terapie

una tecnica di liberazione

la «Radical Therapy» si svolge sempre in gruppo perché parte dal principio che soltanto attraverso una collaborazione collettiva è possibile aiutarsi l’un l’alta a superare l’alienazione.

giugno 1978

la «Radical Therapy» ha la caratteristica di non fondarsi su dei presupposti teorici che implicano un discorso scientifico terapeutico ma piuttosto inducono a vivere secondo una filosofia di vita che consente di mettere strettamente in contatto l’intelligenza mentale e l’intelligenza viscerale. Difatti, la «Radical» non è spiegabile ma è vivibile. Per tale ragione quest’articolo non presume di spiegare in foto l’articolazione e la validità di questo tipo di intervento nel gruppo. Esso si basa proprio su delle regole e degli strumenti che facilitino la consapevolezza dei bisogni esistenziali reali e soggettivi e sollecitano la diffusione di certe conoscenze, permettendo ad ognuna/o di riappropriarsi del proprio potere decisionale e quindi del diritto irrinunciabile di fare delle scelte adeguate e coerenti soprattutto a se stesse/i.

«Ti stai sentendo schizoide, confusa, inaccettabile, pazza, “nevrotica” o con tendenza al suicidio ultimamente? Se è così, tu sei decisamente, perfettamente normale, come la maggior parte delle persone oppresse e manipolate dal sistema. E tu ti trovi certamente in una posizione di essere a posto (“O.K.”) e sei meravigliosa. Tu hai rifiutato di diventare un robot di plastica controllato e senza opinioni come la società ha provato a plasmarti. Tu stai cadendo al difuori della catena di montaggio ed essi stanno provando a rimettertici su. Tu non avevi nessun permesso di essere te stessa e quindi stai continuamente provando ad adeguarti a quello che loro vogliono: dimagrire, ingrassare, truccarsi, apparire trascurata se non lo fai, fare il tuo naso più piccolo, il tuo seno più grande, non irritarti, sii educata, tu sei troppo stupida, sei troppo intelligente, sentiti sempre colpevole perché non hai fatto la cosa giusta…”, questa lista potrebbe essere interminabile. Tu ascolti queste cose, le ascolti sempre, ti diranno esattamente quello che devi fare. “Non essere te stessa. Sii quello che dovresti essere”. O senti l’ultimo messaggio che è: “Tu non meriti di esistere… muori”. Ti sei trascinata avanti, provando disperatamente di fare sempre cosa avresti sempre dovuto fare (naturalmente, tu non potrai mai farlo perfettamente). Allora ti arrabbi, ti dimentichi perché. Urli ai bambini, a tuo marito, al tuo amante, quasi a tutti quelli che incontri. Ognuno pensa che sei nevrotica, pazza, completamente svanita (“Può darsi che hai le mestruazioni di nuovo”). Allora tu diventi depressa, sei veramente depressa. Non hai diritto di arrabbiarti perché le cose non sono poi tanto cattive. Tu hai una vita abbastanza facile («Pensa alla gente che sta morendo di fame in India»). Forse allora hanno ragione, Devi essere pazza».
di Jane («Nessuna di noi è pazza» dal settimanale femminista «Sister» pubblicato a Venice, California) La «Radicai Therapy» nasce come un discorso in alternativa e contro le terapie del Sistema che vedono il tecnico in una posizione di potere costante in un ruolo di «chi sa» e, attraverso queste conoscenze/potere, può convincere l’altro/a che «non sa», di farsi aiutare a conoscere se stessa/o e quindi, probabilmente, imparare ad adeguarsi a dei modelli sociali culturalmente prestabiliti. Il più delle volte il tecnico è un maschio o, se non lo è, il tecnico donna avrà già dovuto rinunziare, forse ad una grossa parte della sua componente femminile, cosa che la fa apparire all’establishment più credibile. E questo naturalmente non aiuterà la maggior parte delle donne, dei bambini, dei vecchi e di tutta quella grossa fetta di umanità considerata «diversa», non «adattata» come la donna non sposata o non madre, l’omosessuale, il deviante, il subnormale, il drogato, etc. che, non trovandosi in ruoli definiti e adattati perfettamente, diventano poco manipolabili e molto emarginabili.

La «Radical Therapy» si svolge sempre in gruppo perché parte dal principio che soltanto attraverso una collaborazione collettiva è possibile aiutarsi a superare l’alienazione. Tutti sappiamo che si diventa facilmente alienati attraverso l’oppressione + le menzogne -f- l’isolamento. Noi siamo reciprocamente mistificate/i e utilizziamo l’oppressione in tre ruoli ben definiti dalla RT: il Soccorritore, il Persecutore e la Vittima che formano il «Triangolo Della Salvezza». II gruppo aiuta alternativamente i suoi membri ad identificare e superare appunto questi ruoli che, se mantenuti, confermano invece l’oppressione. Il Soccorritore è colei/colui che è sempre disposta/o ad aiutare chi le/gli appare una vittima e fa più della metà delle cose che non vorrebbe fare e tende a mantenere la Vittima nel suo ruolo. La Vittima che, in parte, si sente senza Potere, e che non riesce a fare neanche la metà delle cose che dovrebbe fare, va alla ricerca di un Soccorritore. Entrambi e, alternativamente, la Vittima e il Soccorritore, diventano dei Persecutori. Il Persecutore è colui/colei che tira fuori tutta la sua rabbia attraverso gli insulti, le metafore, i giochi di potere come per esempio urlare o minacciare di andarsene («dopo tutto quello che ha fatto per te!») (lei non essere più Soccorritore né Vittima). Quanto detto è la situazione oppressiva in cui l’individuo viene facilmente a trovarsi. Gli strumenti e i termini che vengono usati attraverso i gruppi di RT contro queste situazioni di oppressione sono brevemente illustrati. Essi sono:
Strumenti; Contratti, copioni, richieste di tempo per parlare, segnate su di una lavagna, esercizi, maratone.
(Questi strumenti ci permettono di essere con il gruppo ed avere dei contatti significativi).
Termini: Bollini, stati d’animo non chiari, sensazioni persecutorie, maiali, carezze verbali e non. (I termini servono per esprimere delle sensazioni piacevoli e spiacevoli o di totale consapevolezza. Gli strumenti ci permettono di ristabilire in noi stessi il contatto diretto tra l’intelligenza viscerale e quella mentale e facilitare la riappropriazione del potere personale che era stato tolto attraverso i condizionamenti culturali che ci avevano invece creato alienazione e oppressione. Fare un Contratto è il primo passo del lavoro di gruppo Radicai ma non è obbligatorio. Il Contratto è un accordo fatto all’interno del gruppo tra i suoi membri. Esso chiarisce i termini della richiesta e dell’offerta. Ogni donna/uomo fa un breve Contratto in cui lei/lui stessa/o stabilisce in maniera semplice cosa o come lei/lui desidera cambiare in se stessa/o. Il Contratto dovrebbe contemplare delle azioni, delle cose da fare, in modo che quando si fanno queste cose, esse sono facilmente osservabili dal gruppo.

Ogni persona del gruppo dev’essere d’accordo sul Contratto che ognuna/o vuole stipulare con esso prima di accettarlo. Se non si è d’accordo non si può lavorare insieme. Questo evita anche che le «Facilitators» si arroghino il diritto di iniziare un lavoro terapeutico su una persona del gruppo, togliendo al gruppo la possibilità di lavorare tutti insieme. Il Copione è un prospetto di vita scaturito da una decisione che si prende nella prima infanzia che viene rinforzata dai genitori, ribadito dagli eventi susseguenti e che culminano ih un’alternativa in un certo senso già prescelta. Ognuno di noi ha un ruolo in questo copione che si recita tutta la vita. È molto importante essere consapevoli di quanto il nostro comportamento è motivato principalmente da questo programma e quale parte di tale programma ci piace e quale invece desideriamo cambiare. La consapevolezza ci permette di controllare se stiamo vivendo secondo questo prospetto e se ciò ti fa stare bene. Gli uomini e le donne che vivono secondo un loro determinato Copione, si sentono forzatamente incompleti/e per se stessi/e e ciò porta ad aver bisogno di un’altra persona del sesso opposto per ‘potersi sentire completi/e.

Le donne generalmente hanno un copione che le propone di essere sempre delle madri terribilmente nutrici, di avere un’Adulta molto debole e una grande Bambina Intuitiva (che viene definita generalmente come ‘«istintiva e imprevedibile»). Dalle donne, generalmente, ci si aspetta che abbiano sempre cura delle persone in difficoltà o che hanno bisogno di assistenza, ma ci si aspetta lo stesso che si tirino da parte quando vi sono problemi come cambiare una gomma sgonfia o dare la soluzione ad un problema complicato di matematica. Gli uomini, d’altra parte, hanno generalmente un Copione che li fa essere Genitori fortemente critici, incapaci di essere «nutrici», ma fortissimi Adulti, essi perciò hanno un permesso molto limitato di giocare o di piangere, però sono compensati nel sentirsi sempre efficienti e competitivi. La «Radical Therapy» propone a donne e a uomini la totale liberazione da questi messaggi sociali così oppressivi. La Consapevolezza che tali messaggi sono la nostra Alienazione ci spinge a cercare il Contatto con altre persone, creare dei Gruppi, e lavorare insieme per raggiungere la totale liberazione; questo ci porta inevitabilmente ad un’ azione comune nel cercare delle alternative a ruoli così stereotipati. Richiesta di tempo per parlare segnata su di una lavagna: Questo generalmente, all’inizio dei gruppi, viene visto come banale, inutile e, se non peggio, come una costrizione. La cosa più facile da farsi è di rifiutarsi di eseguirlo. In effetti, è un’azione molto difficile in quanto, prendersi del tempo, significa sapere cosa dire, volerlo dire ed essere sicuri che gli altri lo vogliono ascoltare e lo accettino (Se io dico di voler parlare, gli altri mi ascoltano però Io possono dire delle stupidaggini = Maiale {Pigs)). Serve anche per sintetizzare in maniera concisa e chiara, di tutto quello che si dice, cosa realmente si sente come importante (Mi sto sentendo male. Vorrei dirvi cosa sento). Esercizi: Tramite questi esercizi permettersi delle cose che si sono sempre ritenute proibite e magari nessuno ha mai proibito: per esempio sognare una porta in cui passano gli aspetti che noi riteniamo più significativi per noi e che ci parlano. (Questo per esempio potrebbe essere uno degli esercizi). Maratone: Un’esperienza collettiva che di solito dura otto ore. Attraverso una serie di esercizi e stando insieme per delle ore consecutive si riesce ad approfondire delle consapevolezze acquisite durante il lavoro precedente del gruppo. Come i contratti, anche gli esercizi non sono obbligatori.
Termini:
Bollini (Stamps): Risentimenti verso un membro del gruppo accumulati e poi tirati fuori tutti in una volta. (‘Punti AVA: mille punti = una pentola). All’inizio ed alla fine del gruppo c’è uno spazio per chiarire questi bollini, per fare in modo che non vengano accumulati nel tempo. Nel caso della «Radical», molti bollini non danno un premio. Stati d’animo non chiari: Vissuti di disagio.
Sensazioni persecutorie: Sentirsi perseguitati/e e scoprire che in parte è vero e non sintomatico (Paranoico). Maiali: Le ingiunzioni nate nella famiglia, ribadite dalla cultura attraverso la pedagogia su quello che sei dovresti essere e non dovresti essere e su quello che non sei e dovresti essere: «Dovresti essere più bella». «Fai qualcosa»• «Tu ti senti bella e sei presuntuosa». «Sei ignorante». «Io sarò sempre grassa». «Ogni volta che parlo dico delle sciocchezze». «Come fai a non essere felice. Hai tutto. (un bravo marito, dei figli, una bella casa. Pensa a tutti quelli che muoiono di fame». Queste ingiunzioni sono j solchi su cui scorre il Programma della nostra vita. Il momento che li individuiamo in un lavoro collettivo di gruppo, è come se cancellassimo parte del solco e quindi il programma della nostra vita può seguire altre strade.
Carezze verbali (Strokes) e non: Lo Stroke è proprio l’antitesi della competizione. Dare degli Strokes, ovvero valutazioni positive, evita di doversi affermare al di sopra degli altri; il primo, il più bravo, il leader, il più dolce, la più bella, lar più buona, la vera donna ideale. Gli Strokes sono spontanei sia dati, sia ricevuti. Gli Strokes possono essere richiesti ma non è obbligatorio darli o riceverli.

Per concludere
Facciamo un breve accenno ad un articolo uscito su Effe nell’aprile del 1975 (Numero 3). Questo articolo fu tratto da un saggio che Stella Renée Amfitheatrof inviò ad Adele Cambria, che a quell’epoca era redattrice à Effe, dagli Stati Uniti. Quello che ne è stato tratto in seguito (non dalla Cambria) è apparso piuttosto limitato, semplicistico, a volte inesatto con alcune interpretazioni soggettive. Per queste ragioni, riteniamo importante farne riferimento, e nello stesso tempo, far presente che è sempre molto difficile ridurre in maniera chiara esplicativa, in poche righe, una eduzione ridotta di presupposti teorici. I presupposti teorici scaturiscono da anni ed anni di pratica ed esperienza.

Gli aspetti che a noi sembrano più rilevanti nelle tecniche della «Radicai Therapy» sono: 1) la capacità potenziale di suscitare più bisogni liberatori quanto più ci si sente appropriate come persone (non forte per vincere se stessi ma forte per liberarsi); 2) la modalità di approccio che rispetta profondamente la persona, i suoi tempi, i suoi vissuti, le sue esperienze e, soprattutto, quelle che lei sola «sa» che è bene per lei; 3) l’obbiettivo per ognuno è il sentirsi sempre a posto (O.K.), non perché in regola con le ingiunzioni sociali ma perché adeguata e coerente con i propri bisogni esistenziali e soggettivi, bisogni che esige soddisfare e non nascondere e negare. Proprio in seguito a questa integrità soggettiva ‘raggiunta (Power), poter scegliere il proprio bene, la propria sanità mentale e fisica, il proprio reale benessere.
Oppressione + mistificazione = alienazione/contatto -f consapevolezza = liberazione.
Dal momento che stiamo lavorando con alcuni gruppi e ci proponiamo di promuoverne altri per verificare anche le differenze culturali-sociali-economi-che americane e italiane, riteniamo importante mettere al corrente altre donne di questo nostro lavoro. Uno dei principi fondamentali della «Radical Therapy» è quello di mettere più donne in condizione di diventare delle «facilitators» e quindi utilizzare queste tecniche liberatorie sempre attraverso e all’interno di un lavoro di gruppo. Diventare «facilitators» richiede comunque un grosso impegno e una lunga e continua esperienza di lavoro del gruppo «Radicai», oltre a una notevole disposizione innata e naturale. Ci ripromettiamo inoltre di passare attraverso la rivista Effe quei risultati delle nostre ricerche e del nostro, lavoro che pensiamo possano diventare di utilità comune.