aborto

chiediamo l’adesione

si è costituito a Roma un Comitato Promotore di coordinamento nazionale per l’applicazione e la conoscenza della legge sull’aborto: la 194. Chiediamo la massima adesione anche a tutti i collettivi femministi sui punti elencati in questo documento. Soltanto una lotta organizzata potrà contrapporsi a chi non vuole che la legge sia applicata.

giugno 1978

la battaglia per l’aborto è arrivata ad un punto cruciale, come dimostrano anche che le dichiarazioni dei vescovi e l’impegno della Chiesa perché non venga applicata una legge che lo Stato italiano si è dato attraverso i suoi rappresentanti eletti dai cittadini. Molto spesso leggi conquistate a fatica finiscono col non essere conosciute, col non essere applicate: noi ci proponiamo di costituirci in un coordinamento nazionale che faccia conoscere la legge sull’aborto e che si impegni per la sua applicazione. Anche per non deludere le legittime aspettative di quanti hanno di diritto di ritenere che una legge contribuisca a risolvere la piaga dell’aborto clandestino.
Non intendiamo sostituirci alla lotta delle donne, al loro diritto ad avere una seria contraccezione che elimini l’aborto, e al loro diritto ad avere un aborto autodeterminato, gratuito, assistito.
Non ci nascondiamo i limiti e le ipocrisie della legge e sappiamo che molti vorrebbero non rispettarla. Siamo coscienti che, ancora una volta, con la consapevolezza dei legislatori, è stato fatto il tetto senza scavare le fondamenta, e questo aumenta le difficoltà di applicazione della legge.
Al di là delle valutazioni che si danno sulla legge si stanno già costituendo gruppi che ne sorvegliano l’applicazione: noi riteniamo che sia necessaria un’ azione unitaria per raccogliere i dati e per valutare i risultati.
Secondo noi gli interlocutori di questa battaglia sono: il Ministero della Sanità; gli Enti Locali; gli Operatori Sanitari.
Al Ministero della Sanità chiediamo:
la circolare applicativa’ della legge;
la fissazione, al più presto, delle percentuali di interruzione di gravidanza per le case di cura che ne facciano richiesta.
Alle Regioni chiediamo:
le leggi sui consultori nelle Regioni che ancora ne sono prive;
l’apertura di tutti i consultori previsti;
l’adeguamento delle leggi già esistenti alla legge per l’interruzione della gravidanza, e tutela sociale della maternità;
la diffusione dell’elenco delle strutture sanitarie pubbliche in cui si può praticare l’aborto;
la vigilanza sull’attuazione dell’articolo nove della legge per quanto attiene la mobilità del personale, nei casi in cui l’obiezione di coscienza blocchi l’attuazione del servizio;
l’organizzazione, secondo quanto richiesto dalla legge, dei corsi di aggiornamento del personale sanitario e di quanti siano interessati;
la costituzione immediata dei consorzi socio-sanitari in tutte le regioni per una rapida attuazione delle unità sanitarie locali e quindi dei poliambulatori in cui tutti i medici possano praticare l’interruzione di gravidanza, usando le metodiche più aggiornate;
la gratuità, anche per gli accertamenti preliminari praticati negli ambulatori e negli ospedali, e la realizzazione degli «ospedali di giorno»;
~- perché la certificazione e l’intervento, praticati in strutture private non diventino di nuovo fonte di speculazione o l’unica soluzione, chiediamo che
Agli operatori sanitari chiediamo:
–    di non porre ostacoli a livello di certificazione per l’aborto: il certificato deve essere rilasciato alla fine del primo colloquio;
–    di dare alle donne tutte le informazioni sulla gravidanza e sulla contraccezione e di praticare l’aborto nel modo più sicuro;
–    di creare momenti collettivi di informazione e socializzazione nei luoghi di lavoro, con le donne e con tutti gli operatori sanitari anche per non farsi relegare nel ghetto dell’aborto.
Riaffermiamo il nostro rispetto per la obiezione ideologica, non accettiamo l’ipotesi di obiezioni di comodo: in modo particolare diffidiamo gli obiettori nelle strutture pubbliche dal praticare l’aborto in quelle private e coloro che si sono arricchiti con l’aborto clandestino a diventare all’improvviso obiettori di coscienza. Proponiamo che nella regolamentazione del lavoro nell’ambito del reparto venga stabilita una attività alternativa per gli obiettori in relazione ad una sistematica propaganda anticoncezionale. Sui punti che abbiamo illustrato chiediamo un’adesione fattiva alle donne, ai cittadini che si riconoscono in questo programma, a coloro che operano nei servizi socio-sanitari, nelle amministrazioni locali, nell’amministrazione della giustizia, nell’informazione; chiediamo a tutti di mobilitarsi per l’applicazione del programma, per denun: dare le inadempienze della legge e per raccogliere dati e notizie sulle richieste di interruzione, gli aborti praticati, quelli rifiutati e quelli clandestini. Una delle maggiori carenze della legge riguarda l’aborto delle minori. È necessario che genitori, insegnanti creino momenti di informazione, di dibattito, di confronto con i minori sui temi dell’educazione sanitaria e sessuale: anche per prendere coscienza della necessità di arrivare ad un nuovo rapporto genitori-figli. Riteniamo importante la collaborazione a tutti i livelli, di tutti i cittadini per raccogliere dati per partecipare all’interno delle strutture alla socializzazione dell’interruzione di gravidanza, per togliere le donne dalla solitudine con cui hanno sempre affrontato l’aborto,
Solo se sarà autogestita con la conoscenza e la consapevolezza delle utenti questa legge diverrà operante. Le donne debbono rimanere le protagoniste di questa battaglia attraverso la quale passa la fine del controllo sociale che le ha sempre oppresse.
Il Comitato promotore
del Coordinamento Nazionale
Applicazione Legge 194
Il comitato promotore è costituito da donne, medici, giudici, avvocati e giornalisti.
Volutamente non abbiamo messo sigle ed organizzazioni per lasciare la libertà di aderire come singoli o come gruppi. È molto importante aderire con un impegno di lavoro, precisando anche che i gruppi che già lavorano o vogliano lavorare per l’applicazione della legge contribuiscano a creare questo momento unitario di lotta collegandosi con noi.
Sede provvisoria: via in Lucina, 10 – Tel. 06/6783642 -Roma.