occupare per vivere
8000 famiglie (oltre 50.000 persone) vivono a Roma in baracche e case malsane, 100 mila in coabitazione. Mancano fognature e servizi igienici, non esistono impianti per l’eliminazione di rifiuti; nella capitale si registra ogni anno il più alto numera di casi di tifo di tutto il paese. Allo stesso tempo vi sono a Roma oltre 70.000 appartamenti vuoti. Perché? Risponde una delle centinaia di donne che occupano da mesi le case vuote in diversi quartieri di Roma: «mio marito è operaio, guadagna 120.000 lire al mese, abbiamo tre figli, prima di occupare qui abitavamo in due stanze e cucina, 60 mila al mese di affitto: mi dice cosa resta per mangiare?» L’esistente blocco dei fitti è continuamente violato: solo a Roma gli sfratti esecutivi sono attualmente 7000, e 30.000 le pratiche in corso. La lotta per la casa, che nel passato aveva registrato sporadiche occupazioni, ha investito quasi tutti i quartieri periferici di Roma: Tiburtino III, Casalotti, la Garbatella, Ma-gllana, San Basilio, Casal Bruciato, Portonaccio, Tor Vergata, Torbellamonica. Le occupazioni sono diventate sistematiche: le case vuote vengono occupate (vi sono a Roma appartamenti costruiti cinque sei anni fa e mai affittati), dentro rimangono donne e bambini. I bambini perdono spesso anche un anno di scuola, non potendo uscire dalle case occupate. La polizia arriva, sgombera l’edificio, arresta le donne. Poche ore o pochi giorni dopo gli edifici saranno occupati di nuovo. Lotta dura casa sicura si leggeva sugli striscioni delle occupanti che hanno partecipato il mese scorso allo sciopero generale. Che cosa chiedono? un affitto equo, commisurato al 10 per cento del salario, che è già sempre più gravemente attaccato dall’aumento crescente dei prezzi dei generi di consumo essenziali, sospensione degli sfratti, risanamento dei quartieri popolari.