a quindici anni pro e contro
Questo discorso sull’aborto è stato condotto con dodici ragazze d’età tra i quindici e i sedici anni. Tutte, o quasi tutte, compagne di scuola, amiche che si conoscono fino dall’infanzia, romane, studi privilegiati in scuole dei quartieri residenziali, o straniere, genitori per lo più orientati a dare alle figlie una educazione “liberale”, aggiornata ed attenta. Infine, ragazze le cui famiglie non hanno problemi economici. Semmai (e c’è da dubitarne) in Italia è mai esistita una “borghesia illuminata”, queste ne sarebbero le nipotine. Vale la pena di sentire cosa ne pensano dell’aborto per stabilire fino a che punto il lusso di una “buona educazione” borghese anni settanta possa servire ad una migliore conoscenza della realtà come base di sviluppo di un pensiero non conformista. Vermi restando i limiti di classe di un tale ristrettissimo privilegiato “campione”. Per esempio la minore drammaticità di certi problemi come quello della ragazza madre, la cui situazione, per amara che sia, viene senza dubbio alleggerita dall’assenza di preoccupazione economiche. Effe. Una domanda provocatoria: se l’aborto fosse stato legale in Italia sedici-diciassette anni fa, quante di voi sarebbero nate? Ve lo siete mai chiesto? Giorgia. Bé, gli aborti si facevano anche sedici diciassette anni fa, si sono fatti sempre, clandestini, non credo che se fossero stati legali sarebbero stati più numerosi. Effe. Ma ognuna di voi ha mai pensato che lei stessa avrebbe rischiato di non nascere? Donatella. Io sarei nata lo stesso. Effe. Sei sicura, allora, che ti volevano… Voci. Anche io… Anche io… Donatella. Non volevo dire che sono certa che mi volevano, ma che mia madre non è tipa da abortire… per ragioni moralistiche. Serena. Io sono convinta che non avrebbe abortito in quel determinato momento. Perché io sono la prima figlia. Effe. Vorrei sapere da voi quando avete avuto nozione che esiste una realtà che si chiama aborto. Voci. Dai fatti di cronaca… Leggendo i giornali, principalmente. Elena. Io invece no. Da mia madre. Me l’ha detto quando avevo circa tredici anni. Mi ha spiegato tutto. E anche l’aborto. Serena. Io ne avevo sentito parlare, poi mia madre ha avuto un aborto, ma spontaneo. Ha avuto un raschiamento e ne abbiamo parlato. Io avevo nove, dieci anni. Ma mi aveva già parlato della nascita e quindi l’ho accettato naturalmente. Effe. La realtà dell’aborto vi fa impressione? E il parto vi impressiona? Elena. Non è questo, dell’impressione… Il fatto è che io non ci ricorrerei personalmente. Capisco invece che altre possano ricorrervi, per la loro situazione. Per cominciare, io non sono in una situazione finanziaria difficile, né ho problemi di incomprensione nella mia famiglia, o di cattiva informazione. Per cui potrei intanto evitarlo prima… Comunque, in sé e per sé non mi fa orrore, perché se si fa nelle prime settimane non è ancora formato il bambino. Serena. A me dà un senso di tristezza: ho pena della ragazza che abortisce, non certamente per quel qualcosache io sono convinta che non è un bambino, non esiste.Ma penso che la ragazza che abortisce, dopo debba stareveramente male. Una può essere spavalda lì per lì… Effe. Se a qualcuna di voi, a questa età ed in questa situazione sociale e familiare in cui è, capitasse di restare incinta, che cosa farebbe? Alzino la mano tutte quelle che abortirebbero. (Cinque su dodici, n.d.r.). Ora, le motivazioni… Giorgia. Io preferirei prima di tutto evitare di restareincinta… però se per un caso non mi riuscisse, abortirei. Anche se non ho preoccupazioni economiche e sono più omeno certa che, anche se abbastanza addolorati, mio padree mia madre mi capirebbero… Effe. Allora perché abortiresti? ,, Giorgia. Ma il punto è anche se io voglio avere un figlio a quindici anni, o no. È questo che conta. Giovanna. Io abortirei non per paura della gente, di essere emarginata. E neanche per paura della mia famiglia che, lo so, non accetterebbe la cosa, ma non mi interessa. Abortirei invece perché credo di non avere quella certa maturità e quella certa preparazione indispensabile per educare un figlio, per vivere, semplicemente, insieme a un figlio. Io stessa non ho le idee chiare su quale debba essere il modo di crescere i figli, su quali siano i modelli giusti. Io ed il bambino soli oggi saremmo due sperduti e sarebbe peggio per lui che per me. Effe. I motivi delle altre tre? Voci. Sono gli stessi. Effe. Sentiamo allora le sette che non abortirebbero. Serena. Se questo bambino fosse il frutto di qualcosa di veramente bello per me, basterebbe questo motivo per non abortire. I miei genitori penso reagirebbero non male, ne abbiamo parlato qualche volta. Potrebbe anche succedere che si lascino andare a delle reazioni immediate negative. Penso però che dopo… le cose si aggiusterebbero. Perciò me lo terrei senz’altro se rappresentasse, una storia d’amore importante. Effe. E se invece non rappresentasse questo? Serena. Ma io penso che è molto difficile per me oggi che mi succeda per distrazione, non amo gli incontri casuali,dovrei ubriacarmi o non so che altro, finora escludo… Comunque se dovesse succedermi in una situazione del genere, allora penso che abortirei… La promessa del bambino si risolverebbe in una pura e semplice seccatura, abortire mi darebbe il senso di pena che dicevo, e via… Però mi succederebbe soltanto se fossi ubriaca o drogata. Elena. Anch’io per prima cosa cercherei di evitare di restare incinta. Se succedesse me lo terrei in ogni caso, perché credo che i miei genitori mi capirebbero abbastanza, e poi io non mi sentirei di abortire, un po’ ho anche paura… Me lo terrei perché considero che avere un bambino sia una cosa molto bella. Giorgia. E una responsabilità abbastanza grande… Elena. Ma se non te la prendi quando sei giovane e sana, quando te la prendi? È una responsabilità grossa, d’accordo, ma io me la prenderei. Effe. Tutte quelle di voi che terrebbero il bambino, chiederebbero al partner una partecipazione in questa scelta, o cercherebbero di fare da sole? Serena. Più che una responsabilità finanziaria, io chiedereiaiuto al mio ragazzo nell’educare il bambino. E siccome ho detto che non credo di potere avere un figlio se non da qualcuno che stimo, penso che collaborerebbe con me. Elena. Io credo che il mio compito sarebbe facilitato dalla partecipazione del padre del bambino. Giorgia. Io volevo raccontare solo un fatto, magari per toglierci un pò di illusioni. Una nostra amica aveva un ragazzo, è rimasta incinta e, di colpo, lui prima è scomparso, poi ha negato tutto, e lei è rimasta con questo bambino, tra l’altro non poteva più abortire perché se ne è accorta che era già al quarto mese… Così lei per orgoglio non gli ha neanche più telefonato, neppure quando il bambino è nato… per fortuna ha dei genitori molto comprensivi e senza grossi problemi economici. Serena. Sì, ma io ho visto come è cambiata, questa ragazza, è intristita. È brutto trovarsi davanti a un uomo che ti dice, come in questo caso: ti dò i soldi che vuoi ma io il figlio non lo riconosco… Questo quando lei lo ha messo alle strette, perché prima lui negava tutto. L’ha pure sputtanata in giro, lui. Effe. Ragionando dell’aborto come abbiamo fatto finora,tutte voi avete detto che è meglio prevenire, giustamente… Voi che età avete in media? Voci. Quindici, sedici anni. Effe. Allora, si è mai discorso, a casa vostra, della pillola? Voci. Mai, mai. Effe. Vorrei che parlasse una di quelle che hanno detto“mai”. Donatella. Perché i miei genitori sono fatti così. Loro pensano che mi sposerò in chiesa, con l’abito bianco e versine, e quindi che non c’è problema. Loro lo pensano, ma io non ho nessuna di queste idee. Effe. Ma hai cercato di farglielo capire che tu hai idee diverse? Donatella. Ormai con i miei genitori non ci parlo più. Effe. Tutte quelle che non hanno saputo niente, in forma ufficiale, dai genitori, in materia di anticoncezionali, come si comportano? Serena. Tutte si comportano alla stessa maniera, almeno nel nostro ambiente. Sia quelle che parlano con i genitori sia quelle che non parlano. E cioè ci informiamo tra di noi. Giorgia. Io forse ho un’esperienza un pò particolare perché a casa mia fin da piccolissima, diciamo, da quando avevo undici anni, mia madre mi forniva tutte le indicazioni in materia e io le discutevo con amici e amiche della mia età. Mi ricordo che feci un grosso colpo su di loro il giorno che, oltre agli altri tipi di anticoncezionali, che ormai già conoscevamo, gli diedi notizie anche della spirale. Serena. Una nostra amica, però un pò più grande di noi, ha diciassette anni, è andata alla Clinica dell’Università, dove c’è il centro di pianificazione delle nascite, si è fatta fare tutte le analisi, ha speso settemila lire e da allora usa la pillola. Non era sposata, doveva fare un viaggio con degli amici… Io pensò che sia il comportamento giusto. Se una decide di avere dei rapporti sessuali, fa così… Effe. Mi meraviglio che non le abbiano chiesto né la data di nascita, perché mi avete detto che ha diciassette anni, né il certificato di matrimonio. Se le cose andassero sempre così, se in tutta l’Italia esistessero questi centri, certo che il problema sarebbe risolto. Comunque, quando avete cominciato a preoccuparvi di essere bene informate sugli anticoncezionali, a che età? Cioè non a porvi il problema in astratto, come informazione, che Giorgia ci ha detto di avere cominciato ad ottenerla già ad undici anni, ma a porvi il problema in concreto in relazione agli eventuali rischi di un rapporto con un partner… Voci. Io non ancora, in concreto, neanche io, non sono in una situazione per cui devo preoccuparmene, noi ne parliamo molto teoricamente… Giorgia. Mia madre ha fatto un’ intervento che lei considerava di emergenza. Quando, come dice lei, ero molto innamorata di un ragazzo, che veniva sempre in casa, un giorno lei è entrata nella mia camera, con una scatolina ai pillole, l’ha posata sul tavolo e ci ha detto: — Possono servirvi. È un’intrusione che non ci è piaciuta affatto, tanto che lui le ha risposto: grazie non ci servono. Ma lei ha insistito, entrando in particolari: se volete andare a letto insieme, fatelo qui… Effe. Ma le altre che non hanno genitori così illuminati, come farebbero a procurarsi in pratica le pillole? hanno mai pensato? Come se le procurano? Serena. Al liceo Tasso, in classe di una mia amica, tutte usano la pillola. Adele. E la ricetta? Serena. Se la passano, è tutto un giro. Basta trovarne una. Questo è sbagliato, però, perché soprattutto per le ragazze giovanissime, senza analisi e senza visita medica è pericoloso. Va bene che pigliano le più innocue, le più leggere. Però è sempre meglio fare le analisi. E nel caso in cui debbono fare tutto di nascosto, non possono neanche fare le analisi. Effe. E altri metodi anticoncezionali? Ne conoscete? Cioè, in pratica, sapete come procurarveli? Giorgia. Io ho sentito parlare delle pomate americane che dovrebbero uccidere gli spermatozoi. Però non so fino a che punto facciano effetto. Ci sono anche ragazze che cercano di stare attente, durante il rapporto, ma comunque è rischioso. Effe. E i ragazzi come si comportano? Si informano se usi la pillola, se usi il diaframma, o se ne disinteressano? Voci. I ragazzi schizzano… Effe. Volete dire che non ne parlano affatto, fanno quello che devono fare e via? Voci. Sì, sì… Se ne fregano, non se ne preoccupano affatto. Elena. Questo però è sbagliato. Giorgia. Sono molto liberi. Effe. Liberi, ma a spese vostre. Voglio dire che sarebbero liberi se sentissero la responsabilità del rapporto. Si comportano allora esattamente come i maschi di venti- trent’anni fa, secondo voi? Giorgia. Prima i ragazzi, quelli del tempo di mia madre, erano più rispettosi. Andavano con le puttane e le fidanzate le tenevano in palmo di mano. Adesso dovrebbe essere finita questa distinzione e ci dovrebbe essere lealtà nel rapporto. Serena. Stiamo attente. C’è il rapporto occasionale. Capita una sera e lì per lì non si pone il problema. Il problema penso che se lo pongano i ragazzi che si innamorano e che hanno dei rapporti costanti con la loro ragazza, anche giovani, perché può darsi che a 16 anni una abbia dei rapporti costanti e avendoli penso che se lo ponga. Effe. Ma il maschio, se lo pone pure il problema? Serena. A me non sembra che sia da generalizzare, dicendo che il ragazzo di oggi non si preoccupa e fa quello che deve fare. Io trovo giusto che bisogna ragionarci sopra tutti e due, il ragazzo e la ragazza, chiedersi “lo vuoi fare, se tu te la senti di affrontarlo, se ti senti matura, e se io mi sento maturo”, allora va bene. Giovanna. Secondo me se due ragazzi sono arrivati a un rapporto che va al di là della cotta, e ci arrivano insieme, sia da una parte che dall’altra c’è la volontà di farlo. Non deve essere una cosa programmata. Il fatto che ci si arrivi insieme, significa che tutti e due hanno qualcosa dentro. Elisabetta. Non è questione di dato anagrafico, di età, quando uno si sente, quando hai preso coscienza e lo vuoi fare, lo fai, una si può sentire matura e in grado di farlo a 12 anni. Effe. Il problema secondo noi è un altro. Siete sicure che intorno a voi non si eserciti una pressione proprio in questo senso: chi non lo ha fatto è una stupida, possibile essere ancora vergine a 16 anni… e finisce per essere una ragazza emarginata. Sentite questo tipo di pressione o no? Voci. No. Elena. Non esiste, perché se ne discute, si chiarisce perché una non lo ha fatto, in un dialogo aperto, quindi non c’è una mentalità che spinge in questo senso.