia costruttiva che distruttiva) e quindi occorre mostrar loro i modi per deviarla e civilizzarla, descrivendola, parlandone insieme. Se privi il tuo bambino di una pistola perché hai paura che essa possa incoraggiarne la violenza, è probabile che il bambino ricavi una pistola da un pezzo di legno, una carota, o usi persino il suo stesso dito. Ma meglio questo che soddisfare il suo capriccio, per un fucile cromato da guerriglia per combattenti notturni assetati di sangue con pallottole di plastica che schizzano sangue di plastica quando vengono sparati contro l’albero di Natale! «I bambini non vengono resi violenti dal giuocare con giocattoli violenti da soli», dice il Dr. Dodson. «Piuttosto sono resi violenti dai genitori,violenti, genitori che frustrano i bisogni psicologici del bambino; genitori che rinforzano le azioni violente dei loro bambini, e genitori che non permettono ai bambini di liberare i loro sentimenti ostili».

In quanto genitori noi dobbiamo pom dei limiti alle azioni violente dei nostri bambini. Ma sbagliamo se cerchiamo di limitare la salutare liberazione dei loro sentimenti violenti e ostili, anche se essi possono essere diretti verso di noi. I bambini, come gli adulti, hanno il diritto di essere arrabbiati qualche volta, e piuttosto mostrare loro dei modi non violenti di esprimerli. Dobbiamo anche considerare il fatto che sono generalmente i maschi a giocare con le pistole e non le bambine. E’ raro che delle femmine siano incoraggiate a liberare i sentimenti ostili attraverso azioni violente. Così mentre dobbiamo scoraggiare i nostri figli maschi dall’usate violenze contro i loro compagni di giuoco, dobbiamo anche incoraggiare le nostre figlie ad esprimere e soddisfare le frustrazioni e le ostilità contenute ma in modi non violenti.

E dobbiamo incoraggiarle a non assumere gli stereotipi che molti giocattoli riflettono. «La moda delle bambole perpetua gli stereotipi sessuali incoraggiando le ragazzine a vedere se stesse unicamente come indossatrici, oggetti sessuali o casalinghe». Chi vuole che la propria figlia rimanga ancorata a questa immagine: Corinne, con il suo vestito trasparente e il telefono francese o Barbie, con uno scopone in una mano, il ferro da stiro nell’altra (e a scelta l’aspirapolvere)? Sfortunatamente, siamo tutti consapevoli che i giocattoli seguono i valori prevalenti nella società. I giocattoli sessisti continueranno ad esistere finché i costruttori di giocattoli decideranno che non c’è più un mercato pronto ad accoglierli — fino a che la nostra cultura riconoscerà le donne in ruoli diversi dalla casalinga, hostess, madre, seduttrice.

«I giocattoli non sono la causa dei ruoli sessuali, ma il risultato», dice il Dr. Salk’, «che senso ha dare ad una bambina una bambola vestita da donna-avvocato o una vestita da medico, se i suoi genitori hanno opinioni decise sui ruoli maschili e femminili; la bambina molto probabilmente crescerà con quelle stesse idee fisse sui ruoli». E’ vero. I bambini non assumono atteggiamenti sessisti nel giocare con bambole alla moda e camion dei pompieri da soli. Così anche se femministe dobbiamo essere consapevoli delle conseguenze del dare ai nostri bambini soltanto giocattoli neutri (come rompicapo, pupazzi, giocattoli musicali) o soltanto giocattoli tradizionalmente orientati verso il sesso opposto. Questa opposta rigidità limita la prospettiva sociologica e sessuale del bambino, e limita pericolosamente le possibilità del bambino nell’esprimere un ruolo.

I bambini dovrebbero essere esposti a molte variazioni dei ruoli sessuali — dalle ragazze come avventuriere a madri a tempo pieno; dai ragazzi come insegnanti a piloti di linea. Una ragazzina non dovrebbe essere costretta a sentirsi colpevole perché aspira a diventare una fotomodella — se questo è ciò che ella sogna — ma dovrebbe sapere che è ugualmente possibile per lei diventare un medico — se lo desidera. Il gioco dei ruoli per i ragazzi deve essere ugualmente sperimentale e libero da ansietà. Se un ragazzo viene sgridato, perché vuole giocare con una bambola, egli non imparerà ad essere virile — ma ad aver paura di essere considerato non virile.

Dopo tutto, il giuoco dei ruoli è realmente la principale occupazione dei bambini. E mentre i giocattoli sono strumenti per giocare, essi sono anche i mezzi con i quali i bambini risolvono i problemi nel loro ambiente. Le prime cose con cui giuoca un neonato sono le dita delle sue manine e i piedini, e poi il seno di sua madre o il poppatoio. Il giuocare con oggetti concreti come bottiglie, sonagli e dentaruoli introduce il neonato non soltanto all’idea della «permanenza dell’oggetto» — l’abilità di ricordare l’esistenza di qualcosa anche quando non è visibile — ma anche ad una certa padronanza sui suoi «possedimenti» e sul suo ambiente diretto, Quando deve affrontare la scelta se tenere il sonaglino o gettarlo via, il neonato impara a «prendere decisioni».

Man mano che essi crescono i problemi che i bambini devono risolvere attraverso le cose con cui giuocano mutano dalle ansietà che ruotano intorno al mondo sensoriale circostante, ai problemi con la famiglia e scrutano le relazioni ed il vivere il non vissuto attraverso la fantasia.

Man mano che il loro mondo si allarga, i loro problemi si espandono ed il bisogno di giuocare aumenta. Qualcuno potrebbe anche concludere che gli adulti hanno bisogno di giuocare più dei bambini.

L’orientamento più recente è quello di dirigere i neonati ed i bambini in età prescolare verso giocattoli educativi — quelli che sono stati «creati scientificamente» da autorevoli educatori (i quali soventemente vendono il proprio nome per reclamizzare alcuni prodotti) e lasciar loro il compito di insegnare.

Il dr. Feinbloom dell’Università di Harvard ha condotto degli studi con i neonati e bambini in età prescolare usando giocattoli educativi, ed ha concluso che le società che producono giocattoli mirano a mettere in evidenza — basandosi sui sentimenti delle classi medie — che la gara intellettuale o inizia nella culla o mai più, e, la paura che i neonati ai quali non vengono fornite stimolazioni sensoriali primarie saranno intellettualmente bloccati per tutta la vita.

Non esiste prova che i giocattoli disegnati scientificamente sono in qualche modo superiori ai soliti articoli familiari che sono a disposizione della maggior parte dei bambini. Lasciati dunque condurre dal tuo bambino verso i.giocattoli nascosti nella tua casa, Farai un viaggio attraverso un mondo di asciugamani-tappeti-volanti, persone mollette-ferma-bucato, elmetti-pentole e la sua stessa immaginazione ne sarà stimolata.

Pentole e tegami costano poco e sono quasi indistruttibili.

Un mazzo di carte da giuoco può insegnare i numeri, colori e forme allo stesso modo o meglio di un giocattolo di plastica e pulsanti per imparare a contare, Un mattarello è un incentivo proprio come un giocattolo che cammina con la carica. Il guanto prendi-pentola può diventare un pupazzo vivente. Grandi scatole di cartone possono essere fortezze, macchine o navi pira-te. Le scope potrebbero essere cavalli-a-dondolo. Io ho un’amica il cui bambino di un anno ha come «giocattoli» preferiti cucchiai di legno, baccelli di fagioli, alberi fatti con le forme per scarpe ed un torchio per aglio. A.S. Neil in «Summerhill: Un approccio radicale all’educazione del bambino», dice: «Tutti i genitori hanno la tendenza a comprare e ricomprare giocattoli. Il bambino tende avidamente la mano verso un qualsiasi congegno: un trattore, una giraffa che china il capo — ed i genitori glielo comprano subito… E’ probabile che il bambino preferisca gli oggetti che si trovano in cucina — coperchi, cucchiai di legno da usare come tamburo — ai soliti giocattoli venduti nei negozi. Davvero, il giocattolo normale può essere un soporifico che culla il bambino. in una noiosa sonnolenza». Che cosa vuol dire avere troppi giocattoli? Quando i genitori dicono:, «non sa decidere con quale giocattolo giocare, e poi si lamentano che il bambino è annoiato» o «Lei giuoca solo con alcuni giocattoli favoriti scelti tra tutti gli altri» — ecco, questo significa averne troppi.

Sei sul punto di recarti di nuovo, in un negozio di giocattoli, preoccupata di come riempire la tua «quota giocattoli» per la vigilia di Natale? Con la vaga speranza che le società costruttrici di giocattoli abbiano avuto quest’anno più-immaginazione, responsabilità ed intenzioni non sessiste dell’anno scorso? Non è ora di criticare quei genitori privi di immaginazione, irresponsabili, sessisti che usano i giocattoli come panacea per la realizzazione del loro bambino? Ti trastulli con i tuoi bambini invece di giocare con loro? Ti rendi conto che tu e la tua creatività sono le cose per giuocare più importanti nella loro vita? Quest’anno concediti una «vacanza» dalla pazzia degli acquisti natalizi. Regala al tuo bambino un genitore come dono di Natale!!!

da un articolo di Nancy Lyon MS. Dicembre 1972

Traduzione di Leila Carsetti