Donne

un lessico politico delle donne

…non una raccolta di dati, bensì dei concetti chiave, non un’enciclopedia, ma un lessico in cui potessero venir fuori i diversi punti di vista del movimento…

dicembre 1978

esce in questi giorni in libreria il “Lessico politico delle donne” e per l’esattezza ne escono i primi due volumi: Donne e medicina e Donne e diritto. Seguiranno in tempi abbastanza brevi: Teorie sul femminismo, Sociologia della famiglia, Sull’emancipazione femminile, Cinema, letteratura, arti visive (tutti nelle Edizioni Gulliver, “figlie” dei Quaderni Piacentini). Dopo di che l’opera è aperta: c’è insomma lo spazio per continuare. Credo che il “presentare” questo lavoro sia importante sia per le donne che lo andranno a leggere e lo “useranno”, sia in qualche modo per chi ne ha fatto parte come la sottoscritta; per le prime mi sembra possa servire come momento di apertura di confronto e di discussione sul “prodotto finito”, per la sottoscritta invece vale lo sforzo di parlare di un lavoro in cui c’è un contributo personale che va al di là di quanto effettivamente scritto.
Il progetto del “Lessico politico” nasce a Roma, in un momento in cui nei collettivi era sentita l’esigenza della scrittura. L’idea era quella di cercare di confrontare il patrimonio di pratiche di movimento che ognuna di noi aveva alle spalle o al presente con le discipline alle quali si era interessata, o si stava lavorando. Dalla sociologia alla teoria politica, dalla psicoanalisi alla storia…

perchè questo “lessico”
Dopo anni di esperienza vissuta tra l’autocoscienza e la pratica politica tradizionalmente intesa, molte donne si sono spontaneamente orientate verso l’approfondimento culturale di nodi che la coscienza collettiva aveva portato alla luce, ma non poteva risolvere. La formazione spontanea di gruppi di studio e di lavoro culturale corre parallela alla progressiva caduta della tensione politica, parzialmente riassorbita dalle istituzioni del nostro paese. Il nostro è stato uno di questi gruppi; o meglio un collegamento^ in alcuni casi empirico, in altri sollecitato, tra donne che, pur essendo state attive a tutti i livelli nel movimento femminista, avevano cercato da tempo di verificare valenze ed interessi culturali anche individuali. Come, dunque, a partire da questi dati di fatto, siamo giunte a concepire il progetto di un Lessico articolato, come questo, in settori distinti nella loro specificità? Intanto siamo state obbligate a delimitare i campi di interesse che il femminismo ha affrontato nella sua storia e a cercare criteri abbastanza nuovi ed elastici così da permettere di esprimersi a formazioni culturali, politiche, professionali diverse fra loro.
Dopo aver discusso ci siamo rese conto che ciò che più ci stava a cuore era fissare una memoria finora frammentaria fra i documenti scritti e le testimonianze orali, avviare una riflessione e se possibile una sintesi fra l’esigenza femminista, del lavoro collettivo e l’abitudine, da “emancipate”, al lavoro culturale individualmente svolto nelle istituzioni… «(Dall’introduzione generale al Lessico) Nascono così gruppi di lavoro intorno al progetto del Lessico, attraverso una forma di aggregazione che partiva da scelte affettive, di stima o di conoscenza all’interno del movimento. Il lavoro non è stato sempre facile e sempre collettivo: per alcune «sezioni» le intuizioni e le premesse iniziali sono cadute o si sono ridimensionate con il passare dei mesi di lavoro. È il caso ad esempio della sezione Storia dell’emancipazione femminile: «Questa sezione esce molto diversa da come era stata inizialmente progettata. Delle 21 voci previste solo 8 sono state terminate”. E i motivi li troveremo tutti spiegati nell’introduzione del volume suddetto. In altre sezioni — come ad esempio per Donne e psicoanalisi non c’è stata la possibilità di trovare dei momenti di “accordo” che ne garantissero un’elaborazione scritta in vista della pubblicazione, per cui manca per ora la sezione dedicata alla psicoanalisi. In altre ancora — è il caso di Donne e medicina e Donne e diritto, che escono in questi giorni l’oggetto ha in parte riassorbito le contraddizioni personali emergenti.
Ma anche per queste “il progetto di mettere nero su bianco in un numero limitato di pagine l’esperienza ampia e multiforme che il movimento ha fatto”, nel campo della medicina, “ha oggettivamente rappresentato un’impresa ambiziosa e certo superiore alle nostre conoscenze e possibilità».
In Donne e medicina si troveranno così voci come Aborto, Anticoncezionali, Centri per la salute della donna, CRAC, Consultori, Ginecologia, Maternità, Mestruazioni, Movimenti per la salute della donna in Usa, ospedalizzazione, pillola, ricerca, self-help…, ma, come dicono le compagne che hanno scritto l’introduzione del volume, “non crediamo di aver elaborato un linguaggio in grado di riportare l’esperienza senza scarnificarla. Scegliere le parole, isolarle, e accumularle insieme ad altre, per cercare di dire che cosa abbiamo fatto in questi anni, cosa ci è successo, è stato faticoso e la sensazione che ne deriva è ancora di insoddisfazione e di inadeguatezza…” Cominciare un lavoro di sistematizzazione delle conoscenze e delle teorizzazioni emerse in questi anni di pratiche di movimento significava in qualche modo tentare una vera e propria storicizzazione del nostro lavoro di questi anni, con tutte le conseguenze dell’impresa. Come conciliare, stabilire insomma un corretto rapporto fra “divulgazione” e coscienza femminista (il partire da sé, cioè)? Come fare i conti con una nostra teoria della sessualità oggi per noi così frammentaria, fatta di tanti vissuti, di testimonianze e di tanti momenti di presa di coscienza? A questi problemi ha corrisposto il bisogno di non vedere perdute nel nostro tradizionale patrimonio orale, pratiche e scelte che in questi anni le donne hanno operato e che hanno portato a profonde modificazioni. E forse questo uno dei motivi fondamentali di questo lavoro, dove abbiamo voluto far emergere non una raccolta di dati, bensì dei concetti chiave, non un’enciclopedia, ma un lessico, in cui potessero venir fuori i diversi punti di vista del movimento, da quelli più concreti a quelli più rarefatti, anche se oggi ci rimangono molti punti interrogativi sul prodotto finito, forse proprio perchè il vuoto di omogeneità del movimento delle donne attuale ci rende impossibile individuare l’interlocutore di questo lessico.