belle, ricche, famose…
duemila indossatrici in Italia senza sindacato,senza assistenza, senza pensione, un lavoro massacrante ed effimero. Eccone la controstoria.
il lavoro di indossatrice è circondato da un alone magico, evoca il lusso, il guadagno facile, la comodità, la bellezza e la futilità. Chiediamo a Belinda Bron, indossatrice, di parlarci del suo lavoro, di dirci quanto c’è di vero in tutto questo, se per caso non sia il solito specchietto per le allodole.
Belinda, mi sembri una donna perfettamente “normale”, nient’affatto ‘”patinata”, Come mai?
Tu forse pensi alla fotomodella, che comunemente viene confusa con l’indossatrice e che appartiene alla categoria più rappresentativa della moda. In effetti è la meglio pagata, almeno quella delle grandi riviste o delle grandi ditte pubblicitarie (dalle 100 alle 500 mila lire a servizio fotografico) ma non è un’indossatrice perché non sfila, e il suo lavoro è basato in gran parte sulla fotogenia. Tra le indossatrici vere e proprie possiamo distinguere diverse “categorie”. Le più conosciute dal pubblico sono quelle dell’Alta Moda, Indossatrice di Alta Moda è una qualifica professionale, che si ottiene frequentando una scuola privata di indossatrice, che ti dà un diploma, oppure lavorando presso tre atelier di Alta Moda come indossatrice fissa,
Questi certificati debbono poi essere registrati all’Albo della Camera di Alta Moda. Questa è la situazione più “garantita” perché anche le tariffe vengono stabilite dalla Camera di Alta Moda. Attualmente sono di 130.000 a sfilata. C’è così una lotta a coltello per entrare a lavorare negli atelier come indossatrice fissa per avere il certificato. Bisogna bussare a tutte le porte e vincere una forte concorrenza: per ogni sfilata servono in media 16 indossatrici. Durante l’apprendistato però il lavoro è pagato pochissimo: dalle 180 alle 300 mila lire, al mese.
Allora esiste un “altro mondo” della moda?
Certo. Le indossatrici più numerose sono quelle dei campionari, che non sono conosciute perché non finiscono mai sui giornali e che sono le più sfruttate.
I loro datori di lavoro sono i rappresentanti di piccole imprese di abbigliamento e i prezzi sono stabiliti direttamente con l’indossatrice, perciò sono soggetti a tutti i ricatti possibili e alla disponibilità del mercato.
In che consiste il lavoro di campionario?
Una presentazione-campionario può durare anche due ore e al Nord è
pagata dalle 9 alle 35 mila lire, A Roma la cifra media è di 15.000 lire, al sud si abbassa ancora. Il nostro lavoro dura al massimo sei mesi l’anno: due stagioni, il campionario estivo e l’invernale. Per fare una buona “stagione” bisogna raggiungere una media di 5 appuntamenti (cioè campionari) al giorno, il che significa indossare circa 250 vestiti, dato che un campionario è composto in media da 50 capi. Si lavora dalle 9 alle 22, spesso camminando con scarpe che ti vanno strette perché sono di due numeri più piccole del tuo piede. A Firenze una volta sono svenuta, Quello che viene pagato bene è il lavoro negli stands dei vari saloni del prèt-a-porter a Bologna, Milano, Firenze, ma per farlo ci vuole proprio una salute di ferro, Le sfilate cominciarlo alle 8,30 e finiscono alle 19,30; è prevista una pausa di mezz’ora per mangiare, ma solo quando il lavoro di vendita si è fermato, non quando tu hai fame.
Quanto guadagna un’indossatrice media?
Una giornalista del quotidiano fiorentino La notte ha parlato di un milione a sfilata. Sjamo ben lontane da questo. Si guadagna in realtà dai due ai tre milioni a stagione. Da questa cifra vengono naturalmente trattenute le tasse, ma non viene fatto nessun versamento ad una cassa mutua o a un ente di previdenza. La nostra situazione al riguardo è strana: siamo considerate facenti parte del mondo dello spettacolo, ma l’ENPALS (come qualsiasi altro ente mutualistico) non ci riconosce nessun diritto. Non abbiamo un sindacato. Esistono dei sindacati autonomi, che però dopo un po’ diventano agenzie di collocamento per fotomodelle e indossatrici, senza darci una protezione. Il nostro lavoro è basato sulla nostra immagine, sulla gioventù, sulla salute, e invece è faticosissimo. Frequentissime sono le malattie alle ovaie, le flebiti, le vene varicose. Non siamo minimamente protette dalle malattie, dalla vecchiaia. A noi basta una gamba rotta o una ruga in più per non lavorare e uscire definitivamente dal giro.
Quante sono in Italia le indossatrici?
Siamo circa duemila. L’industria della moda conta molto su di noi, perché siamo l’unico modo di far circolare i modelli. Siamo le più sfruttate: l’unico diritto che ci viene riconosciuto è quello di essere belle, Ma perché? Forse perché siamo donne?