150 ore di auto-coscienza!
l’argomento più difficile da affrontare e quello della sessualità pur essendo riconosciuto come momento fondamentale dell’oppressione femminile e strettamente legato a tutta la tematica della salute.
sono ormai tre anni che si tengono i corsi delle 150 ore sia a livello della scuola dell’obbligo che sotto forma di seminari monografici. Questi corsi sono stati un momento importantissimo di aggregazione di donne, operaie e impiegate. I temi trattati {la condizione femminile in generale e la salute) si sono rivelati di grande interesse anche per quelle donne che il sindacato non riusciva a coinvolgere nelle assemblee e a volte nemmeno nelle lotte rivendicative. Grandi protagoniste di questa esperienza sono state poi le casalinghe che hanno scoperto molte loro potenzialità e acquisito maggior stima di se stesse e anche tanta voglia di conoscere e di continuare a riunirsi fuori delle loro case-prigioni. Quest’anno i corsi sono stati circa una cinquantina nelle principali città d’Italia e il tema assolutamente prevalente è quello della salute fisica e psichica della donna. Il metodo usato è quasi sempre l’autocoscienza: ognuna cerca di raccontare come ha vissuto i vari problemi che il corso si propone di affrontare; questo è un primo momento importantissimo di riappropriazione della parola e di presa di coscienza di sé attraverso il confronto tra varie esperienze. L’«esperto» (di solito medico-ginecologa) fornisce ulteriori elementi di conoscenza dell’anatomia e della fisiologia femminile e le donne acquisiscono così maggiore conoscenza del loro corpo, si impadroniscono di strumenti per controllare il medico quando ne hanno bisogno.
Questi corsi pongono comunque molti problemi: il tempo a disposizione è insufficiente e non lascia spazio a una presa di coscienza che permetta alle donne di gestire loro stesse il corso, che le renda veramente protagoniste, coscienti della relatività della scienza fornita da libri ed esperti; inoltre ogni tema ne richiama un altro e le cose da dire scoppiano fuori spesso disordinatamente, è difficile approfondire un discorso ed è anche sbagliato mettete argini al fiume di parole liberate. C’è poi il problema degli sbocchi che si possono dare al corso: la presa di coscienza della propria oppressione è estremamente frustrante se non si traduce in una modificazione della propria condizione.
intervista a paola, casalinga, 4S anni, 2 figlie, (non ha licenza media), Ie figlie hanno rispettivamente 12 e 15 anni, vive a Milano
Ha partecipato l’anno scorso a un corso sulla salute della donna, quest’anno si è iscritta ad un nuovo corso che affronta anche più in generale il tema della donna.
Come hai saputo che c’era questo corso?
Il corso è stato organizzato dal collettivo delle donne del quartiere di cui faccio parte. Il collettivo è nato sui problemi della scuola materna, poi ha continuato a riunirsi settimanalmente. Un paio d’anni fa abbiamo organizzato la lettura collettiva dei giornali, l’analisi dei diversi partiti politici, abbiamo imparato come si fanno le statistiche. Poi abbiamo fatto un corso di alfabetizzazione per le donne più emarginate, infine l’anno scorso è stato realizzato un corso sulla salute della donna.
Chi ha partecipato?
C’erano casalinghe e lavoratrici di età diversa.
Come vi siete organizzate?
Abbiamo formato 4 gruppi di 10′ 15 persone ciascuno. Avevamo due insegnanti a disposizione: una per gruppo + 2 gruppi autogestiti. Ogni tanto ci riunivamo in assemblea per discutere. Fissavamo un tema e ognuna ti raccontava le proprie esperienze.
Quali sono stati i temi trattati? Te mestruazioni, gli anticoncezionali, abbiamo anche un po’ toccato il tema della sessualità. Nelle assemblee abbia-ffl0 affrontato l’anatomia dell’apparato genitale.
Hai trovato faticoso questo nuovo metodo?
j^o, perché c’era un bisogno generalizzato di parlare. Io stessa non ero mai riuscita a parlare bene con gli altri, mi viene più facile parlare a me stessa.
Essendo spinta a parlare, hai fatto delle scoperte?
Certamente. Non so se dipende dal fatto che si ha bisogno di parlare, ma succede che, se si è incentivati, se si sente intorno un interesse per le cose che si dicono, si riesce a parlare. Io avevo paura di non essere capace di esprimermi, di essere giudicata,
Hai problemi legati al tuo titolo di studio?
La prima volta che ho parlato in assemblea mi sono arrabbiata contro quelli che dicono che l’istruzione che si trasmette a scuola è inutile, che si può farne a meno: questa affermazione se la può permettere chi il titolo di studio ce l’ha già. Io mi sentivo inferiore, avevo bisogno di imparare una serie di cose. Adesso ho acquisito maggior coraggio di dire agli altri quello che penso. Forse perché ho trovato gli interlocutori giusti.
Chi sono gli interlocutori giusti?
Quelli che ascoltano attentamente, cioè che seguono il tuo pensiero; lo capisci dalle domande che ti fanno e dalle risposte che ti danno.
le partecipanti al corso rispondevano i questa esigenza?
In genere sì, anche se talvolta le giovani si distraevano parlando tra di loro.
Cosa hai imparato nel corso? Adesso ho una maggiore conoscenza di come sono fatta. Più che la descrizione dei miei organi, mi interessano i processi fisiologici. Mi piacerebbe toccare più con mano il funzionamento dei miei organi.
Il tipo di insegnamento nel corso era diverso da quello che avevi conosciuto in Passato?
Si, oggi la scuola non e molto carnate: mia figlia riceve un insegnamento vecchio tradizionale.
All’inizio del corso avevo dubbi che si potesse imparare diversamente.
Come si svolgeva il corso? Si è discusso su chi doveva fare per primo un intervento: l’insegnante o le persone del gruppo. Certe volte iniziava l’insegnante, con una introduzione problematica, altre volte era il gruppo stesso a richiedere un suo intervento. L’insegnante era un medico.
Che rapporto avevate con questo medico?
Non riusciva a comunicarci come aveva vissuto lei personalmente i problemi che sono di tutte ma che ognuno vive in modo diverso. Sembrava che tutto le fosse sempre andato bene e questo ci metteva in crisi e ci bloccava un po’. Poi lei sapeva parlare e le donne risentono della carenza di istruzione. Specialmente le lavoratrici hanno bisogno di appropriarsi di questi strumenti.
Ti sembra di essertene un po’ appropriata?
Ascoltando parlare mi sono resa conto degli errori che facevo io. Non so se si può imparare anche così. Credevo di non saper parlare, poi mi è sembrato di cavarmela abbastanza. Le donne dovrebbero leggere di più.
Hai imparato a scrivere? Non riesco ad ascoltare e scrivere contemporaneamente. Mi piacerebbe imparare a prendere appunti. Così mi rimarrebbe una testimonianza delle discussioni a cui partecipo.
Non hai mai pensato a prendere la licenza media?
Una volta volevo assolutamente averla, ma ora penso che serva soprattutto per fini lavorativi; adesso mi interessa acquisire maggior cultura.
Gli argomenti trattati lo scorso anno ti hanno interessata? Sì, perché anch’io avevo la stessa esperienza da portare, le lezioni erano fatte in modo interessante.
Ci sono difficoltà ad affrontare alcuni temi?
Sì, quando si è parlato di sessualità, c’era una tendenza ad aggirare il problema; non si riusciva ad affrontare bene il rapporto con il proprio compagno, non si riusciva a risalire alle cause, e poi c’era una reticenza a parlare del rapporto con gli uomini in generale: cosa senti quando vedi e pensi a uno, anche se non è tuo marito. Abbiamo avuto problemi a tirar fuori le cose più intime.
Ti sembra importante tirar fuori le ‘ cose più intime?
Sì, se senti il bisogno di aiuto a capire le tue esigenze, te stessa.
Come mai ti sei riscritta a un nuovo corso quest’anno? Che differenza ci sono col primo?
Volevo affrontare gli argomenti lasciati indietro dal vecchio corso. Questa volta ci sono anche lavoratrici della Siemens che hanno ribadito la loro esigenza di avere nozioni tecniche. Questa volta non siamo divise in gruppi e parlano in poche. Quest’anno affrontiamo anche temi più generali leggendo articoli di giornali o capitoli, di libri forniti dall’insegnante che commentiamo assieme e da cui partiamo per discutere su un determinato tema (es. l’origine della famiglia o il rapporto della donna col lavoro).
Oltre all’anatomia e alla fisiologia quest’anno intendiamo discutere della no-cività in fabbrica e in casa, dei rapporti con i figli e di problemi più generali come il rapporto con la religione.
Da quando frequenti questi corsi sei cambiata?
Sì, molto. Ho scoperto che le cose che faccio quotidianamente, i mestieri per intenderci, richiedono una certa abilità (credevo di essere una nullità). Mi sono accorta di essere all’altezza di tante cose che mi credevo precluse. Sapevo di poter riuscire simpatica, ma non lo ammettevo a me stessa (sai che è la prima volta che oso dire questo?) questa cosa gioca nel rapporto con le persone fuori casa.
E rispetto alla famiglia? Sono maturata. Ho imparato a trattare in modo diverso i bambini, prima urlavo molto, adesso uso la mia capacità di parlare.
E rispetto a tuo marito?
Sono più consapevole della mia condizione e sono più capace di fare delle scelte.
La maggior conoscenza di te stessa ti ha creato dei problemi?
No, mi ha resa più forte. Prima pensavo che il livello d’intelligenza fosse legato al grado di istruzione, adesso non lo credo più. Però penso che più c’è istruzione, più si conosce e quindi più si è stimolati a porsi dei problemi e a cercarvi delle risposte.