aborto
tua figlia quindicenne è incinta…
il perbenismo e l’ipocrisia del Parlamento hanno considerato le minorenni bisognose d tutela come delle minus habens. In quale Parlamento, in quali partiti crederanno quando a 18 anni voteranno? Perchè a 16 anni puoi fare un contratto di lavoro, sei perseguibile penalmente, ma non puoi autodeterminare il tuo aborto?
18 maggio 1978. In Senato viene approvata la legge che regolamenta l’aborto. Ora avremo l’aborto assistito, avremo l’aborto gratuito, siamo il Paese, in tutta l’Europa, con la legge più avanzata, le donne hanno vinto. Belle parole. Ora dobbiamo dimostrare la nostra vittoria. Abbiamo vinto, sì, la bieca e bigotta resistenza di chi ci vuole male, abbiamo battuto gli intrallazzi politici. Ma per noi non è finita. Una nuova battaglia ci attende. Vigilare. Affinché la legge sia applicata. Aiutare quelle donne che si sentiranno deboli e indifese di fronte agli ostacoli, duri, che si incontreranno. Sostenere, nei limiti delle nostre possibilità, le minorenni.
Sono andata in questi giorni all’uscita di scuola di alcuni licei romani, per sentire la loro, le under 18, il parere su questa legge. Cecilia, 15 anni, liceo artistico: «Non è male. Come legge uno si aspettava anche di peggio… molto meglio di come si poteva pensare», Se ti capitasse il guaio di restare incinta, come te la caveresti? Parleresti con i tuoi genitori?
Era questo che volevo sapere, ero andata quindi per sentire. Ma mi sono trovata immersa, in un altro problema, triste e stranamente ancora esistente, il diverbio madre-figlia. Dico tristemente ancora esistente perché, tutto sommato una aveva sperato che con il femminismo, questi rapporti sarebbero migliorati. Che un legame affettivo e di solidarietà sarebbe sopraggiunto. Ma, invece no, a sentir loro le under 18, sono addirittura peggiorati, e forse diranno la stessa cosa anche le madri. E parlo solo di madri, perché i padri non sono stati neanche nominati (o quasi). «Come si comporterebbe mio padre?, dice Laura, e che ne so? In quindici anni non mi ha mai detto buongiorno una volta!». E Alessandra: «Ricorrere a mio padre? Sì, mi farebbe abortire di botte». Luciana: «A mio padre? Con lui è un discorso chiuso». Cecilia ha il padre in un’altra città: «Sarebbe bello avere una famiglia di un certo tipo, e potere approfittare di una legge che in fin dei conti ti dà l’assistenza necessaria e gratuita. Ma qual è la minorenne che ha una famiglia disposta e pronta a accettare l’aborto, ma soprattutto quello che c’è dietro e cioè ‘ il ‘fatto che una minorenne ha potuto scopare…». Sono le stesse madri, assicurano tutte, che si agitano in catastrofiche visione omosessuali se pensano che i figli maschi non scopano. Ma siamo davanti a un liceo di una zona «bene» della città, dove vanno a scuola figli di gente colta e evoluta. «Sono colti è vero, dicono, ma non è vero che una ragazza che deve abortire, va dalla mamma, e trova tutti questi genitori democratici. Trovare un’apertura nei genitori? Manco pe’ niente!». Francesca: «È una cosa mia, i genitori non c’entrano affatto». Carla: «Forse un dialogo con loro, al limite, ce l’ho anche, ma non glielo direi mai». Giuseppina: «L’aborto, anche se non è più clandestino, per i genitori si deve tenere ancora clandestino». Amalia: «Potrei anche dirlo a mia madre… buttandolo sul patetico!!». Marisa: «Io anche, però che tragedia sarebbe, mia madre mi trasmetterebbe i suoi terrori, le sue angosce, i suoi problemi». Carla: «I miei genitori sono per l’aborto, ma non per me. Se mi facessero abortire, mi tratterebbero a vita come una battona». Laura: «Io non potrei mai dirlo, non mi farebbe abortire, è troppo cattolica e moralista, mi curerebbe lei il figlio, ne abbiamo già parlato». Fulvia: «Abortirei clandestinamente piuttosto che dirlo a mia madre». Maria Grazia: «A me dà fastidio tutto dell’atteggiamento dei genitori, perché gli dobbiamo rendere conto di tutto? Io i miei genitori è come se non li conoscessi, quindi mi rivolgerei a qualche compagna». Luciana e Marisa insistono sulla necessità di affrontare prima di tutto l’argomento «anticoncezionali», quali che siano, sia pure preservativi, ma è importante saperle queste cose, e bene. Alessandra: «È una cosa che riguarda solo me». Così dice anche Cecilia : «Non c’entra la maggiore età, questa è una cosa propria, una ci può rimettere anche la vita, a dodici anni». Ma le vostre madri conoscono la vostra disperazione?
Isabella: «I miei rapporti con lei sono pessimi, peggiorati, non dialogo con lei». Carla: «Con mia madre e con mio padre non c’è nessun tipo di rapporto». Laura: «Con mia madre non esiste dialogo. Sul femminismo per esempio; ogni tanto dice che siamo tutte puttane».
Maria Grazia: «Io qualche volta ho chiesto a mia madre di venire al collettivo con me, ma dice sempre che ha da fare. Sarà la verità? Ma ora non parlo più, sono successi troppi scazzi». La voce di Barbara che dice: «Io lo direi, perché^ io sto bene con mia madre, ho una sorella,, siamo tre donne, ci capiamo», è isolata, è commovente, ‘è riconciliante, ma non basta.