noi & il nostro corpo

luglio 1979

i pericoli dei tamponi interni per le mestruazioni

I tamponi interni, in commercio in Italia, vengono pubblicizzati con frasi rassicuranti riguardo la libertà ed il confort che essi offrono alle donne, raffigurate molto giovani e carine, ed inoltre riguardo la loro praticità e semplicità di uso. In realtà, nessuna marca di tamponi rende note sulla confezione le sostanze impiegate. E’ importante che ogni donna rifletta sui pericoli che l’uso dei tamponi può comportare:

Le fibre di rayon e di cotone che li formano sono cancerogene se inalate — e comunque danneggiano i tessuti;

le fibre di asbesto, contenute in alcune marche di assorbenti, sono anche esse cancerogene;

i deodoranti, che alcune case aggiungono, sono anche essi sostanze chimiche di cui la vagina non ha bisogno, poiché si mantiene pulita da sola in modo naturale e, comunque, essi non sostituiscono una buona pulizia con acqua semplice. E’ risultato che alcuni deodoranti ascellari possono avere causato il cancro del cavo ascellare e della mammella. Perciò, è meglio diffidare anche dei deodoranti vaginali;

i lubrificanti di cui vengono cosparsi perché li si possa inserire agevolmente sono sempre sostanze chimiche;

• le sostanze che rendono il tampone ultra-assorbente, come per il trattamento usato per i tovagliolini di carta, sono anch’esse sostanze chimiche. Infatti il tampone rimane molto compatto anche quando il nostro flusso è piuttosto abbondante, grazie
alle sostanze chimiche;

sbiancanti e altre sostanze usate nei procedimenti a cui vengono sottoposte le fibre del cotone e quelle sintetiche. La mucosa che riveste la nostra vagina è simile a quella della bocca e perciò ogni sostanza chimica introdotta nella nostra vagina viene assorbita dall’organismo. In America l’F.D.A. bandisce le sostanze chimiche — come gli spermicidi — quando una quantità maggiore di quella ritenuta “accettabile” risulta escreta nelle urine: ma questo è solo un modo indiretto di stabilire la quantità che è stata assorbita o si è depositata nel nostro organismo; inoltre, la maggior parte delle sostanze contenute nei tamponi non vengono considerate alla stregua di medicinali, per cui esse non sono sottoposte a esami. Oltre a questi possibili pericoli, ci sono degli svantaggi ad usare i tamponi mestruali interni:

i pezzetti di fibre che si staccano dai tamponi all’interno della vagina la possono irritare, e, comunque, possono diventare focolai d’infezione;

i tamponi rallentano il drenaggio delle perdite e del sangue mestruale, e quindi, se c’è un’infezione vaginale, la fanno peggiorare;

gli assorbenti di tipo «super” possono rendere la vagina troppo asciutta ed esporre i tessuti della vagina e della cervice al rischio di irritarsi, togliendo loro le abituali secrezioni protettive;

gli agenti chimici ed i deodoranti non solo vengono assorbiti attraverso le mucose, ma aggravano qualsiasi erosione della cervice o lacerazione della vagina;

già da soli i tamponi sono rigidi e irritanti;

i tamponi non si espandono seguendo la conformazione della nostra cavità vaginale (come è scritto sulle confezioni), dal momento che sono predisposti per facilitarne l’inserimento; molti sono troppo lunghi e danno disagio a portarli;

sono molto costosi: i produttori ne traggono profitti piuttosto alti, mentre il personale addetto alla loro lavorazione è esposto a dei rischi

dal momento che deve inalare le fibre di cui abbiamo parlato;

•il loro odore sgradevole è dovuto al fatto che il sangue viene esposto all’azione delle sostanze chimiche e all’ossigeno. Il nostro flusso mestruale allo stato naturale è composto dall’endometrio che si è sfaldato, dai globuli bianchi, dai globuli rossi e dal siero, e in genere ha l’odore della carne fresca.

a cura del Gruppo Femminista per la salute della donna

corsi di aggiornamento sul diaframma

Siamo un gruppo di otto compagne, studiamo Medicina a Bologna, e qui svolgiamo da tempo un’attività sulla contraccezione e abbiamo aperto un ambulatorio per l’applicazione del diaframma all’interno dell’Ospedale S. Orsola. Partite ognuna dalle proprie esigenze ed esperienze personali, affrontando la contraccezione con tutti i problemi di ogni donna, abbiamo cercato un metodo che riunisca all’alta sicurezza l’innocuità e che possa essere gestito e controllato completamente dalla donna. Ci siamo interessate, quindi, del diaframma, che risponde a queste caratteristiche, e per approfondire maggiormente le nostre conoscenze abbiamo seguito il corso di Enrica Boschetti, ostetrica di Milano, che da molti anni si occupa di questo tipo di anticoncezionali, e che ha elaborato numerosi accorgimenti che aumentano la sicurezza del metodo.

Nel 1976 Enrica Boschetti fondò il C.A.D. (Centro Addestramento Diaframma), che dal novembre ’78 è stato trasferito a noi. Da allora lavoriamo sia con attività ambulatoriale, per le donne che vogliono imparare ad usare il diaframma, sia come C.A.D., cioè con attività didattica per coloro che sono interessata all’insegnamento dell’uso del diaframma. Ovvio che le due attività sono per noi strettamente collegate in quanto non è possibile scindere l’insegnamento e la ricerca dal rapporto con le donne che sono direttamente interessate. Fino ad ora abbiamo dato il diaframma a circa 600 donne e insegnato ad una cinquantina di donne, medico e non.

Abbiamo indirizzato i nostri primi sforzi ad aumentare il numero di compagne che fossero in grado di svolgere questo lavoro nei consultori o in altri centri, perché secondo noi è una pratica che può essere svolta bene solo da donne, sia per il rapporto che deve instaurarsi tra chi impara e chi insegna, sia perché è necessaria una atmosfera di serenità che solo tra donne è possibile.

Il problema In cui ora ci troviamo è che dovremmo tenere dei corsi di aggiornamento per medici, e che le richieste di frequentare questi corsi ci sono pervenute quasi esclusivamente da ginecologi maschi. Come abbiamo detto, siamo convinte che, perché il diaframma sia un metodo contraccettivo valido, è necessario che venga insegnato da persone che non instaurino il classico rapporto medico – paziente, e che abbiano notevole disponibilità di tempo; la nostra esperienza ci insegna che i ginecologi non hanno quasi mai né tempo né sensibilità sufficiente. Noi vogliamo impedire che, ad es. per ragioni di moda, il diaframma venga recuperato dal “potere medico” che ora lo ignora, e che diventi un metodo usato male, quindi contro e non per noi. Per tutto ciò, desideriamo metterci in contatto con altri gruppi di donne che, o già lavorano in questo campo, o che sono interessate ad imparare per poter aprire centri In altre città d’Italia, e permettere così a tutte coloro che vogliono usare il diaframma di rivolgersi a donne e non a ginecologi maschi. Il nostro indirizzo è: C.A.D., c/o Fisiopatologia della riproduzione, Ospedale S. Orsola, Via. Massarenti 13, Bologna.