CINEMA

la fata tra i cavoli

“Alice Guy, nata il 2 luglio 1873, prima donna regista del mondo. Lei dissoda e gli altri raccolgono. Lei innova e gli altri ricevono la gloria. Lei apre la strada ma non vedrà mai gli allori” . Così comincia l’introduzione di Claire Clouzot all’autobiografia di Alice Guy che uscirà in ottobre presso la casa editrice Lestoille, per la traduzione di Carla Petrotta. Ve ne diamo una anticipazione.

settembre 1979

“Lumière: sì! Méliès: sì! Alice Guy: ohi?” dice Nicole-<Lise Bernhein nel primo documento filmato esistente sulla vita e la carriera di Alice Guy (film di quindici minuti, girato per la trasmissione televisiva Hiéroglyphes, I.N.A. agosto 1975). Sì, si conoscono Lumière e-Méliès, ma il nome di Alice Guy fa alzare molte sopracciglia in segno di stupefatta ignoranza. Questa piccola Alice Guy, figlia di un libraio arricchitosi in Cile, poi caduto in rovina, avrebbe potuto — nella Francia del dopoguerra del 1870 in cui è nata — restare una ragazza cresciuta in convento, covata dalla nonna, capace di rimanere saggia, mano nella mano di un signore rispettabile, ad ascoltare Schubert o forse Liszt. D’altra parte lei era così, ma nel 1895 divenne stenodattilografa del Consorzio generale di Fotografia diretto da… Leon Gaumont.

Ha l’idea, questa piccola Alice, di proporre allo scontroso Gaumont di fare delle “commediole” . L’uomo della sua vita è il ‘‘cinematografo». Tuttavia, come “fare” un’arte che comincia?

Gli ‘spettatori abbassano la testa al passaggio del treno di Lumière. Come evitarlo? Lumière ha ancorato l’immagine nella realtà. Come uscire dai soliti viaggi presidenziali, dalle colazioni dei neonati? Seguendo Lumière si gira “in esterno”, si riprendono innaffiatori innaffiati, uscite di fabbrica e parate militari. Alice Guy si conforma al modello già esistente. Gaumont ha bisogno di lei per vendere i suoi apparecchi. Guardo i primi Méliès. Riprende scene comiche, scene in trasformazione, caffè-concerto e le danze vorticose di Loie Fuller. Alice Guy fa allora Danse fleur de lotus. E’ lo stesso. Nel 1896: Méliès = Alice Guy; ma non si conosce Alice. Méliès e lei fanno contemporaneamente Danse serpentine e Tribulatìons d’un concierge, ma ciò non risulta nelle storie del cinema. Méliès è un mago, Méliès è un poeta, Méliès è il più, grande. Lei, la piccola Alice, ha le sue letture, i suoi sogni e la sua immaginazione. Sulla sua terrazza, Alice Guy ha l’idea di girare la Fée aux choux. Primo film a soggetto? Per noi: sì. Per gli storici: no. Cosa vuol dire avere un’idea? Vuol dire pensare a riprodurre una propria idea, un proprio sogno, la propria camera. Giovani spose, luna di miele, neonato, ecco senza dubbio le preoccupazioni ed i desideri di Alice Guy nel 1896. Lei li mette in la Fée aux choux; ma ecco che Francis Lacassin, Jacques Deslandes ne contestano la data. Che fare? Tuttavia, c’è chi ha riconosciuto il valore di Alice Guy da molti anni: René Jeanne — menzionato dalla stessa Alice Guy — Charles Ford, Francis Lacassin.

Proprio nel 1896, Méliès trova il “trucco” dell’accelerato, per il suo Dix chapeaux en 60 secondes, utilizzando l’arresto durante la ripresa. Anche Alice Guy trova l’accelerato, il rallentatore ed il film proiettato al contrario. Allora, chi è il primo? Tutto ciò è vago. “La concorrenza era dura, non eravamo protetti da nessuna legge” , scrive la nostra pioniera. Lucien Nonguet, Méliès, Alice Guy, ognuno fa per suo conto la stessa cosa; il “trucco” e il soggetto, una volta mostrati, sono rubati, copiati, ricopiati a più non posso. La piccola Alice fa anche pellicole stereotipate, perché tutti fanno la stessa cosa.

E in quanto “pioniera”, è schiacciata da Méliès, scartata da Zecca, sostituita nei libri da Victorin Jasset, nascosta nelle sapienti memorie da Georges Hatot.

Cosa avete fatto di lei, oh storici del cinema? Voi Cesare che avete reso agli uni i propri titoli, agli altri le loro dotazioni, voi che avete riesumato, riabilitato i vegliardi, i geniali, gli oscuri, cosa ne avete fatto? Lei ha avuto tutti i demeriti. Quello di obbedire a Leon Gaumont, di essere modesta e negata, di innamorarsi di un operatore straniero, di vivere in un periodo in cui non esistevano copyrights, in cui le pellicole subito dopo esser state fatte cadevano immediatamente nelle mani degli imitatori ed erano così ricopiate. Terreno vergine, sabbie mobili degli inizi del cinema in cui emergono soltanto la macchina, l’industria e gli industriosi. Lei ha avuto il torto di partire per gli Stati Uniti invece di continuare la sua carriera in Francia. Ciò nonostante, nemmeno lì aveva paura di niente, dall’ alto della piattaforma dirigeva films militari, di cow-boys o di tigri. Allora, perché non ha il suo posto nella Storia? Fu forse sacrificata alla “margherita” Gaumont? Si è sfogliata così rapidamente, questa produzione di cui si celebra unicamente il più illustre rappresentante, Louis Feuillade. Senza prove, senza films in cineteca, senza retrospettive, come riabilitare Alice Guy? Come intraprendere delle serie ricerche? Chi ci aprirà le porte degli archivi Gaumont? Quando abbiamo affidato il manoscritto di questa autobiografia all’associazione Musidora, abbiamo pensato, Nicole-Lise Bernheim ed io, ohe era finalmente arrivata la giusta occasione per una riabilitazione.

Il manoscritto aspettava un editore dal 1953…

 (Gennaio 1976)