letture

quattro passi fra le nuvole

la letteratura fantastica femminile è un patrimonio ignorato. Dai racconti di spettri dell’800 alla luccicante fantascienza moderna, un piacevole modo di divagarsi rimanendo fra donne.

luglio 1979

se penso all’estate e alle vacanze mi viene in mente tutto quello che avrei voluto leggere durante l’inverno e che non ho potuto leggere: racconti, fantasia, fantascienza. Soffocata tra impegni domestici e impegni politici, troppo presa a colmare vuoti di informazione e carenze teoriche, una larga parte di me (di noi) rimane sepolta. Da giovane amavo leggere racconti, divoravo romanzi. Da qualche anno la letteratura maschile mi annoia, è vuota, è sempre indietro rispetto alle mie consapevolezze di femminista. Ma conservo e difendo il mio diritto all’ “evasione”. Che fare?

Sono entrata in una libreria: Al tempo ritrovato, si chiama, ed è una libreria delle donne, a Roma. E lì ho scoperto che potevo abbandonarmi nella fantasia, nella finzione, e continuare ad imparare, perché la letteratura fantastica scritta da donne è vastissima. Così ho scelto qualche libro, a caso. Nel mio passato di lettrice disimpegnata c’era un amore sviscerato per il favoloso, per i racconti dell’orrore, per le storie di fantasmi, il piacevole brivido di percorrere un universo parallelo al mio quotidiano, di scoprire presenze nelle ombre. Per chi ama queste cose, 10 racconti dell’orrore e del demoniaco: Il cavaliere dalla piuma rosso-sangue, ovvero Fantasmi delle donne vittoriane (1). “Puntuale, abitudinario, quasi innocuo, il fantasma appartiene alla casa, ed in essa funge da tramite ad una comunicazione impossibile.,, per questo non minaccia le regole della società: le elude. E’ un ritorno del rimosso”, leggo nell’introduzione. Così la lettura dei racconti degli spettri diventa anche un’esplorazione, uno studio sulle donne vittoriane (Julia Anne Curtis, Ann Radcliffe, George Eliot, Ellen Wood) e sul loro modo personale di trasfigurare il quotidiano. “L’angelo del focolare espande la propria solitudine in tutto il territorio della casa, parla con i fantasmi che la abitano”. Allora c’è qualcosa, in questi racconti, legato alla mia condizione di donna, c’è qualcosa delle mie radici storiche che posso ritrovare insieme al sottile piacere del terrore. Così prendo un altro libro: Le signore dell’orrore (2), un’altra antologia, tredici racconti, scritti tra il 1818 e il 1953 da scrittrici famose e meno famose. Trovo, tra le altre, Mary Wollstonecraft Shelley con un brano del suo Frankenstein (di cui è uscita anche l’edizione economica), il mostro della presunzione della scienza, qualcosa di molto diverso dai fantasmi del primo libro. In questo, infatti, il viaggio nella paura si svolge su altri binari. C’è più lucidità, più costruzione logica, come se si fosse attuata una presa di possesso e quasi di controllo razionale del materiale fantastico. Esemplare, per tutti, Gli uccelli di Daphne Du Maurier, che ha ispirato l’omonimo film. E come nel film, il terrore si costruisce freddamente pezzo per pezzo, con determinazione distaccata. Un’inversione di tendenza, dunque, col passare degli anni, un entrar dentro alla propria paura e un dilatarla alla dimensione esistenziale. Se accettate questa interpretazione possiamo chiudere il ciclo dell’orrore (“il troppo stroppia”) con Ann Rice e la sua Intervista col vampiro (3) che sembra proprio la definitiva e più completa assunzione di responsabilità nei confronti del “mostro”, che ormai ha vita autonoma.

Un ragazzo intervista un anziano vampiro, Louis, languido possidente di New Orleans, divenuto immortale nel 1791. Questi spazza via con scherno tutte le fandonie della bassa letteratura sui vampiri: tutte storie! E’ vero solo che si muovono velocissimi, si nutrono di sangue e possono essere distrutti dal sole; hanno poteri soprannaturali, anzi sono il vero Potere, come e quanto Dio, perché possono donare l’immortalità creando altri vampiri. Louis rende un’appassionata confessione del percorso che lo ha condotto al totale abbandono della natura umana e al disgusto per la sua indifferenza di vampiro. Dall’America alla Transilvania a Parigi e infine di nuovo in America egli si pone una domanda senza risposta “sono un dannato?”. Tutte le sue sensazioni sono descritte con una tale esattezza, tutti i suoi incontri sono di una tale precisione di particolari verosimili, che, finito il libro, rimane il dubbio. E’ difficile uscire dalle spire di questo piccolo capolavoro di realismo dell’ irrealismo.

Intanto, in libreria, continuo a cercare. Vorrei un po’ di fantascienza. Un titolo mi attira: Giungla domestica (4) e il viso dell’autrice: Gilda Musa, poetessa, scrittrice di fantascienza dal 1963. La giungla in questione è la serra di Costanza, giovane e indipendente botanica che si avvale degli appunti della nonna, botanica anche lei, per audaci esperimenti sulle piante. La nonna era anche un’accanita avvistatrice di UFO e un UFO dorato compare ogni tanto nel corso del romanzo. Costanza dunque, proprio nella serra, viene aggredita e quasi uccisa da due tipacci ohe ospitava in casa. I due, pensando di essersi liberati di lei, si appropriano della sua villetta, ma le piante della serra, concentrando le loro facoltà straordinarie, li uccideranno in uno slancio di amore e devozione per la proprietaria. Un finale a sorpresa vi dirà che la spiegazione è un’altra e molto più fantascientifica. Un’altra protagonista femminile e un altro ambiente domestico costituiscono il debutto di Gilda Musa nella fantascienza con Memoria totale che si trova nel volume Festa sull’asteroide (5) insieme ad altri sette racconti suoi, La memoria totale è quella che assale Anna una domenica pomeriggio. Il borbottio dell’acqua che bolle sul fuoco avvia una reazione a catena nella mente della protagonista che ripercorre come fossero ricordi personali, momenti della storia dell’umanità. In un lampo Anna si rende conto che la memoria di ognuno comprende i ricordi del mondo e che ciascuno è tutti contemporaneamente. La rivelazione è troppo grave. Qualcosa si spezza nel suo ‘cervello e i ricordi la uccidono. Il pericoloso mondo domestico di Gilda Musa non sembra proprio la continuazione dei fantasmi vittoriani? Ma la fantascienza che nasconde nel quotidiani inimmaginabili misteri non è la sola direzione che le donne seguono. Si legge ormai dappertutto che le donne sono oggi le più brave scrittrici di fantascienza, dopo esserne state per tanto tempo escluse. Non sono ancora le più numerose (Virginia Kidd, agente letterario, parla di una proporzione di trenta a uno in favore degli uomini) e in Italia, poi, sono quasi del tutto sconosciute. Costituiscono invece un mondo tutto da scoprire, analizzare e soprattutto gustare. Un universo molto più variegato e colorato dell’arida SP alla Asimov, per dire. Pochi robot, poche astronavi, molti mondi popolati da esseri bizzarri, molta umanità alla ricerca di sé. Splendida, per esempio, un’altra italiana, Lisa Morpurgo, e il suo libro Mcbarath (6), legato alla più classica e nobile tradizione di SF, eppure diversissimo. Si legge d’un fiato, perché è un susseguirsi di ipotesi e contro ipotesi avvincenti sul significato dello strano pianeta di Macbarath, abitato da duemila naufraghi spaziali. Anche qui ritorna l’ipotesi di una memoria totale, ma utilizzata con tutt’altro impianto e respiro narrativo e inventivo. Macbarath è anche un’ipotesi esistenziale, un messaggio, un romanzo a più entrate, in cui la chiave di volta è rappresentata da una donna, che porta con sé la risposta al grandioso muoversi e progettare degli uomini del pianeta. Reba è la solitaria depositaria di coscienza, ignorata e prigioniera del suo stesso sapere, emblema di una condizione femminile, inevitabile corollario di una certa concezione maschile. Quello che ci rende spesso estranea, se non addirittura fastidiosa la letteratura di fantascienza è proprio la figura della donna, sempre identica a se stessa nel mutare di tutto l’universo. Ma in questo, come, in altri libri di donne (Ursula Le Guin, Joanna Russ, James Tiptree), il femminile si libera e purifica la fantascienza dalle scorie di aridità e di estraniazione, non solo creando protagoniste positive, ma soprattutto reinventando 11 modo stesso di fare fantascienza e tracciando la strada a colleghi uomini. Che piacere, ad esempio scoprire che il tanto amato Ray Bratìbury (Faren-heit 451, Cronache marziane, Il popolo dell’autunno) è figlio letterario di Leigh Brackett, portentosa autrice americana, che rilancia la letteratura dei mondi morenti e della science fantasy. Immaginosi racconti epici sono i suoi libri La strada per Sinharat , La stella amara, Skaith (7), e, anche se scrive di eroi maschili, che diversità! Il suo John Stark è sì Un eroe, ma è un predestinato, agisce costretto dal destino, non sceglie, non controlla, al limite dell’animalità e con ciò stesso Leigh Brackett vanifica il concetto di eroismo e introduce elementi simbolici e ideali ben più sfumati e riflessivi del protagonismo maschile. Grande creatrice di eroine femminili è invece Tanith Lee. “Destarsi e non sapere dove, né chi sei, non sapere neppure cosa sei, se sei una cosa con gambe e-braccia, oppure una belva oppure un cervello entro l’involucro di un grosso pesce… è uno strano risveglio. Ma dopo un po’, sgomitolandomi nella tenebra, incominciai a scoprire me stessa: ‘ ed ero una donna”. Così comincia Nata dal Vulcano (8) tenebrosa epopea dell’ultima sopravvissuta della razza dei Perduti, un popolo superiore perché donne e uomini erano uguali. La donna senza nome percorre mille avventure alla scoperta di sé, maledetta dal potere che possiede; negata e- rifiutata da se stessa, finché scoprirà che la sua maledizione è il senso di colpa e il male non è il potere, ma la paura del potere. Questa donna che ritrova se stessa, fino a recuperare il suo nome, riempie le pagine di questo libro potente, ricco, fantasmagorico, la cui vicenda si svolge in una terra senza tempo, al di fuori del tempo. Un buon modo, mi sembra, di evadere, un’estate.

 

Lestoille, 197S, pp. 282, L. 4.800.

Longanesi, 1973, pp. 256, L. 5.000.

Bompiani, 1977, pp. 327, L. 5.000.

Dall’Oglio, 1977, pp. 188, L. 2.500.

Dall’Oglio, 1972, pp. 205, L. 1.800.

Longanesi, 1975, pp. 158, L. 3.000.

Tutti editi dalla Libra ed. collana Slan Fantascienza.

(8) Libra ed., 1978, pp. 556, L. 6.500, con un’appendice su >< La fantascienza e le donne”. Della stessa autrice la Libra ha pubblicato «Il signore delle tempeste».