creatività

creatività, riscopriamola insieme

luglio 1977

 

Il discorso risulta ‘creatività ‘ e cosparso di trappole, equivoci tentazioni. Alfa parola ‘creatività’ siamo abituate a dare un significato a senso unico: il ‘creatore’ e il ‘ genio ovviamente al maschile al di fuori e al di sopra della realta a noi tamil i are. Soprattutto siamo state abituate ad accettare il concetto di ‘creatività ‘ come estraneo al nostro essere donna come privilegio di un’elite da ammirare e da non mettere in discussione. È proprio questo, invece che bisogna tare: mettere in discussione il concetto corrente di creatività ‘ in un mondo in cui il potenziale creativo dell’umanità e investito nella ‘creazione’ della distruzione (basti pensare  che i 2/3 degli scienziati mondiali sono impegnati nella ricerca militare) cioè in un processo disumanizzante e di segno negativo, anti-uomo quanto anti donna.

 

È questa creatività come espressione del potere dominante delegata ad un’elite e sottratta la stragrande dell’ umanità — quindi alienante anche se non immediatamente distruttiva perché è a senso unico, perche esclude la maggioranza dell’umanità — che noi vogliamo ridiscutere. Questo non può essere che l’inizio di un discorso che è necessario approfondire, con un lavoro collettivo* per riscoprire insieme il significato reale di creatività.

 

Il verbo ‘creare’ ha due significati standard (vedi Zanichelli). Da un lato quello di «dare l’essere procreare» dall’altro quello traaslato di «comporre originalmente opera dell’ ingegno, dar vita a istituzioni sistemi, dottrine teorie nuove». La donna e stata da sempre relegata nella prima forma di creatività quella riproduttiva del dare la vita ‘ togliendole il suo significato e il suo valore e le donne stesse, senza rendersene conto hanno accettato la svalutazione data alla « creazione » materna poiché sono consapevoli che solo la libera scelta può avere un senso creativo mentre attualmente è ben difficile parlare di maternità, se non subita. Nella cultura dominante questa attività «creativa» è slata considerata di secondo ordine, legata alla « natura », storicamente non significativa. Ma come scrive Katc Milieu in «la politica del sesso» «sì può immaginare che, per l’umanità primitiva, prima dello sviluppo della civilizzazionc e delle tecniche (nota: la forma sociale che ha preceduto il patriarcato, indicato dalla Mi lieti come periodo pre-patriarcale) il segno più impressionante della forza creatrice sia stata la nascita dei figli, avvenimento quasi miracoloso e legato per analogia alla crescita della vegetazione terrestre. È possibile che una circostanza, la scoperta della paternità, abbia impresso a queste attitudini un indirizzo radicalmente diverso. Certi indizi tendono a provare che, nella società antica, il culto della fertilità abbia subito ad un certo punto una svolta ^erso il patriarcato, che il molo della femmina abbia perso la sua importanza e che il potere dì dare la vita sia stato attribuito al solo fallo».

 

Potrebbe sembrare sterile revanscismo opporre alla «invidia del pene» che ci hanno attribuito pressoché a tutte una invidia maschile della maternità » ma non e così. Ogni volta che si pongono a confronto due modi di espressione — ad esempio quella dei bianchi e quella dei neri — e che si considera valida solo una (nel caso di quella dei bianchi) si può parlare di oppressione e di razzismo. Dare un valore unicamente alla creatività culturale negando valore a quella biologica, anzi considerandolo un non valore, e parimenti un atto di razzismo e di oppressione. Se si considera inoltre ebe la creatività » quella dell’invenzione dell’opera d’arte, del proporre istituzioni dottrine nuove ecc. (vedi Zanichelli) e stata all’interno del mondo maschile privilegio di una Élite, diventando uno strumento di esclusione nei confronti della maggior parte degli esseri umani, le sì dà il suo giusto valore di potere in rutta la sua logica disumanizzante. Questa creatività e diventata un processo di produzione di ‘ prodotti ‘ a cui partecipano solo gli addetti ai lavori, cioè i «creatori». Siamo quindi coscienti della necessità di rimettere in discussione questo concetto per duemotivi: perche emargina la maggior parte degli esseri umani e si fa cosi strumento di potere e di esclusione (le più escluse sono naturalmente le donnei e perchè cosi come è formulato diventa un’ falso ‘valore’ una mistificazione che fa da alibi e giustifica l’ingiustizia sociale.

 

Occorre poi, parai Iclamcnlc a questa dissacrazione del tabù del genio (che non siamo certo le prime a proporre ma che collettivamente si continua a subire) rivalutare altre forme di creatività, quelle sempre disprezzate, cioè le espressioni collettive e ogni forma di espressione quotidiana di creatività, modi di vivere che per la donna devono essere espressioni della propria diversità e non imitazione della cultura maschile e che e stato finora il ricatto cui si sono dosate piegare poche donne quelle che hanno aperto una breccia nella roccaforte della cultura maschile stessa. Questo dovrebbe essere robicttivo ma oggi come oggi non possiamo dimenticare che viviamo in una società che di fatto nega la creatività per la maggioranza degli esseri umani, e che glielo impedisce.

 

Come può essere ‘creativa’ una donna che lavora otto ore in ufficio e ha poi casa e bambini dì cui occuparsi? Come può essere creativa una operaia, un operaio dopo la catena dì montaggio? Giustamente una donna della Casilina, una delle più infami borgate romane diceva: «il mio ingegno io lo devo occupare per vedere come arrivare alla fine del mese».

 

In una società basata sullo spreco — non solo di quelle naturali, ma di quelle umane — non c’e da stupirsi ebe il potenziale creativo degli esseri umani vada perduto, venga distorto, o venga mistificato. La recente serie di giornali femminili che vogliono concedere alla donna una «creatività» peculiare fatta di trine e di uncinetti e uno degli esempi più lampanti di questa mistificazione, poiché la creatività proposta tende a confinare sempre più la donna nella sua casa, offrendole ricette calate dall’alto, rituali tranquillanti e svuotati di senso poiché svuotati di utilità, che ottundono la coscienza anziché liberarla. Cosi come abbiamo avuto una falsa liberazione sessuale ci offrono ora una « creatività » come ‘ spazio di gioco ” concesso dal sistema per disinnescare le nuove esigenze femminili della loro rivoluzionaria.