corsivo

ma chi ha voglia di giocare?

luglio 1979

nell’«Espresso» del 22 luglio ci si chiede in un ridicolo articolo “e se (le donne) avessero il potere? se ci fosse’ un potere femminile?”. Il tono delle domande è angosciato, E’ un ridicolo articolo che occupa ben cinque pagine.

Mi chiedo perché ci si vuole prendere questo carico d’angoscia in più, Non basta lo spettacolo dì chi il potere ce l’ha realmente e se lo conserva, se lo litiga, se lo gestisce? Non bastano i guasti, la violenza ed in risposta la tragica indifferenza che esso produce sotto gli occhi di tutti? Perché immaginarsi un potere che non c’è?… un gioco da salotto? Ma chi ha voglia di giocare?

Quando una classe politica corrotta detta condizioni in nome di un elettorato fedele così malato di ideologia e di piccolo egoismo che neanche sì accorge del peso che è costretto a portare, delle tasse che deve pagare per chi non le paga, degli ospedali e delle scuole in rovina, delle case che non sì affittano più… Quando un Partito Comunista si intestardisce di fatto almeno nelle speranze nella sua storica ambiguità: consenso-opposizione, lotta-governo; così prigioniero di un’immagine bizantina di sé da accorgersi solo ora di aver perduto i giovani e da dare a vedere che di questo fatto non è che se ne preoccupi poi un granché, anche se i giovani non sono solo voti, ma discorsi, mutazioni, cultura. Quando ammazzano Ambro-soli e Ambrosoli viene caricato subito con pochi discorsi sul carrozzone dei morti, cosicché ci si dimenticherà di lui come di tutti gli altri, anche se è un morto diverso. Quando uri gruppo di giovani oppure di vecchi, non so come definirli, risponde con la violenza ad un potere multiforme e fossile in nome di ideali-immagini altrettanto fossili, senza tempo, nella disperata richiesta della fine della Storia. Quando ancora, si divide il mondo in buoni e cattivi; quando è così facile trovare i colpe-

voli, i responsabili senza mettersi in discussione mai, dimenticandosi di fare delle analisi. Quando la gente, quella della strada, che ha intuito che questo po’ di benessere che ha avuto presto lo comincerà a pagare a caro prezzo, perché è un benessere prodotto da disordine, da malcostume, da interessi personali, perde la capacità critica, la coscienza di sé, dei suoi interessi, lo sdegno e parte in gitacome fosse l’ultima gita, va a ballare come fosse l’ultimo ballo aspettando la fine, che è quasi attesa, quasi desiderata, che finalmente venga sotto forma di uno Skylab che casca sulla testa o una catastrofe naturale o una guerra. Le false testate del «Male» che annunciano guerre e arrivi di extraterrestri non sono un gioco, o meglio “il gioco è la cosa più seria che ci sia”, No, le donne non hanno il potere e non voglio pormi il problema se ce l’avessero, Le donne con la loro coscienza hanno solo conquistato un tragico punto di vista e da quel punto di vista si .vedono fuori e dentro, escluse e corresponsabili, le prime a pagare sempre, travolte da un destino di cui solo ora cominciano a saper leggere la trama. Faccio questo discorso proprio per non separare il mondo in maschi e femmine, ma per mettere una distanza tra chi inghiotte il potere o se ne fa inghiottire e chi invece a questo potere ha cominciato a muovere delle critiche.

L’altra sera alle due di notte, tornando a casa, passavo sotto la sede di un partito. Che importanza ha dire quale? Dal portone usciva affranto un gruppo di uomini, che presto ha riempito il marciapiede. Erano accaldati, distrutti da ore di discussione, di scontri, di difficili equilibrismi, dati i tempi, le facce pallide da far paura. Un “moretto” in vespa che passava a tutta birra guardandoli ha gridato: “Atto, anvedi quelli… la madre la sera \e rimbocca la lapidei». Ed è sparito prima del suo dannatissimo rumore.